sabato 31 marzo 2012

Versato per molti

Anche per la domenica delle palme vogliamo proseguire con le nostre riflessioni tratte dal volume "Cristo, mia speranza, è risorto!" di Don Giuseppe Turani

Annunciare


Gesù prima di morire in croce e di lasciare la terra dopo la sua risurrezione, volle continuare la sua presenza nel mondo con l'istituzione dell'ultima cena. La Chiesa, voluta da Cristo, ha compreso il valore di quel momento e ha iniziato a riunirsi nel giorno del Signore per ascoltare la Parola e realizzare il comando di Cristo: "fate questo in memoria di me".  [...] L'ultima cena è l'ultima Pasqua di Gesù, il banchetto in cui ci si nutre di lui, si fa memoria della sua passione, ci si inebria del suo Spirito e si riceve la garanzia della gloria futura. Se ogni religione prevede un sacrificio dell'uomo a Dio, il cristianesimo si fonda sul sacrificio di Dio all'uomo[...].
Nell'ultima cena Gesù prende il pane e il vino, non il frumento e l'uva, che sono frutti della terra; in altre parole non i frutti della natura, ma quelli che l'uomo, con la sua storia e la sua cultura, ha raccolto e lavorato. Tutto ciò che fa parte della natura e della vita dell'uomo è assunto nel corpo di Gesù e viene ridonato a noi come cibo.
Gesù spezza il pane per condividerlo. Il dono d'amore diventa capacità di donare, perché uno ama se ha fatto propria l'esperienza di essere amato.
L'Eucarestia di cui ci nutriamo ogni domenica dovrebbe irradiare tanto amore da spezzare ogni odio, rancore, e demolire tutti i muri ideologici e materiali che l'uomo costruisce. L'amore ricevuto, infatti, è provocazione continua che apre al dialogo, alla relazione, alla piena condivisione e alla costruzione di un mondo di pace e di giustizia. In tal senso, l'Eucarestia è un cibo necessario a tutti e in ogni celebrazione tutti dovrebbero comunicarsi alla mensa eucaristica [...].

Celebrare


Celebrare l'Eucarestia è rendere grazie e lode a Dio Padre per il dono di Gesù suo figlio. Rendere grazie è qualcosa di più che benedire.
[...] Parlare di Eucarestia è molto diverso che parlare di Messa. Preghiera eucaristica è il nome proprio, e molto espressivo, di quell'elemento rituale che manifesta la lode per ciò che Dio è in sé: sviluppandosi come un inno di grazie, la preghiera si trasforma in domanda perché quanto il Padre ha operato nel passato trovi la sua attuazione nell'oggi, fino al compimento finale nel regno dei cieli. [...]
La preghiera eucaristica si compone di elementi importanti dal punto di vista della regia liturgica, facendoci entrare in un movimento ascensionale che simboleggia e costituisce il vertice della liturgia. I due attori (termine improprio ma indicativo) principali della preghiera eucaristica sono chi presiede e l'assemblea. [...] La preghiera eucaristica non è una preghiera privata del celebrante - solista, poiché egli prega in nome di tutti e, nel rivolgersi a Dio in Cristo, dialoga con l'assemblea. L'intento è che il testo sia perfettamente compreso, ascoltato e dunque partecipato dall'assemblea stessa. [...] La preghiera eucaristica non è, quindi, un puro atto sacerdotale, inteso in senso strettamente ministeriale, ma un gesto di tutta la Chiesa. In essa ciascuno compie soltanto, ma integralmente, ciò che gli compete, tenuto conto del posto occupato all'interno del popolo di Dio [...]. La forma in cui l'assemblea adempie il suo sacerdozio regale è così articolata: ascolto rispettoso e attento, dialogo con chi presiede, canto delle acclamazioni, posizione del corpo vigile e orante. La partecipazione profonda non avviene se non passa attraverso tutta la persona e le relazioni tra le persone. Sarebbe ingenuo spiritualismo pensare che la sola devozione interiore e solitaria risponda a queste esigenze. La lode e il rendimento di grazie circolano dunque attraverso le parole, il silenzio, i gesti, lo spazio e il tempo della preghiera eucaristica. [...]

Testimoniare


“La religione cattolica ci nutre sulla via della croce, sul cammino dell’imitazione di nostro Signore Gesù, con un cibo mirabile e divino che è nostro pane quotidiano e nostra “vita”nostro pane quotidiano e nostra “vita”. Questo cibo, questo vero “pane quotidiano”, questa “vita” è la santa Eucarestia: Gesù stesso, Dio e uomo, che si consegna totalmente a noi, tal quale egli è ora in cielo, sotto l’apparenza di una piccola ostia. Nella santa comunione, Dio entra in noi corporalmente; noi tocchiamo con la nostra bocca il Corpo di nostro Signore Gesù così come lo toccarono le labbra di Maria, di Giuseppe, della Maddalena; entra in noi così come riposò nel seno di Maria; s’unisce a noi nel più casto dei matrimoni, diventando lo Sposo divino delle nostre anime, donandosi, consegnandosi, abbandonandosi a noi, da possedere e da amare, nel tempo e nell’eternità. L’Eucarestia è Gesù bambino che ci tende le braccia dalla sua mangiatoia per offrirci e per chiedere un bacio; è Gesù che diventa nostro Sposo e che si unisce a noi in un’unione infinitamente casta ed infinitamente stretta, diventando una sola cosa con noi grazie a un miracolo di potenza e d’amore. L’Eucarestia non è soltanto la comunione, il bacio di Gesù, il matrimonio con Gesù: è anche il Tabernacolo e l’Ostensorio, Gesù presente sui nostri altari “per tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli”, vero Emmanuele, vero “Dio con noi”, che si presenta in ogni ora, in tutte le parti della terra, ai nostri sguardi, alla nostra adorazione ed al nostro amore, e che trasforma con questa presenza perpetua la notte della nostra vita in un’illuminazione deliziosa. Quanto la santa Eucarestia deve renderci teneri, buoni verso tutti gli uomini, è ugualmente chiaro: questa lingua che ha toccato Dio, dirà altre cose che parole degne della carità divina? E di qual rispetto la santa Eucarestia ci riempie verso gli altri cristiani? Quale venerazione non dobbiamo avere per tutti quelli che l’hanno ricevuta? Quale carità, quale religioso rispetto, quali cure premurose non dobbiamo avere per queste anime e questi corpi di cristiani in cui Gesù è entrato? L’Eucarestia è Dio con noi, Dio in noi. E’ Dio che si dà perennemente a noi, da amare, adorare, abbracciare e possedere. A Lui gloria, lode, onore e benedizione nei secoli dei secoli.”

Charles de Foucauld

venerdì 30 marzo 2012

Via Crucis del venerdì (parte 4)

Concludiamo oggi la Via Crucis con le stazioni dalla dodicesima alla quattordicesima:


STAZIONE XII: Gesù muore sulla Croce

G. Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la tua croce hai redento il mondo.

Disse Gesù: «Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono fare più nulla» (Luca 12,4).

Riflessione di don Tonino Bello 

Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del Calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia e finalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra.

E vedesti il tuo Figliolo
così afflitto, così solo,
dare l’ultimo respir.

Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor; 
gloria, lode, onor ti canta ogni lingua e ogni cuor.

STAZIONE XIII: Gesù è deposto dalla Croce

G. Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la tua croce hai redento il mondo.

Disse Gesù: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto» (Giovanni 12,24).

Riflessione di Dietrich Bonhoeffer
 
È infinitamente più facile soffrire obbedendo a un comando di altri che non nella piena libertà di una scelta personale. E infinitamente più facile soffrire insieme ad altri che non da soli. E infinitamente più facile soffrire in pubblico e con onore che non in privato e con disonore. E infinitamente più facile soffrire nell’impegno del proprio essere fisico che non sotto la niozione dello Spirito. Cristo ha sofferto in piena libertà, da solo, lontano dagli sguardi degli altri e nell’infamia, nel corpo e nello spirito, e alla stessa stregua hanno sofferto molti cristiani con lui.

Di dolori quali abisso, 
presso, o madre, al Crocifisso, 
voglio piangere con te. .

Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor; 
gloria, lode, onor ti canta ogni lingua e ogni cuor.

STAZIONE XIV: Gesù è deposto dalla Croce

G. Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la tua croce hai redento il mondo.

Disse Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Giovanni 11,25).


Riflessione di Madeleine Delbrêl 

O Dio, tu vivevi, e io non ne sapevo niente. Avevi fatto il mio cuore a tua misura, la mia vita per durare quanto te, ma poiché tu non eri presente, il mondo intero mi pareva piccolo e stupido e il destino degli uomini insulso e cattivo. Quando ho saputo che tu vivevi, ti ho ringraziato di avermi fatto vivere, ti ho ringraziato per la vita del mondo intero.

O Madonna, o Gesù buono,
vi chiediamo il grande dono
dell’eterna gloria in ciel. .

Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor; 
gloria, lode, onor ti canta ogni lingua e ogni cuor.

CONCLUSIONE
Se a te piacesse, Signore, chiederci una sola cosa in tutta la nostra vita, noi ne rimarremmo meravigliati e l’aver compiuto questa sola volta la tua volontà sarebbe “l’avvenimento” del nostro destino...
Noi siamo tutti predestinati all’estasi, tutti chiamati a uscire dai nostri poveri programmi per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani. Noi non siamo mai dei miserabili lasciati a far numero, ma dei felici eletti, chiamati a sapere ciò che vuoi fare, chiamati a sapere ciò che, istante per istante, attendi da noi. Persone che ti sono un poco necessarie, persone i cui gesti ti mancherebbero, se rifiutassero di farli. Il gomitolo di cotone da rammendare, la lettera da scrivere, il bambino da alzare, il marito da rasserenare, la porta da aprire, il microfono da staccare, l’emicrania da sopportare: altrettanti trampolini per l’estasi, altrettanti ponti per passare dalla nostra povera, dalla nostra cattiva volontà alla riva serena del tuo beneplacito. 
 Madeleine Delbrèl

Preghiamo 

Guida: O Signore che hai voluto salvarci con la morte in croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero d’amore, di godere i frutti della redenzione in cielo. Per Cristo nostro Signore.

Tutti: Amen.

Guìda: Il Signore sia con voi.

Tutti: E con il tuo spirito.

Guida: Per il vessillo della santa croce, vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Tutti: Amen.

mercoledì 28 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Roma 1996

Proseguiamo il nostro viaggio alla riscoperta delle GMG del passato rileggendo oggi il messaggio, l'omelia e l'angelus pronunciati dal S.Padre Giovanni Paolo II in occasione della GMG del 1996:


MESSAGGIO
DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA
XI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68).
Carissimi giovani!
1.«Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io» (Rm 1, 11-12).
Le parole dell' apostolo Paolo ai cristiani di Roma riassumono il sentimento con cui mi rivolgo a voi tutti, iniziando l' itinerario di preparazione all' XI Giornata Mondiale della Gioventù.
E' con lo stesso desiderio di incontrarvi, infatti, che idealmente vengo a voi, in ogni angolo del pianeta, là dove affrontate l' intensa, quotidiana avventura della vita: nelle vostre famiglie, nei luoghi dello studio e del lavoro, nelle comunità in cui vi raccogliete per ascoltare la Parola del Signore ed a Lui aprire il cuore nella preghiera.
Il mio sguardo si volge in particolare verso i giovani coinvolti in prima persona nei troppi drammi che ancora lacerano l' umanità: quelli che soffrono per la guerra, le violenze, la fame e la miseria, e che prolungano la sofferenza del Cristo, il quale è vicino con la sua Passione all' uomo oppresso sotto il peso del dolore e dell' ingiustizia.
La Giornata Mondiale della Gioventù, come ormai è consuetudine, si svolgerà nel 1996 all' interno delle comunità diocesane, in attesa del nuovo incontro mondiale che nel 1997 ci porterà a Parigi.
2.Siamo incamminati ormai verso il Grande Giubileo del 2000, un appuntamento che con la Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente ho invitato tutta la Chiesa a preparare mediante la conversione del cuore e della vita.
Anche a voi domando fin d' ora di intraprendere questa preparazione col medesimo spirito ed i medesimi propositi. Vi affido un progetto di azione che, basato sulle parole del Vangelo e in corrispondenza alle tematiche proposte per ogni anno a tutta la Chiesa, costituirà il filo conduttore delle prossime Giornate Mondiali: Anno 1997: «Maestro, dove abiti? Venite e vedrete» (Gv 1, 38-39) Anno 1998: «Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa» (Gv 14, 26) Anno 1999: «Il Padre vi ama» (Gv 16, 27) Anno 2000: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14).
3.A voi, giovani, rivolgo in particolare l' appello a guardare verso la frontiera epocale dell' anno 2000, ricordando che «il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni che, nate in questo secolo, saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo millennio... Se (i giovani) sapranno seguire il cammino che Cristo indica, avranno la gioia di recare il proprio contributo alla sua presenza nel prossimo secolo» (Tertio Millennio adveniente, 58).
Nel cammino di avvicinamento al Grande Giubileo vi accompagni la Costituzione conciliare Gaudium et spes, che intendo riconsegnare a tutti voi, come già ho fatto con i vostri coetanei del continente europeo, a Loreto, nel settembre scorso: è un «documento prezioso e sempre giovane. Rileggetelo attentamente. Vi troverete luce per decifrare la vostra vocazione di uomini e donne, chiamati a vivere, in questo tempo meraviglioso e drammatico insieme, come tessitori di fraternità e costruttori di pace» (Angelus del 10 settembre 1995).
4.«Signore, da chi andremo?». La meta e il traguardo della nostra vita è Lui, il Cristo, che ci attende - ognuno singolarmente e tutti insieme - per guidarci oltre i confini del tempo nell' abbraccio eterno del Dio che ci ama.
Ma se l' eternità è il nostro orizzonte di uomini affamati di Verità e assetati di felicità, la storia è lo scenario del nostro impegno di ogni giorno. La fede ci insegna che il destino dell' uomo è scritto nel cuore e nella mente di Dio, che della storia regge le sorti. Essa ci insegna altresì che il Padre affida alle nostre mani il compito di avviare fin da quaggiù l' edificazione di quel «Regno dei Cieli» che il Figlio è venuto ad annunciare e che troverà il suo pieno compimento alla fine dei tempi.
E' nostro dovere, dunque, vivere dentro la storia, fianco a fianco con i nostri contemporanei, condividendone le ansie e le speranze, perché il cristiano è, e deve essere, pienamente uomo del suo tempo. Egli non evade in un' altra dimensione ignorando i drammi della sua epoca, chiudendo gli occhi e il cuore alle ansie che pervadono l' esistenza. Al contrario, è colui che, pur non essendo «di» questo mondo, «in» questo mondo è immerso ogni giorno, pronto ad accorrere là dove ci sia un fratello da aiutare, una lacrima da asciugare, una richiesta d' aiuto da soddisfare. Su questo saremo giudicati!
5.Ricordandoci l' ammonimento del Maestro: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 35-36), dobbiamo mettere in pratica il «comandamento nuovo» (Gv 13, 34).
Ci opporremo così a quella che sembra oggi la «disfatta della civiltà», per riaffermare con vigore la «civiltà dell' amore» che - unica - può spalancare agli uomini del nostro tempo orizzonti di autentica pace e di duratura giustizia nella legalità e nella solidarietà.
La carità è la strada maestra che ci deve guidare anche al traguardo del Grande Giubileo. Per giungere a quell' appuntamento, bisogna sapersi mettere in discussione, affrontando un rigoroso esame di coscienza, premessa indispensabile di una conversione radicale, in grado di trasformare la vita e di darle un senso autentico, che renda i credenti capaci di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l' anima, con tutta la forza e il prossimo come se stessi (cfr Lc 10, 27).
Confrontando la vostra esistenza quotidiana col Vangelo dell' unico Maestro che ha «parole di vita eterna», sarete in grado di diventare autentici operatori di giustizia, nel solco del comandamento che fa dell' amore la nuova «frontiera» della testimonianza cristiana. Questa è la legge della trasformazione del mondo (cfr Gaudium et spes, 38).
6.Occorre innanzitutto che da voi giovani giunga una testimonianza forte di amore per la vita, dono di Dio; un amore che si deve estendere dall' inizio alla fine di ogni esistenza e deve battersi contro ogni pretesa di fare dell' uomo l' arbitro della vita del fratello, di quello non nato come di quello sulla via del tramonto, dell' handicappato e del debole.
A voi giovani, che naturalmente e istintivamente fate della «voglia di vivere» l' orizzonte dei vostri sogni e l' arcobaleno delle vostre speranze, chiedo di diventare «profeti della vita». Siatelo con le parole e con i gesti, ribellandovi alla civiltà dell' egoismo che spesso considera la persona umana uno strumento anziché un fine, sacrificandone la dignità e i sentimenti in nome del mero profitto; fatelo aiutando concretamente chi ha bisogno di voi e che forse senza il vostro aiuto sarebbe tentato di rassegnarsi alla disperazione.
La vita è un talento (cfr Mt 25, 14-30) affidatoci perché lo trasformiamo e lo moltiplichiamo, facendone dono agli altri. Nessun uomo è un «iceberg» alla deriva nell' oceano della storia; ognuno di noi fa parte di una grande famiglia, all' interno della quale ha un posto da occupare e un ruolo da svolgere. L' egoismo rende sordi e muti, l' amore spalanca gli occhi ed apre il cuore, rende capaci di arrecare quell' originale e insostituibile contributo che, accanto ai mille gesti di tanti fratelli, spesso lontani e sconosciuti, concorre a costituire il mosaico della carità, capace di cambiare le stagioni della storia.
7.«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
Quando, considerando troppo duro il suo linguaggio, molti dei discepoli lo abbandonarono, Gesù domandò ai pochi rimasti: «Forse anche voi volete andarvene?», Pietro rispose: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 67-68). E scelsero di rimanere con Lui. Rimasero perché il Maestro aveva «parole di vita eterna», parole che, mentre promettevano l' eternità, davano senso pieno alla vita.
Ci sono momenti e circostanze in cui bisogna operare scelte decisive per tutta l' esistenza. Viviamo - e voi lo sapete - momenti difficili nei quali è spesso arduo distinguere il bene dal male, i veri dai falsi maestri. Gesù ci ha avvertiti: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ' Sono io' e ' Il tempo è prossimo' : non seguiteli» (Lc 21, 8). Pregate e ascoltate la sua parola; lasciatevi guidare da veri pastori; non cedete mai alle lusinghe ed alle facili illusioni del mondo che poi, assai spesso, si trasformano in tragiche delusioni.
E' nei momenti difficili, nei momenti della prova che si misura la qualità delle scelte. E' dunque in questa stagione non facile che ognuno di voi sarà chiamato al coraggio della decisione. Non esistono scorciatoie verso la felicità e la luce. Ne sono prova i tormenti di quanti, lungo l' arco della storia dell' umanità, si sono posti in faticosa ricerca del senso dell' esistenza, delle risposte ai fondamentali quesiti scritti nel cuore di ogni essere umano.
Voi sapete che questi interrogativi altro non sono se non l' espressione della nostalgia di infinito seminata da Dio stesso dentro ognuno di noi. Allora è con senso del dovere e del sacrificio che dovete camminare lungo le strade della conversione, dell' impegno, della ricerca, del lavoro, del volontariato, del dialogo, del rispetto per tutti, senza arrendervi di fronte ai fallimenti, ben sapendo che la vostra forza è nel Signore, il quale guida con amore i vostri passi, pronto a riaccogliervi come il figliol prodigo (cfr Lc 15, 11-24).
8.Cari giovani, vi ho invitati ad essere «profeti della vita e dell' amore». Vi chiedo anche di essere «profeti della gioia»: il mondo ci deve riconoscere dal fatto che sappiamo comunicare ai nostri contemporanei il segno di una grande speranza già compiuta, quella di Gesù, per noi morto e risorto.
Non dimenticate che «il futuro dell' umanità è riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, 31).
Purificati dalla riconciliazione, frutto dell' amore divino e del vostro pentimento sincero, operando per la giustizia, vivendo in rendimento di grazie a Dio, potrete essere credibili ed efficaci profeti della gioia nel mondo, così spesso cupo e triste. Sarete annunciatori della «pienezza dei tempi», della quale il Grande Giubileo del 2000 richiama l' attualità.
La strada che Gesù vi indica non è comoda; assomiglia piuttosto ad un sentiero che s' inerpica sulla montagna. Non vi perdete d' animo! Quanto più erta è la via tanto più in fretta essa sale verso orizzonti sempre più vasti. Vi guidi Maria, Stella dell' evangelizzazione! Come Lei docili alla volontà del Padre, percorrete le tappe della storia da testimoni maturi e convincenti.
Con Lei e con gli Apostoli sappiate ripetere in ogni istante la professione di fede nella vivificante presenza di Gesù Cristo: «Tu hai parole di vita eterna!».
Dal Vaticano, 26 novembre 1995, Solennità di N. S. Gesù Cristo, Re dell' Universo.



OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
XI Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica delle Palme, 31 marzo 1996

1. "Osanna al Figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore" 
(Antifona d’ingresso).
La Domenica delle Palme, nella quale la Chiesa fa memoria dell’ingresso trionfale di Cristo in Gerusalemme, costituisce come un solenne portale che introduce nella Settimana Santa. Guardando a questo giorno in chiave di spiritualità liturgica, possiamo considerarlo in qualche modo presente in ogni Celebrazione Eucaristica. Come, infatti, a suo tempo costituì la soglia degli eventi della Settimana pasquale di Cristo, così esso rappresenta costantemente la soglia del mistero eucaristico. Anzi, la soglia stessa della Liturgia. Nel momento in cui varchiamo questa soglia, noi ci accostiamo al centro del Mysterium fidei.
Questo Mysterium, "sempre e in ogni luogo" viene celebrato e compiuto da Cristo stesso, mediante il servizio del sacerdote, ministro dell’Eucaristia. Cristo, sommo ed eterno Sacerdote,giunge a Gerusalemme per compiervi il suo unico sacrificio, il sacrificio della Nuova Alleanza: prima, nell’ultima Cena del Giovedì Santo, come sacramento; poi, sul Calvario, come realtà redentrice.
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".
2. La sua venuta è una rivelazione, una rivelazione radicale ed integrale della santità di Dio: "Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus Sabaoth". "Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria... ".
Proprio questa Settimana - che, umanamente parlando, è colma fino all’orlo della sofferenza, dell’umiliazione, della spogliazione, in una parola: della kenosis di Dio - questa Settimana contiene la rivelazione della santità di Dio, culmine della storia del mondo. "Santo, Santo, Santo . . . Osanna nell’alto dei cieli".
Dal fondo dell’umiliazione redentiva di Cristo l’uomo riceve in dono la forza per raggiungere l’apice del proprio essere e del proprio destino. L’"Osanna nell’alto dei cieli" trova in questo giorno e in questa Settimana, che a ragione è detta "Santa", la pienezza del suo significato.
3. Da undici anni nella Domenica delle Palme si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù. In un certo senso, si può dire che "giornata della gioventù" ha cominciato ad esserlo fin dall’inizio, fin dal giorno che oggi commemoriamo, quando i giovani di Gerusalemme andarono incontro a Cristo che entrava in città, mite ed umile, cavalcando un asino, secondo la profezia di Zaccaria (cf. Zc 9, 9). Andarono per salutarlo ed accoglierlo con le parole del salmo: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore . . . " (Sal 117, 26).
Cristo non dimentica. Quanto è avvenuto allora Egli lo ricorda. E anche i giovani ricordano. Cristo è fedele. E anche i giovani sanno essere fedeli verso chi dà loro fiducia.
Ed ecco che i giovani ritornano, di anno in anno, a questo incontro, nato dal loro incontenibile entusiasmo per Gesù e per il Vangelo. È iniziato così un pellegrinaggio che attraversa le diocesi del mondo intero e, ogni due anni, converge in un grande incontro internazionale, costruendo ponti di fraternità e di speranza tra i continenti, i popoli e le culture. È un cammino sempre in atto, come la vita. Come la giovinezza.
Quest’anno - a metà strada, per così dire, tra l’indimenticabile tappa di Manila e quella prevista a Parigi nell’agosto 1997 - l’itinerario del "popolo giovane" torna oggi a far sosta nelle Chiese locali, arricchito anche dall’esperienza del pellegrinaggio europeo alla Santa Casa di Loreto.
4. Carissimi giovani presenti oggi in Piazza San Pietro, a voi il mio speciale saluto! Rivolgo un caloroso benvenuto a quanti sono giunti da lontano, e in particolare ai giovani filippini, che tra poco passeranno la croce della Giornata Mondiale nelle mani degli amici francesi.
Abbracciare in questo giorno la croce, passarla di mano in mano, costituisce un gesto molto eloquente. È come dire: Signore, non vogliamo restare con te solamente nel momento degli "Osanna"; ma, col tuo aiuto, vogliamo accompagnarti nella via della croce come fecero Maria,Madre tua e nostra, e l’apostolo Giovanni. Sì, o Signore, perché "Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68), e noi abbiamo creduto che proprio la tua Croce è parola di vita, di vita eterna!
Carissimi, voi ben sapete che il Signore non illude con falsi miraggi di felicità, ma dice: "Se qualcuno vuol venire dietro di me... prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8, 34). Questo linguaggio è duro, ma è sincero, e contiene la verità fondamentale per la vita: solo l’amore realizza l’uomo e non c’è amore senza sacrificio. Andate, cari giovani, e portate questa parola di vita per le strade del mondo incamminato verso il Terzo Millennio. La Croce di Cristo è la speranza del mondo.
Nella liturgia della Domenica delle Palme, i giovani hanno un ruolo di protagonisti, come "i ragazzi ebrei", che "andavano incontro al Signore portando rami d’ulivo e acclamavano a gran voce: Osanna nell’alto dei cieli" (Antifona della processione).
. . .  Andavano incontro al Signore.
Giovani di Roma e del mondo! Cristo vi chiama: andateGli incontro!

ANGELUS
XI Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica delle Palme, 31 marzo 1996

 
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Sarà ora rinnovato un gesto molto significativo: la consegna della Croce dell’Anno Santo. Igiovani filippini - la cui presenza qui in mezzo a noi ci riporta col pensiero e col cuore al memorabile incontro di Manila, nel gennaio dello scorso anno - affidano la Croce ai loro coetanei francesi, che si preparano ad accogliere a Parigi, nell’agosto 1997, la dodicesima Giornata Mondiale della Gioventù.
La Croce ci conduce spiritualmente al Calvario. Con Maria sostiamo ai piedi di Cristo morente. La Croce ci parla della misericordia di Dio. Lasciarci conquistare da questa misericordia sconfinata che interpella, trasfigura e salva, è la via per accostarci con rispetto e amore al dramma del Figlio di Dio che offre la vita per noi.
Carissimi giovani, sappiate leggere nella Croce la misura dell’amore di Dio: una misura senzamisura! Volgete lo sguardo verso il Crocifisso ed accogliete trepidanti il messaggio che Egli - il solo che ha parole di vita eterna - dirige a ciascuno. Da essa attingete la forza per sorreggere ed alimentare la vostra testimonianza di discepoli e messaggeri del Vangelo.

Dopo l'Angelus
Ai giovani filippini e a tutti i fedeli di lingua inglese
I greet with special joy the group of young people from the Philippines, accompanied by Bishop Rolando Tirona, Auxiliary of Manila. They have brought back to this Square the Holy Year Cross. Together with you I give thanks to the Lord for all the good things that his grace accomplished on the occasion of the World Youth Day celebrated in Manila. When you go back home, take the Pope's affectionate good wishes to all the other young people, and pass on his appeal to them to be generous workers in the new evangelization, so that the Gospel of Jesus Christ may be the light, truth and peace for the men and women of the great continent of Asia. Mabúhay Philipinas!
Ai giovani ed ai pellegrini di espressione linguistica francese
Je salue maintenant la délégation de jeunes des différentes régions de France, conduite par le Cardinal Jean-Marie Lustiger, Archevêque de Paris. Vоus êtes venus à Rome pour recevoir la Croix de l'Année Sainte, qui commence un pèlerinage en terre française jusqu'à la célébration de la prochaine Journée Mondiale des Jeunes, en août 1997. Au cours de la marche vers le troisième millénaire, la rencontre de Paris aura pour thème: « Maître, où demeures-tu? Venez, et vous verrez » (Io. 1, 38-39). Ainsi, nous repartons à la recherche du Seigneur, pour goûter la joie et la force de son amitié, et pour découvrir sa présence dans l'Église et dans nos frères.
Ai ragazzi e alle ragazze di lingua spagnola
Saludo con afecto a todos los jóvenes de lengua española testigos del paso de la Cruz de los jóvenes filipinos a los franceses. Estad, como María, presentes junto a Cristo crucificado, prueba suprema de su amor por nosotros, para que en esta Pascua podáis acoger más intensamente la nueva vida y testimoniarla a los demás.
Il saluto in lingua tedesca
Нerzlich grüße ich auch Euch, liebe Jugendliche aus den Ländern deutscher Sprache, die Ihr zum Weltjugendtag nach Rom gekommen seid. Erkennt im Kreuz des Herrn die unermeßliche Liebe Gottes und seid treue Zeugen dieser Liebe in Eurem Alltag!
Ai giovani e ai pellegrini di espressione linguistica portoghese
Queridos jovens de língua portuguesa, Сristo tem necessidade de vós para anunciar o Evangelho ao mundo. Que o Dia Mundial da Juventude ajude a recordar a necessidade de um empenho missionário audacioso, com a vossa fé e a alegria de servir a Deus, e a intercessão maternal de Maria Santíssima.
Ai pellegrini polacchi
Serdecznie pozdrawiam także młodzleż polską, obecną na placu św. Piotra, oraz tych, którzy słuchają mnie prrzez radio i telewizję. Jesteście wezwani, aby wyjść naprzeciw Chrystusa, Odkupiciela człowieka, bo tylko On « ma słowa życia wiecznego » (Cfr. Io. 6, 68). Jesteście wezwani, aby nieść światu Jego orędzie miłości zawarte w Krzyżu i Zmartwychwstaniu.
Appello per l'immediata liberazione di sette monaci della Trappa sequestrati in Algeria:
In questo tempo di passione del Signore, il nostro pensiero e la nostra preghiera raggiungono i sette monaci della Trappa di "Notre-Dame de l’Atlas" in Algeria, tuttora nelle mani dei rapitori.
Mi appello al senso della fraternità umana, chiedendo l’immediata liberazione di quei religiosi che hanno scelto di restare, quali testimoni dell’Assoluto, in mezzo a una popolazione musulmana con la quale avevano stabilito, da anni, legami di amicizia e di mutuo rispetto.
Possano essi tornare, sani e salvi, nel loro monastero e ritrovare il loro posto tra gli amici algerini! Voglia Dio ispirare tutti i cittadini di quella Nazione, affinché intraprendano senza tardare il cammino di una pace vera, tanto attesa dalla popolazione!

© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 27 marzo 2012

La parola del Papa: Il messaggio per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 

2012
«Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4)

Cari giovani,
sono lieto di rivolgermi nuovamente a voi, in occasione della XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Il ricordo dell’incontro di Madrid, lo scorso agosto, resta ben presente nel mio cuore. E’ stato uno straordinario momento di grazia, nel corso del quale il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti frutti che ha fatto nascere in quelle giornate e che in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i giovani e per le comunità a cui appartengono. Adesso siamo già orientati verso il prossimo appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013, che avrà come tema «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19).
Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato da un’esortazione dellaLettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: «Siate sempre lieti nel Signore!» (4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale della Gioventù facciamo esperienza di una gioia intensa, la gioia della comunione, la gioia di essere cristiani, la gioia della fede. È una delle caratteristiche di questi incontri. E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana.
La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura, quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita di Gesù (cfr Lc 2,10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell’umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto attuale, tanti giovani intorno a voi hanno un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e di speranza! Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia, sulle strade per trovarla, affinché possiate viverla sempre più in profondità ed esserne messaggeri tra coloro che vi circondano.
1. II nostro cuore è fatto per la gioia
L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza. E ciò vale soprattutto per voi, perché la giovinezza è un periodo di continua scoperta della vita, del mondo, degli altri e di se stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in cui si manifestano i grandi desideri di felicità, di amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è mossi da ideali e si concepiscono progetti.
E ogni giorno sono tante le gioie semplici che il Signore ci offre: la gioia di vivere, la gioia di fronte alla bellezza della natura, la gioia di un lavoro ben fatto, la gioia del servizio, la gioia dell’amore sincero e puro. E se guardiamo con attenzione, esistono tanti altri motivi di gioia: i bei momenti della vita familiare, l’amicizia condivisa, la scoperta delle proprie capacità personali e il raggiungimento di buoni risultati, l’apprezzamento da parte degli altri, la possibilità di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di essere utili al prossimo. E poi l’acquisizione di nuove conoscenze mediante gli studi, la scoperta di nuove dimensioni attraverso viaggi e incontri, la possibilità di fare progetti per il futuro. Ma anche l’esperienza di leggere un’opera letteraria, di ammirare un capolavoro dell’arte, di ascoltare e suonare musica o di vedere un film possono produrre in noi delle vere e proprie gioie.
Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia forse un’illusione e una fuga dalla realtà. Sono molti i giovani che si interrogano: è veramente possibile la gioia piena al giorno d’oggi? E questa ricerca percorre varie strade, alcune delle quali si rivelano sbagliate, o perlomeno pericolose. Ma come distinguere le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche nei momenti difficili?
2. Dio è la fonte della vera gioia
In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per riversare su noi questo suo amore, per colmarci della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con un’accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che esista.
Questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi si manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si trova la gioia che cerchiamo. Nel Vangelo vediamo come gli eventi che segnano gli inizi della vita di Gesù siano caratterizzati dalla gioia. Quando l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che sarà madre del Salvatore, inizia con questa parola: «Rallegrati!» (Lc 1,28). Alla nascita di Gesù, l’Angelo del Signore dice ai pastori: «Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). E i Magi che cercavano il bambino, «al vedere la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt 2,10). Il motivo di questa gioia è dunque la vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la vicinanza del Signore, che mi accoglie e mi ama.
E infatti dall’incontro con Gesù nasce sempre una grande gioia interiore. Nei Vangeli lo possiamo vedere in molti episodi. Ricordiamo la visita di Gesù a Zaccheo, un esattore delle tasse disonesto, un peccatore pubblico, al quale Gesù dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua». E Zaccheo, riferisce san Luca, «lo accolse pieno di gioia» (Lc 19,5-6). E’ la gioia dell’incontro con il Signore; è il sentire l’amore di Dio che può trasformare l’intera esistenza e portare salvezza. E Zaccheo decide di cambiare vita e di dare la metà dei suoi beni ai poveri.
Nell’ora della passione di Gesù, questo amore si manifesta in tutta la sua forza. Negli ultimi momenti della sua vita terrena, a cena con i suoi amici, Egli dice: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore... Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9.11). Gesù vuole introdurre i suoi discepoli e ciascuno di noi nella gioia piena, quella che Egli condivide con il Padre, perché l’amore con cui il Padre lo ama sia in noi (cfr. Gv 17,26). La gioia cristiana è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
Narrano i Vangeli che Maria di Magdala e altre donne andarono a visitare la tomba dove Gesù era stato posto dopo la sua morte e ricevettero da un Angelo un annuncio sconvolgente, quello della sua risurrezione. Allora abbandonarono in fretta il sepolcro, annota l’Evangelista, «con timore e gioia grande» e corsero a dare la lieta notizia ai discepoli. E Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!» (Mt 28,8-9). E’ la gioia della salvezza che viene loro offerta: Cristo è il vivente, è Colui che ha vinto il male, il peccato e la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il Risorto, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). Il male non ha l’ultima parola sulla nostra vita, ma la fede in Cristo Salvatore ci dice che l’amore di Dio vince.
Questa gioia profonda è frutto dello Spirito Santo che ci rende figli di Dio, capaci di vivere e di gustare la sua bontà, di rivolgerci a Lui con il termine «Abbà», Padre (cfr Rm 8,15). La gioia è segno della sua presenza e della sua azione in noi.
3. Conservare nel cuore la gioia cristiana
A questo punto ci domandiamo: come ricevere e conservare questo dono della gioia profonda, della gioia spirituale?
Un Salmo ci dice: «Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 37,4). E Gesù spiega che «il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Cari giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza.
Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil 4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della fede», che tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui.
Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa anche accogliere la sua Parola, che è gioia per il cuore. Il profeta Geremia scrive: «Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore» (Ger 15,16). Imparate a leggere e meditare la Sacra Scrittura, vi troverete una risposta alle domande più profonde di verità che albergano nel vostro cuore e nella vostra mente. La Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia, apre alla lode e all’adorazione: «Venite, cantiamo al Signore... adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti» (Sal 95,1.6).
In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane celebrano il Mistero centrale della salvezza: la morte e risurrezione di Cristo. E’ questo un momento fondamentale per il cammino di ogni discepolo del Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo Risorto, ascoltiamo la sua Parola, ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Un Salmo afferma: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!» (Sal 118,24). E nella notte di Pasqua, la Chiesa canta l’Exultet, espressione di gioia per la vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte: «Esulti il coro degli angeli... Gioisca la terra inondata da così grande splendore... e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa!». La gioia cristiana nasce dal sapere di essere amati da un Dio che si è fatto uomo, ha dato la sua vita per noi e ha sconfitto il male e la morte; ed è vivere di amore per lui. Santa Teresa di Gesù Bambino, giovane carmelitana, scriveva: «Gesù, è amarti la mia gioia!» (P 45, 21 gennaio 1897, Op. Compl., pag. 708).
4. La gioia dell’amore
Cari amici, la gioia è intimamente legata all’amore: sono due frutti inseparabili dello Spirito Santo (cfr Gal 5,23). L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore. La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo eco alle parole di Gesù: «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. Dio ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di più». E il Servo di Dio Paolo VI scriveva: «In Dio stesso tutto è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap. Gaudete in Domino, 9 maggio 1975)
Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei dirvi che amare significa costanza, fedeltà, tener fede agli impegni. E questo, in primo luogo, nelle amicizie: i nostri amici si aspettano che siamo sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E lo stesso vale per il lavoro, gli studi e i servizi che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene conducono alla gioia, anche se non sempre questa è immediata.
Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati anche ad essere generosi, a non accontentarci di dare il minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare per i più bisognosi. Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e generosi, che si mettano al servizio del bene comune. Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo. Cercate il modo di contribuire a rendere la società più giusta e umana, là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servizio, e non dalla ricerca del potere, del successo materiale e del denaro.
A proposito di generosità, non posso non menzionare una gioia speciale: quella che si prova rispondendo alla vocazione di donare tutta la propria vita al Signore. Cari giovani, non abbiate paura della chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica, missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli colma di gioia coloro che, dedicandogli la vita in questa prospettiva, rispondono al suo invito a lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro nel matrimonio per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.
Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra vita e nella vita delle vostre comunità la comunione fraterna. C’è uno stretto legame tra la comunione e la gioia. Non è un caso che san Paolo scriva la sua esortazione al plurale: non si rivolge a ciascuno singolarmente, ma afferma: «Siate sempre lieti nel Signore» (Fil 4,4). Soltanto insieme, vivendo la comunione fraterna, possiamo sperimentare questa gioia. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive così la prima comunità cristiana: «spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (At 2,46). Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane possano essere luoghi privilegiati di condivisione, di attenzione e di cura l’uno dell’altro.
5. La gioia della conversione
Cari amici, per vivere la vera gioia occorre anche identificare le tentazioni che la allontanano. La cultura attuale induce spesso a cercare traguardi, realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la fedeltà agli impegni. I messaggi che ricevete spingono ad entrare nella logica del consumo, prospettando felicità artificiali. L’esperienza insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi sono tante persone che, pur avendo beni materiali in abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione, dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere nell’amore e nella verità, a vivere in Dio.
E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi troviamo la strada della vita e della felicità. Anche se a prima vista possono sembrare un insieme di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e preziose regole di vita che conducono a un’esistenza felice, realizzata secondo il progetto di Dio. Quante volte, invece, costatiamo che costruire ignorando Dio e la sua volontà porta delusione, tristezza, senso di sconfitta. L’esperienza del peccato come rifiuto di seguirlo, come offesa alla sua amicizia, porta ombra nel nostro cuore.
Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e l’impegno di fedeltà all’amore del Signore incontra ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che perdona e riaccoglie.
Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione! Esso è il Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo Spirito Santo la luce per saper riconoscere il vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza, serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre le sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella sua gioia: vi sarà gioia nel cielo anche per un solo peccatore che si converte (cfr Lc 15,7).
6. La gioia nelle prove
Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore la domanda se veramente è possibile vivere nella gioia anche in mezzo alle tante prove della vita, specialmente le più dolorose e misteriose, se veramente seguire il Signore, fidarci di Lui dona sempre felicità.
La risposta ci può venire da alcune esperienze di giovani come voi che hanno trovato proprio in Cristo la luce capace di dare forza e speranza, anche in mezzo alle situazioni più difficili. Il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua pur breve esistenza, tra cui una, riguardante la sua vita sentimentale, che lo aveva ferito in modo profondo. Proprio in questa situazione, scriveva alla sorella: «Tu mi domandi se sono allegro; e come non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro... Lo scopo per cui noi siamo stati creati ci addita la via seminata sia pure di molte spine, ma non una triste via: essa è allegria anche attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana, Torino, 14 febbraio 1925). E il beato Giovanni Paolo II, presentandolo come modello, diceva di lui: «era un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava tante difficoltà della sua vita» (Discorso ai giovani, Torino, 13 aprile 1980).
Più vicina a noi, la giovane Chiara Badano (1971-1990), recentemente beatificata, ha sperimentato come il dolore possa essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia. All’età di 18 anni, in un momento in cui il cancro la faceva particolarmente soffrire, Chiara aveva pregato lo Spirito Santo, intercedendo per i giovani del suo Movimento. Oltre alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di illuminare con il suo Spirito tutti quei giovani, di dar loro la sapienza e la luce: «È stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava» (Lettera a Chiara Lubich, Sassello, 20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della sua gioia era la completa fiducia nel Signore e l’accettazione anche della malattia come misteriosa espressione della sua volontà per il bene suo e di tutti. Ripeteva spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io».
Sono due semplici testimonianze tra molte altre che mostrano come il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane. Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la gioia (cfr Col 1,24).
7. Testimoni della gioia
Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad essere missionari della gioia. Non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa. Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo tenere per noi la gioia della fede: perché essa possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla. San Giovanni afferma: «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv 1,3-4).
A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà, che va contro il nostro desiderio di felicità e di gioia. Ma questo non risponde a verità! I cristiani sono uomini e donne veramente felici perché sanno di non essere mai soli, ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo, mostrare al mondo che la fede porta una felicità e una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato, testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la «buona novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio così!
Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa. E riceverete il centuplo: la gioia della salvezza per voi stessi, la gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera nei cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone!» (Mt25,21).
La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino. Ella ha accolto il Signore dentro di sé e l’ha annunciato con un canto di lode e di gioia, il Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,46-47). Maria ha risposto pienamente all’amore di Dio dedicando la sua vita a Lui in un servizio umile e totale. E’ chiamata «causa della nostra letizia» perché ci ha dato Gesù. Che Ella vi introduca in quella gioia che nessuno potrà togliervi!
Dal Vaticano, 15 marzo 2012

BENEDICTUS PP. XVI

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lunedì 26 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Manila 1995

Riviviamo oggi la GMG del 1995 a Manila con il messaggio pronunciato dal S.Padre Giovanni Paolo II in preparazione all'evento, la sua omelia e l'angelus. per poter poi rileggere tutti gli altri interventi vi invitiamo a cliccare qui:


MESSAGGIO
DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA IX E X GIORNATA DELLA GIOVENTU'
«Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21).
Carissimi Giovani!
1. «Pace a voi»! (Gv 20,19). E' il saluto denso di significato con cui il Signore risorto si presenta ai discepoli, timorosi e sconcertati dopo la sua passione.
Con la stessa intensità e profondità di sentimento mi rivolgo ora a voi, mentre ci apprestiamo a celebrare la IX e X Giornata Mondiale della Gioventù. Esse avranno luogo, come è ormai felice consuetudine, la Domenica delle Palme del 1994 e del 1995, mentre il grande incontro internazionale che vede i giovani di tutto il mondo raccolti intorno al Papa è fissato a Manila, capitale delle Filippine, nel gennaio del 1995.
Nei precedenti incontri che hanno segnato il nostro itinerario di riflessione e di preghiera, abbiamo avuto, come i discepoli, la possibilità di «vedere» - che significa anche credere e conoscere, quasi «toccare» (cfr. 1Gv 1,1) - il Signore risorto.
Lo abbiamo «visto» e accolto come maestro ed amico a Roma nel 1984 e 1985, quando abbiamo intrapreso il pellegrinaggio dal centro e cuore della cattolicità per rendere ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15), portando la sua Croce sulle strade del mondo. Gli abbiamo chiesto - con insistenza - di rimanere con noi nel nostro quotidiano cammino.
Lo abbiamo «visto» a Buenos Aires nel 1987 quando, insieme con i giovani di ogni continente, particolarmente dell'America Latina, «abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16) e abbiamo proclamato che la sua rivelazione, come un sole che illumina e riscalda, alimenta la speranza e rinnova la gioia dell'impegno missionario per la costruzione della civiltà dell'amore.
Lo abbiamo «visto» a Santiago de Compostela nel 1989, ove abbiamo scoperto il suo volto e lo abbiamo riconosciuto come via, verità e vita (cfr. Gv 14,6), meditando con l'apostolo Giacomo sulle antiche radici cristiane dell'Europa.
Lo abbiamo «visto» nel 1991 a Czestochowa, quando - abbattute le barriere - tutti insieme, giovani dell'Est e dell'Ovest, sotto lo sguardo premuroso della Madre celeste, abbiamo proclamato la paternità di Dio per mezzo dello Spirito e ci siamo riconosciuti - in Lui - fratelli: «Avete ricevuto uno spirito da figli» (Rm 8,15).
Lo abbiamo «visto» ancora recentemente a Denver, nel cuore degli Stati Uniti d'America, dove lo abbiamo ricercato sul volto dell'uomo contemporaneo in un contesto sostanzialmente differente dalle precedenti tappe, ma non meno esaltante per la profondità dei contenuti, sperimentando e gustando il dono della vita in abbondanza: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
Mentre custodiamo negli occhi e nel cuore lo spettacolo meraviglioso e indimenticabile di quel grande incontro tra le Montagne Rocciose, il nostro pellegrinaggio riprende e fa tappa questa volta a Manila, nel vasto continente asiatico, crocevia della X Giornata Mondiale della Gioventù.
Il desiderio di «vedere il Signore» abita sempre il cuore dell'uomo (cfr. Gv 12,21) e lo sospinge incessantemente a ricercare il suo Volto. Anche noi, mettendoci in cammino, diamo espressione a questa nostalgia e, con il pellegrino di Sion, ripetiamo: «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 27,8).
Il Figlio di Dio ci viene incontro, ci accoglie e si manifesta a noi, ci ripete quanto disse ai discepoli la sera di Pasqua: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21).
Ancora una volta, a convocare i giovani di tutto il mondo è Gesù Cristo, centro della nostra vita, radice della nostra fede, ragione della nostra speranza, sorgente della nostra carità.
Chiamati da Lui, i giovani di ogni angolo del pianeta si interrogano sul proprio impegno per la «nuova evangelizzazione», nel solco della missione affidata agli Apostoli ed alla quale ogni cristiano, in ragione del suo Battesimo e della sua appartenenza alla Comunità ecclesiale, è chiamato a partecipare.
2. La vocazione e l'impegno missionario della Chiesa scaturiscono dal mistero centrale della nostra fede: la Pasqua. E' infatti «la sera di quello stesso giorno» che Gesù appare ai discepoli, barricati dietro le porte chiuse «per timore dei Giudei» (Gv 20,19).
Dopo aver dato prova del suo amore senza confini abbracciando la Croce e offrendo se stesso in sacrificio di redenzione per tutti gli uomini - l'aveva pur detto: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13) - il divino Maestro torna tra i suoi, tra coloro che più intensamente ha amato e coi quali ha trascorso la vita terrena.
E' un incontro straordinario, nel quale i cuori si aprono alla felicità della ritrovata presenza di Cristo, dopo gli eventi della sua tragica passione e della sua gloriosa risurrezione. I discepoli «gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20).
Incontrarlo all'indomani della risurrezione, significò per gli apostoli toccare con mano che il suo messaggio non era menzognero, che le sue promesse non erano scritte sulla sabbia. Lui, vivo e sfolgorante di gloria, costituisce la prova dell'onnipotente amore di Dio, che cambia radicalmente il corso della storia e delle nostre singole esistenze.
L'incontro con Gesù è pertanto evento che dà senso all'esistenza dell'uomo e la sconvolge, aprendo lo spirito ad orizzonti di autentica libertà.
Anche questo nostro tempo si colloca «all'indomani della Risurrezione». E' «il momento favorevole», «il giorno della salvezza» (2Cor 6,2).
Il Risorto torna fra noi con la pienezza della gioia e con sovrabbondante ricchezza di vita. La speranza si fa certezza, perché se Egli ha vinto la morte, anche noi possiamo sperare di trionfare un giorno nella pienezza dei tempi, nella stagione della definitiva contemplazione di Dio.
3. Ma l'incontro con il Signore risorto non rispecchia soltanto un momento di gioia individuale. E' piuttosto l'occasione nella quale si manifesta in tutta la sua ampiezza la chiamata che attende ogni essere umano. Forti della fede nel Cristo risorto, siamo tutti invitati a spalancare le porte della vita, senza paure né incertezze, per accogliere la Parola che è Via, Verità e Vita (cfr. Gv 14,6), e gridarla coraggiosamente al mondo intero.
La salvezza, che ci è stata offerta, è un dono da non tenere gelosamente nascosto. E' come la luce del sole, che per sua natura squarcia le tenebre; è come l'acqua di limpida sorgente, che sgorga inarrestabile dal cuore della roccia.
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16). Gesù, mandato dal Padre all'umanità, comunica ad ogni credente la pienezza della vita (cfr. Gv 10,10), come abbiamo meditato e proclamato in occasione della recente Giornata di Denver.
Il suo Vangelo deve farsi «comunicazione» e missione. La vocazione missionaria chiama in causa ogni cristiano, diventa l'essenza stessa di ogni testimonianza di fede concreta e vitale. Si tratta di una missione che trae la sua origine dal progetto del Padre, disegno d'amore e di salvezza che si attua con la forza dello Spirito senza il quale ogni nostra iniziativa apostolica è destinata all'insuccesso. Proprio per rendere i suoi discepoli capaci di compiere tale missione, Gesù dice loro: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22). Egli trasmette così alla Chiesa la sua stessa missione salvifica, perché il mistero pasquale continui ad essere comunicato ad ogni uomo, in ogni tempo, ad ogni latitudine del pianeta.
Voi, giovani, soprattutto, siete chiamati a farvi missionari di questa Nuova Evangelizzazione, testimoniando quotidianamente la Parola che salva.
4. Voi vivete in prima persona le inquietudini dell'attuale stagione storica, densa di speranze e di incertezze, nella quale può talora essere facile smarrire la strada che porta all'incontro con Cristo.
Molteplici sono, in effetti, le tentazioni dei nostri giorni, le seduzioni che vorrebbero spegnere la voce divina risonante dentro il cuore di ognuno.
All'uomo del nostro secolo, a tutti voi, cari giovani che siete affamati e assetati di verità, la Chiesa si presenta come compagna di viaggio. Essa offre l'eterno messaggio evangelico ed affida un compito apostolico esaltante: essere i protagonisti della Nuova Evangelizzazione.
Fedele custode e interprete del patrimonio di fede trasmessole da Cristo, essa intende dialogare con le nuove generazioni; vuole chinarsi sui loro bisogni ed attese per ricercare, nel dialogo franco e aperto, i sentimenti più opportuni per giungere alle sorgenti della salvezza divina.
Ai giovani la Chiesa affida il compito di gridare al mondo la gioia che scaturisce dall'aver incontrato Cristo. Cari amici, lasciatevi sedurre da Cristo; accogliete il Suo invito e seguitelo. Andate e predicate la buona novella che redime (cfr. Mt 28,19); fatelo con la felicità nel cuore e diventate comunicatori di speranza in un mondo non di rado tentato dalla disperazione, comunicatori di fede in una società che sembra talora rassegnarsi all'incredulità; comunicatori di amore fra avvenimenti quotidiani spesso scanditi dalla logica del più sfrenato egoismo.
5. Per poter imitare i discepoli, i quali, travolti dal soffio dello Spirito, proclamarono senza tentennamenti la propria fede nel Redentore che tutti ama e tutti vuole salvi (cfr. At 2,22-24.32-36), occorre diventare uomini nuovi, abbandonando l'uomo vecchio che ci portiamo dentro e lasciandoci rinnovare in profondità dalla forza dello Spirito del Signore.
Ognuno di voi è mandato nel mondo, specialmente fra i propri coetanei, a comunicare con la testimonianza della vita e delle opere il messaggio evangelico della riconciliazione e della pace: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20).
Questa riconciliazione è anzitutto il destino individuale di ogni cristiano che attinge e continuamente rinnova la propria identità di discepolo del Figlio di Dio nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti, particolarmente della Penitenza e dell'Eucaristia.
Ma è anche il destino dell'intera famiglia umana. Essere oggi missionari nel cuore della nostra società, significa anche utilizzare al meglio i mezzi della comunicazione per tale compito religioso e pastorale.
Divenuti ardenti comunicatori della Parola che salva e testimoni della gioia della Pasqua, sarete anche costruttori di pace in un mondo che questa pace insegue come un'utopia, dimenticando spesso le sue radici profonde. Le radici della pace - voi lo sapete bene - stanno dentro il cuore di ciascuno, se sa aprirsi all'augurio del Redentore risorto: «Pace a voi» (Gv 20,19).
In vista ormai dell'avvento del terzo millennio cristiano, a voi giovani è affidato in modo particolare il compito di diventare comunicatori di speranza ed operatori di pace (cfr. Mt 5,9) in un mondo sempre più bisognoso di testimoni credibili e di annunciatori coerenti. Sappiate parlare al cuore dei vostri coetanei assetati di verità e di felicità, in costante, anche se spesso inconsapevole ricerca di Dio.
6. Carissimi ragazzi e ragazze di tutto il mondo!
Mentre con questo Messaggio si apre ufficialmente il cammino verso la IX e X Giornata Mondiale della Gioventù, desidero rinnovare il mio affettuoso saluto a ciascuno di voi, in particolare a quanti vivono nelle Filippine: nel 1995, infatti, per la prima volta l'Incontro mondiale dei giovani con il Papa si celebrerà nel continente asiatico, ricco di tradizioni e di cultura. Tocca a voi, giovani delle Filippine, preparare questa volta un'accoglienza ai tanti vostri amici del mondo intero. Ecco, la giovane Chiesa dell'Asia è interpellata in maniera speciale perché offra nell'appuntamento di Manila una viva e fervente testimonianza di fede. Auguro ad essa di saper cogliere questo dono che Cristo stesso sta per offrirle.
A voi tutti, giovani di ogni parte del mondo, rivolgo l'invito ad incamminarvi spiritualmente verso le prossime Giornate Mondiali. Accompagnati e guidati dai vostri Pastori, in seno alle parrocchie e alle diocesi, nelle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali, disponetevi ad accogliere i semi di santità e di grazia che il Signore vorrà sicuramente elargire con generosa abbondanza.
Auspico che la celebrazione di queste Giornate possa essere per tutti voi occasione privilegiata di formazione e di crescita nella conoscenza personale e comunitaria di Cristo; possa essere stimolo interiore a consacrarvi nella Chiesa al servizio dei fratelli per costruire la civiltà dell'amore.
Affido a Maria, la Vergine presente nel Cenacolo, la Madre della Chiesa (cfr. At 1,14), la preparazione e lo svolgimento delle prossime Giornate Mondiali: essa ci partecipi il segreto di come accogliere il Figlio suo nella nostra vita per fare quanto Egli ci dirà (cfr. Gv 2,5).
Vi accompagni la mia cordiale e paterna Benedizione.
Dal Vaticano, 21 Novembre 1993, Solennità di N. S. Gesù Cristo, Re dell'Universo.



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA X GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ NEL «RIZAL PARK»
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Manila (Filippine) - Domenica, 15 gennaio 1995

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
1. Stiamo celebrando la Messa del Santo Bambino di Cebu, Gesù Bambino la cui nascita a Betlemme la Chiesa ha appena commemorato a Natale. Betlemme significa l’inizio sulla terra della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre, la missione che è al centro delle nostre riflessioni durante questa Decima Giornata Mondiale della Gioventù. Nella liturgia di oggi troviamo un magnifico commento sul tema della Decima Giornata Mondiale della Gioventù: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
Isaia dice: “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio: sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Is 9, 5). Quel Bambino è venuto dal Padre come il Principe della Pace, e la sua venuta ha portato la luce nel mondo (cf. Gv 1, 5). Il Profeta prosegue: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una gran luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9, 1-2). Il lieto evento che il Profeta ha annunciato ha avuto luogo a Betlemme, l’evento del Natale che i cristiani ovunque celebrano con grande gioia: a Roma, nelle Filippine, in tutti i paesi dell’Asia e in tutto il resto del mondo.
Cari fratelli e sorelle della Chiesa nelle Filippine, cari giovani della Decima Giornata Mondiale della Gioventù tutti qui riuniti di diversi popoli, lingue, culture, continenti e Chiese locali: qual è la gioia più profonda della nostra gioia comune? La sorgente più profonda della nostra gioia è il fatto che il Padre ha mandato il Figlio per salvare il mondo. Il Figlio prende su di sé il peso dei peccati dell’umanità, e in questo modo ci redime e ci guida sul sentiero che conduce all’unione con la Santissima Trinità, con Dio. Questa è la fonte più profonda della nostra gioia, della gioia di tutti noi, ed anche della mia gioia. È la mia gioia ed è la vostra gioia.
2. Quando ripetiamo, nel Salmo Responsoriale: “Sono qui, Signore, mandami”, sentiamo un’eco distante di ciò che il Figlio Eterno ha detto al Padre venendo nel mondo: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10, 7). “Sono qui, Padre, mandami”. Egli è venuto a compiere la volontà del Padre. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per la salvezza degli uomini (cf. Gv 3, 16). A sua volta, il Figlio ha tanto amato il Padre che ha fatto suo l’amore del Padre per l’umanità peccatrice e bisognosa. In questo eterno dialogo tra il Padre e il Figlio, il Figlio ha dichiarato la sua disponibilità a venire nel mondo per ottenere, attraverso la sua Passione e Morte, la redenzione dell’umanità.
Il Vangelo di oggi è un commento su come Gesù viveva quella missione Messianica. Ci mostra che quando Gesù aveva dodici anni, voi siete un pochino più grandi, forse era già consapevole del suo destino. Stanca per la lunga ricerca di suo Figlio, Maria gli dice: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” Ed egli rispose. “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 48-49). Questa consapevolezza si approfondiva e cresceva in Gesù con gli anni, finché emerse in tutta la sua forza quando iniziò la sua predicazione pubblica. Il potere del Padre all’opera in lui fu quindi gradualmente rivelato nelle sue parole e nelle sue opere. Venne rivelato in modo definitivo quando diede se stesso completamente al Padre sulla Croce. Nel Getzemani, la notte precedente la sua Passione, Gesù rinnovò la sua obbedienza: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42). Egli restò fedele a quanto aveva detto a dodici anni: “Devo occuparmi delle cose del Padre mio. Devo fare la sua volontà”. Voi avete più di dodici anni e siete in grado di capirlo meglio. E lo state capendo meglio, perché state cantando.
3. “Sono qui Signore, mandami”. Eccomi, qui, nelle Filippine e dovunque. Con lo sguardo fisso su Cristo ripetiamo questo verso del Salmo Responsoriale come una risposta della Decima Giornata Mondiale della Gioventù a quanto il Signore ha detto agli Apostoli ma ora dice a tutti: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21) rivolto agli apostoli e anche a voi, poiché queste parole di Cristo sono diventate non soltanto il tema, ma anche la forza orientatrice di questo magnifico raduno qui a Manila. Dopo la meditazione e la Veglia di ieri sera, questo Sacrificio Eucaristico “consacra” la nostra risposta al Signore: in unione con lui, in unione eucaristica con lui, tutti insieme rispondiamo: “Mandami!”.
Cosa significa questo? Significa che siamo pronti a fare la nostra parte nella missione del Signore. Ciascun cristiano partecipa alla missione di Cristo in modo unico e personale. Vescovi, sacerdoti e diaconi partecipano alla missione di Cristo attraverso il ministero ordinato. I Religiosi e le Religiose vi partecipano attraverso l’amore sponsale manifestato nello spirito dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. I laici cristiani partecipano alla missione di Cristo: i padri e le madri di famiglia, gli anziani, i giovani e i bambini; le persone semplici e quelle colte; gente che lavora la terra, operai, ingegneri, tecnici, dottori, infermieri e personale sanitario. La missione di Cristo è condivisa dagli insegnanti, da uomini e donne nella professione legale e da quanti servono nella vita pubblica. Gli scrittori, quanti lavorano nel teatro, nel cinema e nei mezzi di comunicazione sociale, artisti, musicisti, scultori e pittori – tutti hanno una parte in questa missione. In questa missione c’è un ruolo per i professori universitari, gli scienziati, gli specialisti in ogni campo, e per quanti operano nel mondo della cultura. Nella missione di Cristo una parte appartiene a voi, cittadini delle Filippine e popoli dell’Estremo Oriente: cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti, indiani; cristiani dell’Australia, della Nuova Zelanda e del Pacifico; cristiani del Medio Oriente, dell’Europa e dell’Africa, delle Americhe. Ogni battezzato ha una parte nella missione Messianica di Gesù Cristo, nella Chiesa e attraverso la Chiesa. E questa partecipazione alla missione della Chiesa costituisce la Chiesa. Questa è la Chiesa: una partecipazione vivente all’unione di Cristo. Capite tutti questo?
4. Nel quattrocentesimo anniversario della sua indipendenza ecclesiastica e della fondazione della propria struttura gerarchica, la Chiesa nelle Filippine è chiamata a un profondo rinnovamento. La direzione di tale rinnovamento è già stata indicata nel Secondo Concilio Plenario delle Filippine, che si è tenuto nel 1991. Quel Sinodo ha sollecitato la comunità cattolica filippina aguardare più pienamente a Cristo e a trovare in lui il proprio modello e la propria ispirazione. Il Sinodo ha esortato i laici a svolgere un ruolo più completo nel servizio ecclesiale alla famiglia umana, che eleva e che libera. Il Documento Finale afferma: “Tutti i fedeli laici sono chiamati a sanare e trasformare la società, per preparare l’ordine temporale alla venuta finale del Regno di Dio” (Documento conciliare, 435). Questo vale per voi, per i giovani delle Filippine. E vale anche per tutti noi: se una parte sta facendo qualcosa nell’ambito della Chiesa, l’intera Chiesa vi partecipa. Vale anche per noi, per me, il Vescovo di Roma, per i Vescovi europei, per i Vescovi africani, per i Vescovi americani e per il grande pellegrinaggio di giovani degli altri Paesi e degli altri Continenti. Vale per noi! Non è un affare privato della Chiesa filippina. È un nostro affare comune. Siamo tutti coinvolti in quello che sta facendo una parte della Chiesa, una Chiesa locale. Res nostra agitur. Capite il latino?
5. Nel contesto di questo impegno di tutto il popolo di Dio, qual è il ruolo dei giovani nel proseguire la missione Messianica di Cristo? Qual è la vostra parte, il vostro ruolo? Abbiamo già meditato su questo punto durante la Giornata Mondiale della Gioventù e soprattutto alla Veglia della notte scorsa. Qualcuno potrebbe dire: “Hanno danzato, hanno cantato, ma hanno meditato!”. È stata una meditazione creativa sul mandato che hanno ricevuto da Cristo. La meditazione può anche essere fatta danzando e cantando, attraverso il divertimento. E ieri è stata una meditazione molto piacevole. Alla fine, dopo questa meditazione, ho potuto dormire. Adesso, dopo aver dormito, vorrei aggiungere una sfida specifica e un appello, che comporta il risanamento di una fonte di immensa frustrazione e sofferenza in molte famiglie in tutto il mondo. I genitori e gli anziani spessosentono di aver perso il contatto con voi, e sono turbati, proprio come Maria e Giuseppe hanno provato angoscia quando si sono accorti che Gesù si era perso a Gerusalemme. Molti genitori anziani si sentono abbandonati per colpa nostra. È vero o no? Dovrebbe non essere vero! Dovrebbe essere diverso! Ma qualche volta è vero. Talvolta siete molto critici nei confronti del mondo degli adulti – ed anch’io ero come voi –, e talvolta loro sono molto critici verso di voi – anche questo è vero –. Non c’è niente di nuovo, e non sempre nella realtà mancano le basi reali. Ma ricordate sempre che dovete ai vostri genitori la vostra vita e la vostra educazione. Ricordate il debito che avete nei confronti dei vostri genitori e il Quarto Comandamento esprime in modo conciso le esigenze di giustizia verso di loro (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2215). Nella maggior parte dei casi hanno provveduto alla vostra istruzione a costo di sacrifici personali. Grazie a loro siete stati introdotti al retaggio culturale e sociale della vostra comunità e del vostro paese, della vostra terra natale. Parlando in generale, i vostri genitori sono stati i vostri primi maestri nella fede. I genitori quindi hanno il diritto di aspettarsi dai propri figli e dalle proprie figlie i frutti maturi dei loro sforzi, proprio come i figli e i giovani hanno il diritto di attendersi dai propri genitori l’amore e la cura che li porteranno ad un sano sviluppo. Tutto questo è il Quarto Comandamento. Il Quarto Comandamento è molto ricco. Vi suggerisco di meditare sul Quarto Comandamento del decalogo di Dio. Vi chiedo di costruire ponti di dialogo e comunicazione con i vostri genitori. Niente splendido isolamento! Comunicazione! Amore! Esercitate un sano influsso sulla società aiutandola ad abbattere le barriere che sono sorte tra le generazioni!
Niente barriere! Niente barriere! Comunione tra le generazioni, tra genitori e figli. Comunione! In questa atmosfera, Gesù può dire “io mando voi”. Tutto comincia nella propria famiglia, quando Gesù dice per la prima volta “io mando voi”. E ai genitori dice “mando il vostro figlio. Mando la vostra figlia. Dico a loro: seguitemi”. Tutto questo esige l’atmosfera giusta, un’immagine completa della vita sociale nelle Filippine e dovunque. Ed è anche questo ambiente spirituale nel quale il nostro mandato si realizza. “Come il Padre ha mandato me – dice Cristo – io mando voi”.
Perché molti giovani pensano di essere liberi essendosi liberati da ogni controllo e da ogni principio di responsabilità? Perché molti di loro pensano che, dato che certi tipi di comportamento vengono socialmente accettati, questi siano di conseguenza moralmente leciti? Essi abusano del meraviglioso dono della sessualità; abusano di bevande e di droga, ritenendo che tale comportamento sia giusto perché alcuni settori della società lo tollerano. Le norme morali oggettive vengono abbandonate dietro uguali pressioni e sotto la diffusa influenza di mode e tendenze pubblicizzate dai media. Milioni di giovani in tutto il mondo stanno cadendo in subdole ma reali forme di schiavitù morale. E voi capite cosa intende Gesù quando dice: “Vi mando ad affrontare questa situazione, tra i vostri fratelli e sorelle, tra gli altri giovani”.
6. Carissimi fratelli e sorelle, costruite le vostre vite sull’unico modello che non vi deluderà. Vi invito ad aprire il Vangelo e a scoprire che Gesù Cristo vuole essere vostro “amico” (cf. Gv 15, 14). Vuole essere vostro “compagno” in ogni tappa sulla via della vita (cf. Lc 24, 13-35). Vuole essere la “via”, il vostro sentiero attraverso le ansietà, i dubbi, le speranze e i sogni di felicità (cf. Gv14, 6). È lui la “verità” che dà significato ai vostri sforzi e alle vostre lotte. Vuole darvi la “vita”, come ha dato nuova vita al giovane di Nain (cf. Lc 7, 11-17), e ha dato un futuro completamente nuovo a Zaccaria, che era morto nello spirito per l’ambizione e l’avidità (cf. Lc 19, 1-10). Lui è la vostra “risurrezione”, la vostra vittoria sul peccato e la morte, la realizzazione del vostro desiderio di vivere per sempre (cf. Gv 11, 25). Per questo lui sarà la vostra “gioia”, la “roccia” su cui la vostra debolezza verrà trasformata in forza e ottimismo. È la nostra salvezza, la nostra speranza, la nostra felicità e la nostra pace. Cristo! Cristo! Cristo! Parlo senza sintetizzare. Peggio, aggiungo delle cose!
Quando Cristo diventa tutto ciò per voi, la Chiesa avrà solidi motivi per sperare nel futuro. Perché da voi dipenderà il Terzo Millennio, che talvolta sembra una meravigliosa nuova epoca per l’umanità ma che solleva anche non poche paure e ansietà. Dico questo come uno che ha vissuto per una gran parte del secolo ventesimo che sta per terminare. In questo secolo sono accaduti molti eventi tristi e distruttivi, ma allo stesso tempo abbiamo vissuto tante cose positive che giustificano la nostra speranza e il nostro ottimismo. Il futuro dipende dalla vostra maturità! La Chiesa guarda al futuro con fiducia quando ascolta dalle vostre labbra la stessa risposta che Gesù ha dato a Maria e a Giuseppe quando lo trovarono nel Tempio: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Ha dato la stessa vostra risposta, la stessa! Lui era più giovane, voi siete più grandi.
7. Cari giovani, la Decima Giornata Mondiale della Gioventù si sta concludendo. Se applaudite, ci sono ancora dei motivi per essere applaudito. Questo è un buon segno che state pensando, riflettendo. E io ammiro la vostra riflessione. Ammiro la grazia di Nostro Signore che dimora nella vostra riflessione, e anche nel vostro applauso. Quindi il Papa non fa soltanto un discorso. Sta portando avanti un dialogo. Parla e ascolta, ascolta e voi parlate. E quello che dite forse è più importante. Ma voi parlate applaudendo! Oggi siamo molto in ritardo. Ma questa giornata non dovrebbe finire. Dovrebbe continuare sempre. È tempo di impegnarci più pienamente a seguire Cristo nell’adempimento della sua missione salvifica. Ogni forma di apostolato e ogni tipo di servizio devono avere la loro sorgente in Cristo. Quando dice: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21), vi rende anche capaci di assolvere a questa missione. In un certo senso si divide con voi. È proprio ciò di cui ha scritto San Paolo: Dio ci ha scelti in Cristo prima dell’inizio del mondo, per essere santi e irreprensibili davanti a lui, per essere pieni di amore; allo stesso modo ci ha predestinati attraverso Cristo Gesù ad essere i suoi figli e le sue figlie adottivi (cf. Ef 1, 4-5). È proprio attraverso la grazia di essere figli adottivi di Dio che siamo in grado di assumerci la missione affidataci da Cristo. Dobbiamo lasciare Luneta Park con una consapevolezza più fiduciosa di questo fatto straordinario!
“Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13, 8). Se accogliete la sua causa e la missione che lui vi affida, allora tutta la famiglia umana, e la Chiesa in ogni parte del mondo, potranno guardare al Terzo Millennio con speranza e fiducia. Cari giovani delle Filippine, dell’Asia, dell’Estremo Oriente e del mondo intero, siate un segno di speranza per la Chiesa, per i vostri paesi e per tutta l’umanità! Siate un segno di speranza! Che la vostra luce si diffonda da Manila a tutti gli angoli più remoti del mondo. Come la “grande luce”, che ha brillato nella notte a Betlemme.Siate figli e figlie della Luce!
Ieri ho detto: “all’inizio, sempre più punti luminosi”. E oggi, tutto luminoso! Molto bello, gente molto bella, giovani molto belli! Prima, lo spagnolo si parlava anche nelle Filippine. Domani, America. Ma soprattutto di lingua filippina, non americana. Lingua comune, lingua cristiana.
8. Caro popolo di Dio delle Filippine, continua, nel potere dello Spirito Santo, a rinnovare la faccia della terra – innanzitutto il tuo mondo, le tue famiglie, le tue comunità e la nazione a cui appartieni e che ami; e il territorio più ampio dell’Asia, verso il quale la Chiesa delle Filippine ha una responsabilità speciale dinanzi al Signore. Voi, giovani filippini, avete una speciale responsabilità davanti al Signore per quanto riguarda l’Asia. E tutti voi, non solo i Filippini (Mabuhay!), avete la stessa responsabilità di fronte al Signore e al resto del mondo, operando attraverso la fede per il rinnovamento di tutta la creazione di Dio (cf. Atti e decreti del PCP II, n. 7).
Questa è la vostra responsabilità, la vostra chiamata, dovunque, in Europa, in Africa, in entrambe le Americhe, in Australia, dovunque!
Dio, che ha iniziato quest’opera in voi, popolo filippino – quattrocento anni fa – per gli altri, molti secoli fa di più o di meno – la porti a compimento nel giorno di Nostro Signore Gesù Cristo (cf. Fil1, 6)! Questa è la mia conclusione e il mio cordiale augurio per tutti voi – conclusione nel giorno del Nostro Signore Gesù Cristo! Gesù Cristo! Gesù Cristo! Amen!

GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Rizal Park di Manila (Filippine)
Domenica, 15 gennaio 1995

Al termine della celebrazione dell’Eucaristia ci rivolgiamo con amore alla Beata Vergine Maria e ci prepariamo a recitare la preghiera dell’Angelus. Maria è il modello di tutti coloro che hanno riposto la loro fede in Dio, fiduciosi che le promesse fatte loro dal Signore sarebbero state mantenute (cf. Lc 1, 45). Prima di morire sulla Croce, Cristo affidò sua madre ai suoi seguaci, affinché fosse anche la loro madre (cf. Gv 19, 27).
Maria, Madre della Chiesa! Maria, Madre della Chiesa dei giovani! Tu stavi pregando nel Cenacolo con i discepoli di tuo Figlio quando lo Spirito Santo discese tra lingue di fuoco. Prega per noi, affinché la fiamma dell’amore di Dio venga ravvivata nei nostri cuori e nei cuori dei giovani ovunque.
Vergine piena di Grazia! Immacolata dal primo momento della tua esistenza, ora partecipi pienamente alla gioia del cielo. Veglia sui giovani qui riuniti e su tutti coloro che sono un tutt’uno con noi nella comunione del Corpo di Cristo. Prega affinché questi giovani accettino con coraggio il compito che Cristo tuo Figlio affida loro quando dice: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
Maria, Regina degli Apostoli! Tu vegli su tutti coloro che tuo figlio manda a essere suoi messaggeri in tutto il mondo. Ispira tutti i giovani, affinché siano testimoni ardenti del messaggio di salvezza del Vangelo. Con il tuo aiuto possano loro condividere con gli altri la nuova vita diffusa dalla Croce di Cristo, la speranza che consola ogni cuore e la forza che consente la vittoria finale sul peccato e sulla morte.
Oggi desidero annunciare che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù verrà celebrata a Parigi, in Francia, nell’estate del 1997.
Maria del Nuovo Avvento! A te affidiamo le preparazioni per questo prossimo gioioso incontro nel cuore dell’Europa.
A te, Santa Madre di Dio, eleviamo ora la nostra preghiera.

Dopo l'Angelus:
Prima di congedarsi dalla straordinaria assemblea della X “Giornata Mondiale della Gioventù”, Giovanni Paolo II ringrazia e saluta, nelle rispettive lingue, tutti i giovani giunti a Manila.
Miei cari amici,
La X Giornata Mondiale della Gioventù sta volgendo al termine, e dobbiamo salutarci fino alla prossima volta. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro: i generosi cittadini di Manila che ci hanno ospitati e assistiti durante questi giorni, la polizia, il dipartimento dei vigili del fuoco, il personale medico, gli operatori della radio e della televisione.
Siamo tutti grati al Cardinale Sin, Arcivescovo di Manila, a tutti i volontari che hanno messo tanto impegno nel favorire questo avvenimento.
Una parola particolare di ringraziamento va rivolta al Cardinale Pironio e al Pontificio Consiglio per i Laici, per tutto ciò che fanno per organizzare le Giornate Mondiali della Gioventù.
Ringrazio il Cardinale Vidal e il Presidente della Conferenza Episcopale, Vescovo Morelos, insieme a tutta la gerarchia filippina, e tutti i Cardinali e Vescovi che sono giunti qui da altre parti del mondo e ce ne sono ancora di più, buon segno!
Desidero anche rivolgere una calorosa parola di ringraziamento al Presidente Ramos e ai membri del Governo, al Sindaco di Manila, ed ai suoi collaboratori. Sono molto, molto grato. Hanno preso a cuore la Giornata Mondiale della Gioventù e sono stati molto gentili e di grande aiuto.
Soprattutto, desidero ringraziare voi giovani, ragazze e ragazzi. Il vostro impegno verso Cristo e la Chiesa è una fonte di speranza per tutti noi, e una sfida ai vostri responsabili e ai vostri Vescovi perché vi siano vicini e operino insieme a voi per ottenere una comunità cristiana migliore e per un mondo migliore.
Adesso cercherò di passare alle diverse lingue, non a tutte le lingue del Forum, ma alla maggior parte delle lingue del Forum.
Saluto in lingua francese:
Que Dieu vous bénisse et qu’il vous garde, alors que vous rentrez chez vous! Transmettez à vos familles et à vos amis mon cordial salut, et dites–leur que j’espère les voir lors de la prochaine Journée mondiale des Jeunes à Paris. Au revoir!
Traduzione italiana del saluto in lingua francese:
Che Dio vi benedica e vegli su di voi mentre ritornate a casa. Portate i miei saluti alle vostre famiglie e ai vostri amici e dite loro che spero di poterli vedere in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi. Arrivederci.
Saluto in lingua spagnola:
A los jóvenes de lengua española, es también mexicana, de España y de América: quiero agradeceros vuestra viva participación en esta Jornada. No podía ser más que muy viva, porque esto pertenece al carácter nacional de los hispano–hablantes, también de los filipinos. Ahora os toca a vosotros llevar el mensaje de Cristo a vuestras casas, a vuestros compañeros de estudios y de trabajo. Permaneced fieles a la palabra que Jesucristo os ha dado y a la palabra que cada uno habéis dado al Señor. Que encontréis siempre luz y alegría en su mensaje de salvación y de vida. ¡Hasta la vista!
Traduzione italiana del saluto in lingua spagnola:
A tutti i giovani di lingua spagnola, anche messicana, provenienti dalla Spagna e dall’America: desidero ringraziarvi per la vostra viva partecipazione a questa Giornata della Gioventù, non poteva essere che molto viva, perché questo fa parte del carattere nazionale delle popolazioni di lingua spagnola, e anche dei Filippini. Ora sta a voi riportare il messaggio di Cristo alle vostre case, ai vostri amici di scuola e di lavoro. Rimanete fedeli alla parola che Gesù Cristo vi ha dato e alla parola che ognuno di voi ha dato al Signore. Possiate sempre trovare luce e gioia nel suo messaggio di salvezza e di vita. Fino alla prossima volta.  
Saluto in lingua italiana:
Cari giovani italiani! Il Signore invia voi oggi perché siate i suoi apostoli in mezzo ai vostri coetanei. Siete eredi di un patrimonio di fede cristiana molto ricco. Impegnatevi affinché la vostra società riscopra il senso della vera fraternità e della solidarietà, il significato del servizio verso il bene comune, il senso dell’amore che diventa dono di sé verso Dio e verso il prossimo. Siate fedeli a Cristo e al Vangelo! Arrivederci a Roma!
Saluto ai giovani tedeschi ed olandesi:
Seid Euch stets der Kraft des Gebetes bewußt. Es verbindet uns mehr und mehr mit Gott und mit unseren Mitmenschen. Beschenkt Euch selst und die anderen durch das Gebet. Auf Wiedersehen. Auf Wiedersehen in Deutschland und in Holland.  
Traduzione italiana del saluto in lingua tedesca:
Siate sempre consapevoli della forza della preghiera. Essa ci lega sempre più a Dio e agli altri uomini. Fate a voi stessi e agli altri il dono della preghiera. Arrivederci, arrivederci in Germania e in Olanda.
Saluto ad un gruppo di giovani irlandesi e provenienti da Sarajevo:
I also greet a group from Ireland.
Among the many messages I have received there is one I wish to mention, from the young people of Sarajevo, who offer their sufferings for the World Youth Day. Let us pray for them. 
Traduzione italiana del saluto pronunciato in lingua inglese:
Ringrazio anche un gruppo proveniente dall’Irlanda. Tra i tanti messaggi che ho ricevuto ce n’è uno che vorrei ricordare, dei giovani di Sarajevo, che offrono le loro sofferenze per la Giornata Mondiale della Gioventù. Preghiamo per loro.
Saluto in lingua polacca:
Trzeba, abyśmy stawali się coraz bardziej wymownym znakiem wolności i prawdy, jakie przynosi Chrystus. Wspierani Jego darami pracujmy odważnie budując społeczeństwo i świat prawdziwej solidarności i pokoju.
Traduzione italiana del saluto pronunciato in lingua polacca:
Cercate di essere testimoni più eloquenti della libertà e della libertà che Cristo dona. Utilizzate con coraggio questi suoi doni per costruire un mondo di vera solidarietà e di pace.
Traduzione italiana del saluto in lingua russa:
Possiate voi essere guidati da una conoscenza sempre più profonda dell’amore di Cristo. Lasciate che il suo amore vi rafforzi, affinché attraverso di voi egli possa raggiungere e illuminare gli altri.
Traduzione italiana del saluto in lingua coreana:
Siamo tutti figli di Dio, fratelli e sorelle nell’unico Signore. Possa la vostra vita di fede accrescere questa consapevolezza non solo in voi stessi, ma anche in tutti coloro che incontrate.
Traduzione italiana del saluto ai giovani del Viet-Nam:
La vittoria della Croce di Cristo ci dimostra che la vita è più potente della morte, la grazia più potente del peccato. Camminate sempre nella luce e nella gloria del Signore Risorto. Vedo che il Papa ha pronunciato bene. È una buona cosa poiché il Segretario accanto a Mons. Stanislaw, Don Vincenzo, vietnamita, era molto preoccupato per la mia pronuncia. Ci contava molto. Non so se sia soddisfatto o no.
Traduzione italiana del saluto in lingua cinese:
Voi avete sentito e avete creduto che Cristo è il Messia, Figlio del Dio vivente. Possa la vostra vita quotidiana professare, nelle parole e nei fatti, la vostra fede in Cristo. I cinesi hanno capito? Spero che il miliardo di persone dia una risposta.
Traduzione italiana del saluto in lingua giapponese:
Gesù è sempre con noi. Possiate voi essere i messaggeri dell’amore e della pace che egli porta nel nostro mondo.
Traduzione italiana del saluto in lingua filippina-tagalog:
E finalmente il filippino, tagalog! Cristo manda voi come lui stesso fu mandato. Vi ringrazio perché ascoltate la sua parola e vi esorto a diventare apostoli del Vangelo e costruttori del Regno di Dio in seno alle vostre famiglie, alle vostre parrocchie, ai vostri gruppi, e in ogni aspetto della vita nelle Filippine. Siate forti nella fede e nell’amore! Mabuhay ang Filipinas! Mabuhay ang Filipinas! Mabuhay ang Filipinas!
Saluto ai giovani provenienti dagli Stati Uniti d'America:
I extend a special greeting to the large group from the United States; in a sense, you are returning the visit we made to Denver for the Eighth World Youth Day. Two years ago, in Denver, we meditated on the newness of "life" which came into the world through Jesus Christ, the Son of God and the Lord of History. This year, here in Manila, we have reflected on how that new life, received in Baptism, demands that we become disciples of Christ, apostles of his Gospel, sharing our faith with others. Two years from now, in 1997, we shall journey together to Paris, France, to continue to reflect on the Lord’s words to us. May the Holy Spirit guide our footsteps to that next stage of our pilgrimage. Au revoir! Until we meet again! It is a continuation. Evviva Denver! Mabuhay Denver! Mabuhay Manila! Mabuhay Paris! Mabuhay!
Traduzione italiana del saluto pronunciato in lingua inglese:
Rivolgo un particolare saluto al grande gruppo di giovani provenienti dagli Stati Uniti; in un certo senso stanno ricambiando la visita che abbiamo fatto loro a Denver, in occasione dell’ottava Giornata Mondiale della Gioventù. Due anni fa, a Denver, abbiamo meditato sulla nuova “vita” che giungeva nel mondo attraverso Gesù Cristo, Figlio di Dio e Signore della Storia. Quest’anno, a Manila, abbiamo riflettuto su come questa nuova vita, ricevuta al battesimo, esiga che diventiamo discepoli di Cristo, apostoli del suo Vangelo, condividendo la nostra fede con gli altri. È una continuazione. Evviva Denver! Mabuhay Denver! Mabuhay Manila! Mabuhay Paris! Mabuhay! Fra due anni, nel 1997, andremo insieme a Parigi, in Francia, per riflettere sulle parole che Dio ci ha rivolto. Possa lo Spirito Santo guidare i nostri passi fino a quest’altro momento del nostro pellegrinaggio. Arrivederci! Alla prossima volta!

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