sabato 30 giugno 2012

Andate a fate discepoli tutti i popoli (schede di formazione per la GMG)

Segnaliamo ai nostri amici che, a partire dal mese di luglio, saranno disponibili sul sito ufficiale della GMG (www.gmgrio2013.it) delle schede di formazione che vorranno accompagnarci mensilmente in preparazione dell'evento di Rio di luglio 2013. Appena saranno disponibili sul sito sarà nostra premura rigirarvi il link per poterle visualizzare anche dalla nostra pagina. Questa la presentazione ufficiale dell'iniziativa mentre a questa pagina potrete scaricare la mappa del percorso:


Carissime e carissimi,
 
i preparativi per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà a Rio de Janeiro sono ormai avviati.
Qualcuno, speriamo molti, avrà la possibilità di accompagnare il Santo Padre Benedetto XVI in Brasile, altri vivranno la GMG qui in Italia; tutti, sia chi parte, sia chi resta, siamo invitati a prepararci nel miglior modo possibile per non perdere l’occasione di grazia della GMG.
L’esperienza ci dice che il cammino di preparazione è fondamentale per vivere nel miglior modo possibile l’esperienza di ogni evento ed in particolare della GMG.
Per questo motivo abbiamo pensato di raccogliere in una scheda mensile, del materiale che possa aiutare a confezionare un incontro di preparazione con cadenza mensile; la scheda si rivolge ai gruppi diocesani, parrocchiali, associativi, a tutte le realtà giovanili interessate; non si tratta di uno schema già pronto ma di una serie di “ingredienti formativi” che ognuno potrà adattare alla propria situazione.
Il materiale è composto da testi, immagini, links e di filmati, uno per ogni mese.
Il percorso mensile che durerà da luglio 2012 a luglio 2013 è stato concepito tenendo conto sia del tema della GMG “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, sia dello svolgimento dell’Anno della fede e delle indicazioni presenti nel Motu Proprio “Porta Fidei”.
Il messaggio del Papa per la XXVIII GMG, non appena sarà pubblicato, rappresenterà ovviamente uno strumento fondamentale per tutto il cammino di preparazione.
Nello stile dell’“andare” si potrebbe pensare di realizzare alcuni degli appuntamenti mensili in luoghi diversi da quelli consueti: andare nelle parrocchie più lontane, ai confini della diocesi, sfruttare le case religiose, le scuole, i saloni dei municipi, utilizzare spazi “laici”, secondo le opportunità.
Sul sito www.gmgrio2013.it sarà possibile trovare anche uno schema per la preghiera comunitaria del 2° venerdi del mese che accompagna, in tutto il mondo, la preparazione alla GMG.
Da domenica 2 dicembre 2012 sarà attiva una Applicazione utile per un cammino quotidiano personale.
Insieme al Centro Nazionale Vocazioni e con la collaborazione di MissioGiovani è stato preparato un sussidio cartaceo per un percorso vocazionale legato alla GMG; copie del sussidio possono essere ordinate scrivendo a giovani@chiesacattolica.it.
Ci permettiamo di consigliare di progettare già da ora i tempi e i modi per il racconto del “dopo GMG”.
A tutti rivolgiamo un caro augurio di buon cammino, sotto lo sguardo del Cristo Corcovado, della Beata Vergine Maria di Aparecida, dei santi protettori della GMG e dei giovani, dei patroni delle nostre diocesi, parrocchie. Aggregazioni laicali e istituti di vita consacrata.
 
Il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile

venerdì 29 giugno 2012

Conosciamo Rio de Janeiro: il carnevale


Il Carnevale di Rio de Janeiro è sicuramente la più significativa delle espressioni culturali brasiliane, dove si fondono arte, musica e divertimento in 4 giorni di "piacevole follia". Le sfilate si svolgono all'interno del Sambódromo, strada costeggiata da gradinate installate appositamente, dove sfilano le migliori scuole di samba della città.
Il carnevale di Rio offre diversi eventi, tra cui le famose parate delle Escolas de Samba nel Sambodromo di Rio de Janeiro e i popolari "blocos de carnaval" che sfilano praticamente in ogni angolo della città. I più famosi sono:
  • Cordão do bola preta: sfila nel centro della città, è uno dei più tradizionali "bloco de carnaval".
  • Banda de Ipanema: nonostante includa persone di tutte le età, estrazioni sociali e sesso, è oggi il bloco su cui convergono gay, transessuali e drag queen. Attraversa la spiaggia di Ipanema.
  • Suvaco do Cristo: Banda che sfila nel giardino botanico, proprio sotto il braccio della Statua del redentore. Il nome si traduce in "Ascella di Cristo" ed è stato scelto proprio per questo motivo.
  • Bloco das Carmelitas: Banda che prende il nome dal Convento delle Suore Carmelitane delle colline di Santa Tereza, dove il bloco sfila dal 1991.
  • Simpatia é quase amor: Banda storica creata nel 1985.
  • Beija Flor
  • Salgueiro
  • Imperatriz Leopoldina
  • Mangueira

giovedì 28 giugno 2012

mercoledì 27 giugno 2012

L'udienza generale del 27 giugno


UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 27 Giugno 2012

Cari fratelli e sorelle,
La nostra preghiera è fatta, come abbiamo visto nei mercoledì passati, di silenzi e di parola, di canto e di gesti che coinvolgono l’intera persona: dalla bocca alla mente, dal cuore all’intero corpo. E’ una caratteristica che ritroviamo nella preghiera ebraica, specialmente nei Salmi. Oggi vorrei parlare di uno dei canti o inni più antichi della tradizione cristiana, che san Paolo ci presenta in quello che è, in certo modo, il suo testamento spirituale: la Lettera ai Filippesi. Si tratta, infatti, di una Lettera che l’Apostolo detta mentre è in prigione, forse a Roma. Egli sente prossima la morte perché afferma che la sua vita sarà offerta in libagione (cfr Fil 2,17).
Nonostante questa situazione di grave pericolo per la sua incolumità fisica, san Paolo, in tutto lo scritto, esprime la gioia di essere discepolo di Cristo, di potergli andare incontro, fino al punto di vedere il morire non come una perdita, ma come guadagno. Nell’ultimo capitolo della Lettera c’è un forte invito alla gioia, caratteristica fondamentale dell’essere cristiani e del nostro pregare. San Paolo scrive: «Siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). Ma come si può gioire di fronte a una condanna a morte ormai imminente? Da dove o meglio da chi san Paolo trae la serenità, la forza, il coraggio di andare incontro al martirio e all’effusione del sangue?
Troviamo la risposta al centro della Lettera ai Filippesi, in quello che la tradizione cristiana denomina carmen Christo, il canto per Cristo, o più comunemente «inno cristologico»; un canto in cui tutta l’attenzione è centrata sui «sentimenti» di Cristo, cioè sul suo modo di pensare e sul suo atteggiamento concreto e vissuto. Questa preghiera inizia con un’esortazione: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5). Questi sentimenti vengono presentati nei versetti successivi: l’amore, la generosità, l’umiltà, l’obbedienza a Dio, il dono di sé. Si tratta non solo e non semplicemente di seguire l’esempio di Gesù, come una cosa morale, ma di coinvolgere tutta l’esistenza nel suo modo di pensare e di agire. La preghiera deve condurre ad una conoscenza e ad un’unione nell’amore sempre più profonde con il Signore, per poter pensare, agire e amare come Lui, in Lui e per Lui. Esercitare questo, imparare i sentimenti di Gesù, è la via della vita cristiana.
Ora vorrei soffermarmi brevemente su alcuni elementi di questo denso canto, che riassume tutto l’itinerario divino e umano del Figlio di Dio e ingloba tutta la storia umana: dall’essere nella condizione di Dio, all’incarnazione, alla morte di croce e all’esaltazione nella gloria del Padre è implicito anche il comportamento di Adamo, dell'uomo dall'inizio. Questo inno a Cristo parte dal suo essere «en morphe tou Theou», dice il testo greco, cioè dall’essere «nella forma di Dio», o meglio nella condizione di Dio. Gesù, vero Dio e vero uomo, non vive il suo «essere come Dio» per trionfare o per imporre la sua supremazia, non lo considera un possesso, un privilegio, un tesoro geloso. Anzi, «spogliò», svuotò se stesso assumendo, dice il testo greco, la «morphe doulos», la «forma di schiavo», la realtà umana segnata dalla sofferenza, dalla povertà, dalla morte; si è assimilato pienamente agli uomini, tranne che nel peccato, così da comportarsi come servo completamente dedito al servizio degli altri. Al riguardo, Eusebio di Cesarea - IV secolo - afferma: «Ha preso su se stesso le fatiche delle membra che soffrono. Ha fatto sue le nostre umili malattie. Ha sofferto e tribolato per causa nostra: questo in conformità con il suo grande amore per l’umanità» (La dimostrazione evangelica, 10, 1, 22). San Paolo continua delineando il quadro «storico» in cui si è realizzato questo abbassamento di Gesù: «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte» (Fil 2,8). Il Figlio di Dio è diventato veramente uomo e ha compiuto un cammino nella completa obbedienza e fedeltà alla volontà del Padre fino al sacrificio supremo della propria vita. Ancora di più, l’Apostolo specifica «fino alla morte, e a una morte di croce». Sulla croce Gesù Cristo ha raggiunto il massimo grado dell’umiliazione, perché la crocifissione era la pena riservata agli schiavi e non alle persone libere: «mors turpissima crucis», scrive Cicerone (cfr In Verrem, V, 64, 165).
Nella Croce di Cristo l’uomo viene redento e l’esperienza di Adamo è rovesciata: Adamo, creato a immagine e somiglianza di Dio, pretese di essere come Dio con le proprie forze, di mettersi al posto di Dio, e così perse la dignità originaria che gli era stata data. Gesù, invece, era «nella condizione di Dio», ma si è abbassato, si è immerso nella condizione umana, nella totale fedeltà al Padre, per redimere l’Adamo che è in noi e ridare all’uomo la dignità che aveva perduto. I Padri sottolineano che Egli si è fatto obbediente, restituendo alla natura umana, attraverso la sua umanità e obbedienza, quello che era stato perduto per la disobbedienza di Adamo.
Nella preghiera, nel rapporto con Dio, noi apriamo la mente, il cuore, la volontà all’azione dello Spirito Santo per entrare in quella stessa dinamica di vita, come afferma san Cirillo di Alessandria, la cui festa celebriamo oggi: «L’opera dello Spirito cerca di trasformarci per mezzo della grazia nella copia perfetta della sua umiliazione» (Lettera Festale 10, 4). La logica umana, invece, ricerca spesso la realizzazione di se stessi nel potere, nel dominio, nei mezzi potenti. L’uomo continua a voler costruire con le proprie forze la torre di Babele per raggiungere da se stesso l’altezza di Dio, per essere come Dio. L’Incarnazione e la Croce ci ricordano che la piena realizzazione sta nel conformare la propria volontà umana a quella del Padre, nello svuotarsi dal proprio egoismo, per riempirsi dell’amore, della carità di Dio e così diventare veramente capaci di amare gli altri. L'uomo non trova se stesso rimanendo chiuso in sé, affermando se stesso. L'uomo si ritrova solo uscendo da se stesso; solo se usciamo da noi stessi ci ritroviamo. E se Adamo voleva imitare Dio, questo di per sé non è male, ma ha sbagliato nell'idea di Dio. Dio non è uno che vuole solo grandezza. Dio è amore che si dona già nella Trinità, e poi nella creazione. E imitare Dio vuol dire uscire da se stesso, darsi nell'amore.
Nella seconda parte di questo «inno cristologico» della Lettera ai Filippesi, il soggetto cambia; non è più Cristo, ma è Dio Padre. San Paolo sottolinea che è proprio per l’obbedienza alla volontà del Padre che «Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome» (Fil 2,9). Colui che si è profondamente abbassato prendendo la condizione di schiavo, viene esaltato, innalzato sopra ogni cosa dal Padre, che gli dà il nome di «Kyrios», «Signore», la suprema dignità e signoria. Di fronte a questo nome nuovo, infatti, che è il nome stesso di Dio nell’Antico Testamento, «ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore”, a gloria di Dio Padre» (vv. 10-11). Il Gesù che viene esaltato è quello dell’Ultima Cena, che depone le vesti, si cinge di un asciugamano, si china a lavare i piedi agli Apostoli e chiede loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri» (Gv13,12-14). Questo è importante ricordare sempre nella nostra preghiera e nella nostra vita: «l’ascesa a Dio avviene proprio nella discesa dell’umile servizio, nella discesa dell’amore, che è l’essenza di Dio e quindi la forza veramente purificatrice, che rende l’uomo capace di percepire e di vedere Dio» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, p. 120).
L’inno della Lettera ai Filippesi ci offre qui due indicazioni importanti per la nostra preghiera. La prima è l’invocazione «Signore» rivolta a Gesù Cristo, seduto alla destra del Padre: è Lui l’unico Signore della nostra vita, in mezzo ai tanti «dominatori» che la vogliono indirizzare e guidare. Per questo, è necessario avere una scala di valori in cui il primato spetta a Dio, per affermare con san Paolo: «ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore» (Fil 3,8). L’incontro con il Risorto gli ha fatto comprendere che è Lui l’unico tesoro per il quale vale la pena spendere la propria esistenza.
La seconda indicazione è la prostrazione, il «piegarsi di ogni ginocchio» nella terra e nei cieli, che richiama un’espressione del Profeta Isaia, dove indica l’adorazione che tutte le creature devono a Dio (cfr 45,23). La genuflessione davanti al Santissimo Sacramento o il mettersi in ginocchio nella preghiera esprimono proprio l’atteggiamento di adorazione di fronte a Dio, anche con il corpo. Da qui l’importanza di compiere questo gesto non per abitudine e in fretta, ma con profonda consapevolezza. Quando ci inginocchiamo davanti al Signore noi confessiamo la nostra fede in Lui, riconosciamo che è Lui l’unico Signore della nostra vita.
Cari fratelli e sorelle, nella nostra preghiera fissiamo il nostro sguardo sul Crocifisso, sostiamo in adorazione più spesso davanti all’Eucaristia, per far entrare la nostra vita nell’amore di Dio, che si è abbassato con umiltà per elevarci fino a Lui. All’inizio della catechesi ci siamo chiesti come san Paolo potesse gioire di fronte al rischio imminente del martirio e della sua effusione del sangue. Questo è possibile soltanto perché l’Apostolo non ha mai allontanato il suo sguardo da Cristo sino a diventargli conforme nella morte, «nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti» (Fil 3,11). Come san Francesco davanti al crocifisso, diciamo anche noi: Altissimo, glorioso Dio, illumina le tenebre del mio cuore. Dammi una fede retta, speranza certa e carità perfetta, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen (cfr Preghiera davanti al CrocifissoFF [276]).

Saluti:
Je salue les pèlerins francophones, en particulier les groupes venus de Syros en Grèce, et de Haïti, les élèves de la Maison d’Éducation de la Légion d’Honneur, et les jeunes de Carcassonne et de Dijon. Que le Christ soit l’unique trésor et Seigneur de notre vie ! Soyons toujours joyeux en Lui ! Bon pèlerinage à tous !
I offer a warm welcome to the ecumenical delegation of Christian leaders from Korea. I greet the pilgrimage groups from Nigeria, South Africa and Swaziland. My greeting also goes to the many student groups present. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, including those from England, Scotland, Wales, Ireland, Norway, Australia, the Bahamas and the United States of America, I invoke God’s blessings of joy and peace!
Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Lassen wir in uns die Gedanken des heiligen Paulus konkret werden, indem wir auf Christus hinschauen und so hineinwachsen in seine Weise des Seins, des Fühlens, des Denkens und damit von dem Sohn Gottes her das richtige Menschsein erlernen. Euch allen wünsche ich schöne Pilgerschaft in Rom und freudige Erlebnisse der Nähe unseres Herrn. Danke.
Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos de la Arquidiócesis de Los Altos, y de la Diócesis de Zacatecoluca, acompañados por sus Pastores, así como a los provenientes de España, México, Colombia y otros países latinoamericanos. Invito a todos a que fijen en la oración su mirada en el Crucifijo, a detenerse frecuentemente para la adoración eucarística y así entrar en el amor de Dios, que se ha abajado con humildad para elevarnos hacia Él. Muchas gracias.
Amados peregrinos de Teresina e de São João da Madeira e todos os presentes de língua portuguesa, a minha saudação amiga! Possa esta vossa vinda a Roma cumprir-se nas vestes de um verdadeiro peregrino que, sabendo de não possuir ainda o seu Bem maior, se põe a caminho, decidido a encontrá-Lo! Sabei que Deus Se deixa encontrar por quantos assim O procuram; com Ele, a vossa vida não pode deixar de ser feliz. Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção.
Saluto in lingua polacca:
Drodzy polscy pielgrzymi. Zbliża się uroczystość świętych apostołów Piotra i Pawła. W sposób szczególny wspominamy ich w Rzymie, gdzie nauczali, dawali świadectwo i ponieśli męczeństwo w imię Chrystusa. Nawiedzenie ich grobów niech będzie dla wszystkich okazją do umocnienia w wierze, nadziei i miłości. Niech Bóg wam błogosławi.
Traduzione italiana:
Cari pellegrini polacchi. Si avvicina la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. In modo particolare li ricordiamo a Roma, dove hanno insegnato, hanno dato la loro testimonianza e hanno subito il martirio in nome di Cristo. La visita alle loro tombe sia per tutti l’occasione di un consolidamento nella fede, nella speranza e nell’amore. Dio vi benedica!
Saluto in lingua slovacca:
Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Farnosti Šuňava.
Bratia a sestry, pozajtra budeme sláviť slávnosť svätých Petra a Pavla. Nech návšteva ich hrobov upevní vašu lásku ku Kristovej Cirkvi, ktorá je postavená na apoštoloch.
S láskou vás žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalla Parrocchia di Šuňava.
Fratelli e sorelle, dopodomani celebreremo la solennità dei Santi Pietro e Paolo. La visita delle loro tombe approfondisca il vostro amore per la Chiesa di Cristo, fondata sugli apostoli.
Con affetto vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ungherese:
Isten hozta a magyar híveket, különösen is azokat, akik Budapestről és Orosházáról érkeztek. Közeledik Szent Péter és Pál apostolok ünnepe, akikről Rómában különösképpen is megemlékezünk, mert itt tanítottak, tettek tanúságot Krisztusról és szenvedték el érte a vértanúságot.
Szívből adom rátok apostoli áldásomat.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i fedeli di lingua ungherese, specialmente i membri dei gruppi arrivati da Budapest e da Orosháza.
Si avvicina la solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo. In modo particolare li ricordiamo a Roma, dove hanno insegnato, reso testimonianza e subito il martirio in nome di Cristo.
Volentieri vi imparto la mia Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli delle Marche, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Edoardo Menichelli; quelli della parrocchia di San Domenico in Acquaviva delle Fonti, che ricordano un significativo anniversario giubilare; le Suore Francescane Immacolatine, che stanno celebrando il loro Capitolo generale, e i rappresentanti della Consulta Nazionale Antiusura. Cari amici, vi ringrazio per la vostra visita e vi incoraggio a dare una coraggiosa e incisiva testimonianza cristiana nei vari ambienti in cui operate.
Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Siamo ormai entrati nell'estate, per molti tempo di ferie e di riposo. Per voi, cari giovani, sia un'occasione per utili esperienze sociali e religiose; per voi, cari sposi novelli, un opportuno periodo per far crescere la vostra unione e approfondire la vostra missione nella Chiesa e nella società. Auspico inoltre che a voi, cari malati, non manchi durante questi mesi estivi la vicinanza di persone care.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 26 giugno 2012

Letture della S.Messa del 1 luglio

Causa problemi personali mi viene difficile continuare a postarvi le letture della S.Messa il lunedì. Per questo motivo posticipo da oggi al martedì il consueto appuntamento:

RITO ROMANO:





Prima lettura
Sap 1,13-15; 2,23-24
 

Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c’è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.


Salmo responsoriale
Sal 29

R.: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.


Seconda lettura
2Cor 8,7.9.13-15

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».


Vangelo
Mc 5,21-43
 

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

[Forma breve (Mc 5, 21-24.35b-43):
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.]

RITO AMBROSIANO:

LETTURA
Lettura del libro della Genesi 17, 1b-16


In quei giorni. / Il Signore apparve ad Abram e gli disse: / «Io sono Dio l’Onnipotente: / cammina davanti a me / e sii integro. / Porrò la mia alleanza tra me e te / e ti renderò molto, molto numeroso». / Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: / «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: / diventerai padre di una moltitudine di nazioni. / Non ti chiamerai più Abram, / ma ti chiamerai Abramo, / perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».
Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».
Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».

SALMO
Sal 104 (105)

®   Cercate sempre il volto del Signore.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi. ®

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. ®

«Ti darò il paese di Canaan
come parte della vostra eredità».
Quando erano in piccolo numero,
pochi e stranieri in quel luogo,
non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 4, 3-12


Fratelli, che cosa dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia». A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
«Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate / e i peccati sono stati ricoperti; / beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!».
Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 12, 35-50

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro.
Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra parola? / E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». / Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: / «Ha reso ciechi i loro occhi / e duro il loro cuore, / perché non vedano con gli occhi / e non comprendano con il cuore / e non si convertano, e io li guarisca!».
Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.
Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

venerdì 22 giugno 2012

Conosciamo Rio De Janeiro: le sue etnie


La popolazione di Rio de Janeiro è stata formata dall'unione di europei, africani ed índios. Secondo un sondaggio, la popolazione della città è composta da bianchi (53,6%) (6.207.702); pardos (marrone) 33,6% (3.891.395); neri 12,3% (1.424.529); e asiatici o índios 0,5% (57.908).
Prima dell'arrivo dei portoghesi, la regione era abitata da diversi gruppi indigeni, che furono sterminati o assimilati dagli europei. Rio de Janeiro è da sempre meta di immigrati portoghesi. Il censimento ha dimostrato che i portoghesi erano una grande parte della popolazione della città. Durante il XIX e XX secolo, la città aveva una grande concentrazione di immigrati portoghesi, la più grande comunità portoghese di tutto il Brasile. Nel 1890, gli immigrati portoghesi erano il 20,36% della popolazione della città di Rio de Janeiro (106.461 persone). Brasiliani nati da madre o padre portoghesi erano il 30,84% della popolazione della città (161.203 persone). Cioè, i portoghesi o i loro figli erano il 51,2% degli abitanti di Rio, per un totale di 267.664 persone. Nel 1890, secondo un'altra ricerca, i portoghesi erano il 24% della popolazione di Rio de Janeiro e il 68% della popolazione straniera. Nel 1920, i portoghesi erano il 15% della popolazione della città e il 71% degli stranieri. Nel 1950, i lusitani sono stati ridotti al 10% della popolazione, nonostante la presenza di 196 000 abitanti portoghesi, e poi la terza città al mondo con più portoghesi, dietro solo Lisbona e Porto.
Nel XIX secolo, Rio de Janeiro aveva la più grande popolazione urbana di schiavi nelle Americhe, superando anche Salvador e New Orleans. Gli africani erano provenienti da diverse regioni dell'Africa, ma erano per lo più di Cabinda, a nord del Congo, Benguela, Mozambico, Angola e Luanda. Gli schiavi nati in Brasile differivano dagli africani e possono essere suddivisi in tre gruppi. Il primo era composta da crioulos, nati da africani in Brasile. I pardos, meticci, in particolare con i portoghesi. Infine, i cabras, il risultato di una mescolanza di popoli, tra cui gli índios. Nel 1849, 43,51% della popolazione di Rio era nera e 80 000 schiavi vivevano nella città.
A Rio de Janeiro c'è anche una antica e numerosa communità di origini italiane. Gli italiani che emigrarono a Rio de Janeiro erano per lo più meridionali, in particolare dalle province di Cosenza, Potenza e Salerno, e in numero minore, anche Napoli, Caserta e Reggio Calabria. Nel 1895, 20.000 italiani vivevano a Rio de Janeiro, 30.000 nel 1901, 35.000 nel 1910, 31.920 nel 1920 e 22.768 nel 1940. Rio de Janeiro era un centro urbano che offriva una gamma di carriere alternative. Gli italiani a Rio de Janeiro erano soprattutto piccoli commercianti.

Il Padre Nostro nel mondo

In primis voglio scusarmi con voi tutti, miei cari amici, per non aver rispettato l'appuntamento del giovedì con questa rubrica. Recupererò oggi con il Padre Nostro recitato in latino:



Pater noster, qui es in caelis,
sanctificetur nomen Tuum,
adveniat regnum Tuum,
fiat voluntas Tua
sicut in caelo et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie
et dimitte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem,
sed libera nos a malo.
AMEN

mercoledì 20 giugno 2012

Una maglietta per ricordare la GMG

Anche noi di questa pagina vorremmo pubblicizzare e sostenere la seguente iniziativa, nata dai giovani protagonisti in Spagna, che in questo semplice modo vogliono testimoniare la propria fede e la loro presenza all'evento dello scorso anno:


DOPO ESATTAMENTE 10 MESI DALL'INCONTRO CON IL PAPA A MADRID, PERCHE' NON RICORDARE QUESTA BELLISSIMA ESPERIENZA E MOSTRARE A TUTTI QUAL E' LA JUVENTUD DEL PAPA!? 

QUINDI, PER QUESTA GIORNATA OVUNQUE VI TROVIATE (LAVORO, SCUOLA, UNIVERSITA’…) INDOSSATE UNA DELLE TANTE MAGLIETTE DELLA GMG!, E MOSTRIAMO A TUTTI LA VERA GIOIA!

E’ STATO UN INVITO DEL PAPA A MADRID: 
«Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi non conservate Cristo per voi stessi, comunicate agli altri la gioia della vostra fede»

P.S. PASSATE PAROLA A TUTTI!




L'evento avrà luogo domani, 21 giugno, quindi invitiamo voi tutti a indossare la maglietta della GMG. Per maggiori informazioni potete visitare la pagina evento http://www.facebook.com/events/333473263367951/

L'udienza generale del 20 giugno


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 20 Giugno 2012

La benedizione divina per il disegno di Dio Padre (Ef 1,3-14)
Cari fratelli e sorelle,
la nostra preghiera molto spesso è richiesta di aiuto nelle necessità. Ed è anche normale per l'uomo, perché abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno degli altri, abbiamo bisogno di Dio. Così per noi è normale richiedere da Dio qualcosa, cercare aiuto da Lui; e dobbiamo tenere presente che la preghiera che il Signore ci ha insegnato, il «Padre nostro», è una preghiera di richiesta, e con questa preghiera il Signore ci insegna le priorità della nostra preghiera, pulisce e purifica i nostri desideri e così pulisce e purifica  il nostro cuore. Quindi se di per sé è normale che nella preghiera richiediamo qualcosa, non dovrebbe essere esclusivamente così. C'è anche motivo di ringraziamento, e se siamo un po' attenti vediamo che da Dio riceviamo tante cose buone: è così buono con noi che conviene, è necessario, dire grazie. E deve essere anche preghiera di lode: se il nostro cuore è aperto, vediamo nonostante tutti i problemi anche la bellezza della sua creazione, la bontà che si mostra nella sua creazione. Quindi, dobbiamo non solo richiedere, ma anche lodare e ringraziare: solo così la nostra preghiera è completa.
Nelle sue Lettere, san Paolo non solo parla della preghiera, ma riporta preghiere certamente anche di richiesta, ma anche preghiere di lode e di benedizione per quanto Dio ha operato e continua a realizzare nella storia dell’umanità.
E oggi vorrei soffermarmi sul primo capitolo della Lettera agli Efesini, che inizia proprio con una preghiera, che è un inno di benedizione, un'espressione di ringraziamento, di gioia. San Paolo benedice Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, perché in Lui ci ha fatto «conoscere il mistero della sua volontà» (Ef 1,9). Realmente c'è motivo di ringraziare se Dio ci fa conoscere quanto è nascosto: la sua volontà con noi, per noi; «il mistero della sua volontà».  «Mysterion», «Mistero»: un termine che ritorna spesso nella Sacra Scrittura e nella Liturgia. Non vorrei adesso entrare nella filologia, ma nel linguaggio comune indica quanto non si può conoscere, una realtà che non possiamo afferrare con la nostra propria intelligenza. L’inno che apre la Lettera agli Efesini ci conduce per mano verso un significato più profondo di questo termine e della realtà che ci indica. Per i credenti «mistero» non è tanto l’ignoto, ma piuttosto la volontà misericordiosa di Dio, il suo disegno di amore che in Gesù Cristo si è rivelato pienamente e ci offre la possibilità di «comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo» (Ef 3,18-19). Il «mistero ignoto» di Dio è rivelato ed è che Dio ci ama, e ci ama dall'inizio, dall'eternità.
Soffermiamoci quindi un po' su questa solenne e profonda preghiera. «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 1,3). San Paolo usa il verbo «euloghein», che generalmente traduce il termine ebraico «barak»: è il lodare, glorificare, ringraziare Dio Padre come la sorgente dei beni della salvezza, come Colui che «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo».
L’Apostolo ringrazia e loda, ma riflette anche sui motivi che spingono l’uomo a questa lode, a questo ringraziamento, presentando gli elementi fondamentali del piano divino e le sue tappe. Anzitutto dobbiamo benedire Dio Padre perché – così scrive san Paolo - Egli «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (v. 4). Ciò che ci fa santi e immacolati è la carità. Dio ci ha chiamati all’esistenza, alla santità. E questa scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel suo disegno, nel suo pensiero. Con il profeta Geremia possiamo affermare anche noi che prima di formarci nel grembo della nostra madre Lui ci ha già conosciuti (cfr Ger 1,5); e conoscendoci ci ha amati. La vocazione alla santità, cioè alla comunione con Dio appartiene al disegno eterno di questo Dio, un disegno che si estende nella storia e comprende tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale. Dio non esclude nessuno, il suo progetto è solo di amore. San Giovanni Crisostomo afferma: «Dio stesso ci ha resi santi, ma noi siamo chiamati a rimanere santi. Santo è colui che vive nella fede» (Omelie sulla Lettera agli Efesini, 1,1,4).
San Paolo continua: Dio ci ha predestinati, ci ha eletti ad essere «figli adottivi, mediante Gesù Cristo», ad essere incorporati nel suo Figlio Unigenito. L’Apostolo sottolinea la gratuità di questo meraviglioso disegno di Dio sull’umanità. Dio ci sceglie non perché siamo buoni noi, ma perché è buono Lui. E l'antichità aveva sulla bontà una parola: bonum est diffusivum sui; il bene si comunica, fa parte dell'essenza del bene che si comunichi, si estenda. E così poiché Dio è la bontà, è comunicazione di bontà, vuole comunicare; Egli crea perché vuole comunicare la sua bontà a noi e farci buoni e santi.
Al centro della preghiera di benedizione, l’Apostolo illustra il modo in cui si realizza il piano di salvezza del Padre in Cristo, nel suo Figlio amato. Scrive: «mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,7). Il sacrificio della croce di Cristo è l’evento unico e irripetibile con cui il Padre ha mostrato in modo luminoso il suo amore per noi, non soltanto a parole, ma in modo concreto. Dio è così concreto e il suo amore è così concreto che entra nella storia, si fa uomo per sentire che cosa è, come è vivere in questo mondo creato, e accetta il cammino di sofferenza della passione, subendo anche la morte. Così concreto è l'amore di Dio, che partecipa non solo al nostro essere, ma al nostro soffrire e morire.  Il Sacrificio della croce fa sì che noi diventiamo «proprietà di Dio», perché il sangue di Cristo ci ha riscattati dalla colpa, ci lava dal male, ci sottrae alla schiavitù del peccato e della morte. San Paolo invita a considerare quanto è profondo l’amore di Dio che trasforma la storia, che ha trasformato la sua stessa vita da persecutore dei cristiani ad Apostolo instancabile del Vangelo. Riecheggiano ancora una volta le parole rassicuranti della Lettera ai Romani: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?... Io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura, potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,31-32.38-39). Questa certezza - Dio è per noi, e nessuna creatura può separarci da Lui, perché il suo amore è più forte - dobbiamo inserirla nel nostro essere, nella nostra coscienza di cristiani. 
Infine, la benedizione divina si chiude con l’accenno allo Spirito Santo che è stato effuso nei nostri cuori; il Paraclito che abbiamo ricevuto come sigillo promesso: «Egli dice Paolo - è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria» (Ef 1,14). La redenzione non è ancora conclusa - lo sentiamo -, ma avrà il suo pieno compimento quando coloro che Dio si è acquistato saranno totalmente salvati. Noi siamo ancora nel cammino della redenzione, la cui realtà essenziale è data con la morte e la resurrezione di Gesù.  Siamo in cammino verso la redenzione definitiva, verso la piena liberazione dei figli di Dio. E lo Spirito Santo è la certezza che Dio porterà a compimento il suo disegno di salvezza, quando ricondurrà «al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1,10). San Giovanni Crisostomo commenta su questo punto: «Dio ci ha eletti per la fede ed ha impresso in noi il sigillo per l’eredità della gloria futura» (Omelie sulla  Lettera agli Efesini 2,11-14). Dobbiamo accettare che il cammino della redenzione è anche un cammino nostro, perché Dio vuole creature libere, che dicano liberamente sì; ma è soprattutto e prima un cammino Suo. Siamo nelle Sue mani e adesso è nostra libertà andare sulla strada aperta da Lui. Andiamo su questa strada della redenzione, insieme con Cristo e sentiamo che la redenzione si realizza.
La visione che ci presenta san Paolo in questa grande preghiera di benedizione ci ha condotto a contemplare l’azione delle tre Persone della Santissima Trinità: il Padre, che ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha pensato e creato; il Figlio che ci ha redenti mediante il suo sangue e lo Spirito Santo caparra della nostra redenzione e della gloria futura. Nella preghiera costante, nel rapporto quotidiano con Dio, impariamo anche noi, come san Paolo, a scorgere in modo sempre più chiaro i segni di questo disegno e di questa azione: nella bellezza del Creatore che emerge dalle sue creature (cfr Ef 3,9), come canta san Francesco d’Assisi: «Laudato sie mi’ Signore, cum tutte le Tue creature» (FF 263). Importante è essere attenti proprio adesso, anche nel periodo delle vacanze, alla bellezza  della creazione e vedere trasparire in questa bellezza il volto di Dio. Nella loro vita i Santi mostrano in modo luminoso che cosa può fare la potenza di Dio nella debolezza dell’uomo. E può farlo anche con noi. In tutta la storia della salvezza, in cui Dio si è fatto vicino a noi e attende con pazienza i nostri tempi, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida.
Nella preghiera impariamo a vedere i segni di questo disegno misericordioso nel cammino della Chiesa. Così cresciamo nell’amore di Dio, aprendo la porta affinché la Santissima Trinità venga ad abitare in noi, illumini, riscaldi, guidi la nostra esistenza. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23), dice Gesù promettendo ai discepoli il dono dello Spirito Santo, che insegnerà ogni cosa.  Sant'Ireneo ha detto una volta che nell'Incarnazione  lo Spirito Santo si è abituato a essere nell'uomo. Nella preghiera dobbiamo noi abituarci a essere con Dio. Questo è molto importante, che impariamo a essere con Dio, e così vediamo come è bello essere con Lui, che è la redenzione.
Cari amici, quando la preghiera alimenta la nostra vita spirituale noi diventiamo capaci di conservare quello che san Paolo chiama «il mistero della fede» in una coscienza pura (cfr 1 Tm 3,9). La preghiera come modo dell’«abituarsi» all’essere insieme con Dio, genera uomini e donne animati non dall’egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce nel buio del mondo.
Vorrei concludere questa Catechesi con l’epilogo della Lettera ai Romani. Con san Paolo, anche noi rendiamo gloria a Dio perché ci ha detto tutto di sé in Gesù Cristo e ci ha donato il Consolatore, lo Spirito di verità. Scrive san Paolo alla fine della della Lettera ai Romani: «A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le Scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti, perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen» (16,25-27). Grazie.

Saluti:
Je salue les pèlerins francophones, en particulier le groupe de l’École de la Croix de Paris. Que la prière nous aide à contempler le grand mystère d’amour de Dieu à l’œuvre dans l’histoire de l’humanité et dans notre vie personnelle. Bon pèlerinage à tous !
I offer a warm welcome to the Forum of Interreligious Harmony from Indonesia. My greeting also goes to the participants in the Vatican Observatory Summer School. I likewise greet the “Wounded Warriors” group from the United States. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience, including those from Scotland, Australia, Indonesia, Japan, Pakistan, the Philippines and the United States, I invoke God’s blessings of joy and peace!
Gerne grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Die Betrachtung des Heilswirkens Gottes im Gebet erleuchtet unser Leben und läßt uns in unserem Menschsein, in der Liebe zu Gott und so auch zu den Mitmenschen wachsen, weil wir dann in jedem Menschen das vielleicht verborgene, aber doch nie zerstörte Bild Gottes sehen. So können wir Licht in das Dunkel der Welt bringen. Ihnen allen wünsche ich von Herzen eine gesegnete Zeit in Rom und schöne Ferien.
Gerne grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Die Betrachtung des Heilwirkens Gottes im Gebet erleuchtet unser Leben und läßt uns in der Liebe zum Herrn und zu unseren Mitmenschen wachsen. So können wir Licht in das Dunkel der Welt bringen. Von Herzen segne ich euch alle.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, Honduras, Colombia, Argentina, Chile, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a alimentar vuestra vida espiritual con una oración constante, para crecer en el amor de Dios y llevar al mundo la luz de su claridad.
A minha saudação a todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente para os fiéis brasileiros da Arquidiocese de Campinas, a quem encorajo a intensificar a vida de oração para vos tornardes homens e mulheres movidos pelo desejo de amar, fazendo brilhar a luz de Deus na escuridão do mundo. E que Ele vos abençoe!
Saluto in lingua polacca:
Witam serdecznie obecnych tu Polaków. Wspominamy dzisiaj, że Bóg „z miłości przeznaczył nas dla siebie jako przybranych synów przez Jezusa Chrystusa” (por. Ef 1, 5). To On nas Stworzył, powołał do świętości, do służby we wspólnocie Kościoła, prowadzi nas przez życie. Poznając Chrystusa i Jego Ewangelię wzrastajmy w wierze, bądźmy w niej coraz bardziej dojrzali. Niech nasza postawa i nasze czyny świadczą o bliskości z Bogiem. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
Traduzione italiana:
Do il mio caloroso benvenuto ai polacchi qui presenti. Ricordiamo oggi che Dio “nella Sua carità ci ha predestinato a essere per lui figli adottivi, mediante Gesù Cristo” (cfr. Ef 1, 5). È Lui che ci ha creati, chiamati alla santità, al servizio nella comunità della Chiesa e ci conduce lungo la vita. Conoscendo il Cristo e il Suo Vangelo cresciamo nella fede, per divenire in essa sempre più maturi. Il nostro comportamento e le nostre opere siano testimonianza della nostra vicinanza a Dio. Sia lodato Gesù Cristo.
Saluto in lingua croata:
Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Svete Terezije od Djeteta Isusa iz Rijeke te iz župe Svetog Antuna iz Sesvetskih Sela. Dragi prijatelji, želim vam staviti na srce potrebu da u vašim obiteljima i župnim zajednicama molite za nova duhovna zvanja u vašem narodu. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Con gioia saluto tutti i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino a Rijeka e della parrocchia di Sant’Antonio di Sesvetska Sela. Cari amici, desidero lasciarvi nel cuore la necessità di pregare, nelle vostre famiglie e comunità parrocchiali, per le nuove vocazioni al Sacerdozio ed alla Vita Consacrata nel vostro popolo. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ceca:
Srdečně zdravím poutníky z různých farností České republiky. Ať vám pouť do města apoštolů Petra a Pavla pomůže věrně milovat Krista a následovat ho. Kéž vás provází mé požehnání.
Traduzione italiana:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti da varie Parrocchie della Repubblica Ceca. Questo vostro pellegrinaggio nella Città degli Apostoli Pietro e Paolo vi sia d’aiuto, affinché anche voi possiate amare fedelmente il Cristo e seguire la Sua strada. Vi accompagni la mia benedizione!
Saluto in lingua slovacca:
S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Čierneho Baloga-Dobroče a Rohožníka.
Bratia a sestry, modlite sa za vašich novokňazov, vysvätenych v tomto mesiaci, aby vo svojej službe boli znamením Krista, Dobrého Pastiera.
Ochotne žehnám vás, vašich drahých i všetkých novokňazov.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Con affetto saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Čierny Balog-Dobroč e Rohožník.
Fratelli e sorelle, pregate per i vostri sacerdoti novelli, ordinati in questo mese, affinché nel loro ministero siano segno di Cristo Buon Pastore.
Volentieri benedico voi, i vostri cari e tutti i sacerdoti novelli.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua ungherese:
Nagy szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen is azokat, akik Úrkútról és Szentgálról érkeztek. A nyári vakáció idején fedezzétek fel újra a természet és az emberi műalkotások szépségeit, s általuk jussatok el Isten szemléléséig. Szívesen adom rátok apostoli áldásomat.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione italiana:
Un affettuoso saluto ai fedeli di lingua ungherese, specialmente ai membri dei gruppi arrivati da Úrkút e da Szentgál. Il tempo delle vacanze favorisca la riscoperta delle bellezze della natura e dell’arte umana, aiuti ad arrivare alla contemplazione di Dio. Volentieri vi imparto la mia Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!

APPELLO
Seguo con profonda preoccupazione le notizie che provengono dalla Nigeria, dove continuano gli attentati terroristici diretti soprattutto contro i fedeli cristiani. Mentre elevo la preghiera per le vittime e per quanti soffrono, faccio appello ai responsabili delle violenze, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue di tanti innocenti. Auspico, inoltre, la piena collaborazione di tutte le componenti sociali della Nigeria, perché non si persegua la via della vendetta, ma tutti i cittadini cooperino all’edificazione di una società pacifica e riconciliata, in cui sia pienamente tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede.
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i fedeli della Diocesi di Saluzzo, con il Vescovo Mons. Giuseppe Guerrini, venuti alla Sede di Pietro per i 500 anni di quella Chiesa particolare. Accolgo con gioia la comunità del diaconato, i seminaristi dell’Istituto del Verbo Incarnato e i bambini della Prima Comunione della Diocesi di Castellaneta ai quali auguro di nutrirsi della Parola di Dio e del Pane eucaristico per sentire cum Ecclesia. Un saluto ai membri della Famiglia ecumenica di Taddeide che mi offrono in dono una nuova campana; ai gruppi parrocchiali di Banzano e di Alviano, qui convenuti rispettivamente per iniziare l’anno dedicato a San Rocco e per l’ottavo centenario del miracolo delle rondini di San Francesco.
Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Il mese di giugno richiama la nostra devozione al Sacro Cuore di Gesù: cari giovani, imparate ad amare alla scuola di quel cuore divino; cari ammalati, unite il vostro cuore nella sofferenza a quello del Figlio di Dio; e voi, cari sposi novelli, attingete alle sorgenti dell’amore mentre iniziate a costruire la vostra vita in comune. Grazie.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

lunedì 18 giugno 2012

Una testimonianza dall'incontro mondiale delle famiglie

Riceviamo la seguente testimonianza da Orazio De Luca, un volontario all'incontro mondiale delle famiglie, che ringrazio per la disponibilità:

Mi ricordo ancora le ultime parole che ci siam detti con gli altri volontari una delle ultime sere a Madrid l'anno scorso : "se ci sarà un evento l'anno prossimo sarebbe bello ritrovarsi.....", forse sarà stata l'euforia del dopo Giornata Mondiale della Gioventù ma la voglia di fare il volontario in ognuno di noi era grande immensa....
Dell'incontro Mondiale delle Famiglie a Milano ne avevo sentito parlare già da fine settembre inizi di ottobre, come faccio sempre feci l'iscrizione come un salto nel buio cioè mi son chiesto: sarò in grado di fare il volontario per questo evento? sarò capace di mettermi in gioco come feci a Madrid? 
E fu così che facendo l'iscrizione oramai i giochi eran fatti, beh c'era anche la preoccupazione che se mi avessero preso nel frattempo avrei trovato lavoro ma siccome io vado sempre contro corrente ho voluto fare questa esperienza ........
Dalle e-mail alle news letter che arrivavan ero sempre li con il fiato sospeso per avere tutte le info che riguardavano i volontari dalla formazione a tutto il resto...ma siccome dopo che si fà una gmg ( che per è stata una palestra di vita) niente poteva fermarmi.......
Forse sembra scontato ma spesso prendo la maglia con la scritta VOLONTARIO e mi domando e dico: sono stato capace di svolgere appieno il mio servizio? potevo dare di più? che impressione ho fatto nei confronti dei team leader nel quale prestavo servizio? 
Come ci hanno detto sempre : " mi raccomando non siate dei volontari svogliati, anche se siete stanchi siate con il sorriso"....ecco la parola che colpisce il sorriso, ognuno di noi anche nella propria stanchezza era sempre con il sorriso quando trovava dei pellegrini che chiedevano informazioni, e sempre con il sorriso noi trasmettiamo ai pellegrini quello spiraglio di poche ma efficenti informazioni che noi sapevamo......
Ognuno di noi ha fatto servizio chi " sul campo" , " chi dietro le quinte" , "chi negli alloggi", " chi per il last minute( cioè per il fine settimana ).... 
Alla fine noi eravamo Una Famiglia nella Famiglia e aver visto tanti volti di famiglie di tutto il mondo eravamo come posso dire "cullati " da loro, anche con un sorriso, con ciao....
Ho scelto di fare questa esperienza per mettermi in gioco, aprire gli occhi su altre realtà, toccare con mano la gioia di vivere e poter dire anche io faccio parte di questa famiglia, quest'esperienza la porterò con me nel mio bagaglio delle esperienze e porterò con me ogni volto che ho conosciuto, con cui ho scambiato due parole e anche con coloro che pur avendo un ruolo specifico hanno dimostrato la loro umiltà e il loro sapersi rapportare con me e con le mie domande .....
Grazie

Letture della S.Messa del 24 giugno

RITO ROMANO:



PRIMA LETTURA

Is 49, 1-6

Dal libro del profeta Isaia
Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE 

Sal. 138

RIT: Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

SECONDA LETTURA

At 13, 22-26

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”.
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.

Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.

Alleluia.

VANGELO

Lc 1, 57-66. 80
Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

RITO AMBROSIANO:

LETTURA
Lettura del libro della Genesi 18, 17-21; 19, 1. 12-13. 15. 23-29

In quei giorni. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra.
Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli».
Quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città».
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.         

SALMO
Sal 32 (33)

 ®   Il Signore regna su tutte le nazioni.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. ®

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. ®

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 9-12

Fratelli, non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomìti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
«Tutto mi è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla.  


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 22, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».