martedì 30 ottobre 2012

Chi sono i volontari

La GMG si avvicina sempre di più e, con essa, la macchina organizzativa procede speditamente.
Siamo oggi in grado di dirvi chi sono i volontari internazionali grazie ad un'elenco pubblicato sul sito brasiliano.
Chissà, magari ci siete anche voi e, per qualche motivo, non avete letto la mail di convocazione, o magari trovate qualche amico...
Se siete curiosi di leggere i nomi di tutti i partecipanti provenienti dal mondi vi invito ad andare su questa pagina

domenica 28 ottobre 2012

Letture della S.Messa del 1 novembre

RITO ROMANO:


Prima lettura

Ap 7,2-4.9-14


Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».



Salmo responsoriale

Sal 23



R.: Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.


Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.


Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.


Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.



Seconda lettura

1Gv 3,1-3



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.




Vangelo

Mt 5,1-12


Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


RITO AMBROSIANO:


Lettura
Ap 7,2-4.9-14

Io, Giovanni, vidi un angelo che saliva dall’oriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: “Non devastate né la terra, né il mare, né la piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi”. Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello”. Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”. Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: “Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?”. Gli risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello”.

Salmo
Sal 88(89)
R.: Benedetto il Signore in eterno.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione farò conoscere
con la mia bocca la tua fedeltà.
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi. R

Dio è tremendo nel consiglio dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti?
Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. R

Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene.
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. R

Epistola
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 28-39

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Matteo 5, 1-12a

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

La parola del Papa: l'angelus del 28 ottobre


BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 28 ottobre 2012

Cari fratelli e sorelle!
Con la Santa Messa celebrata stamani nella Basilica di San Pietro, si è conclusa la XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Per tre settimane ci siamo confrontati sulla realtà della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana: tutta la Chiesa era rappresentata e, dunque, coinvolta in questo impegno, che non mancherà di dare i suoi frutti, con la grazia del Signore. Prima di tutto però il Sinodo è sempre un momento di forte comunione ecclesiale, e per questo desidero insieme con tutti voi ringraziare Dio, che ancora una volta ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa, e di esserlo proprio oggi, in questo mondo così com’è, in mezzo a questa umanità con le sue fatiche e le sue speranze.
Molto significativa è stata la coincidenza di questa Assemblea sinodale con il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e quindi con l’inizio dell’Anno della fede. Ripensare al BeatoGiovanni XXIII, al Servo di Dio Paolo VI, alla stagione conciliare, è stato quanto mai favorevole, perché ci ha aiutato a riconoscere che la nuova evangelizzazione non è una nostra invenzione, ma è un dinamismo che si è sviluppato nella Chiesa in modo particolare dagli anni ‘50 del secolo scorso, quando apparve evidente che anche i Paesi di antica tradizione cristiana erano diventati, come si suol dire, «terra di missione». Così è emersa l’esigenza di un annuncio rinnovato del Vangelo nelle società secolarizzate, nella duplice certezza che, da una parte, è solo Lui, Gesù Cristo, la vera novità che risponde alle attese dell’uomo di ogni epoca, e dall’altra, che il suo messaggio chiede di essere trasmesso in modo adeguato nei mutati contesti sociali e culturali.
Che cosa possiamo dire al termine di queste intense giornate di lavoro? Da parte mia, ho ascoltato e raccolto molti spunti di riflessione e molte proposte, che, con l’aiuto della Segreteria del Sinodo e dei miei Collaboratori, cercherò di ordinare ed elaborare, per offrire a tutta la Chiesa una sintesi organica e indicazioni coerenti. Fin da ora possiamo dire che da questo Sinodo esce rafforzato l’impegno per il rinnovamento spirituale della Chiesa stessa, per poter rinnovare spiritualmente il mondo secolarizzato; e questo rinnovamento verrà dalla riscoperta di Gesù Cristo, della sua verità e della sua grazia, del suo «volto», così umano e insieme così divino, sul quale risplende il mistero trascendente di Dio.
Affidiamo alla Vergine Maria i frutti del lavoro dell’Assise sinodale appena conclusa. Lei, Stella della nuova evangelizzazione, ci insegni e ci aiuti a portare a tutti Cristo, con coraggio e con gioia.

APPELLO
Comincio con un appello.
Nei giorni scorsi un devastante uragano, che si è abbattuto con particolare violenza su Cuba, Haiti, la Giamaica e le Bahamas, ha causato vari morti e ingenti danni, costringendo numerose persone a lasciare le proprie case. Desidero assicurare la mia vicinanza e il mio ricordo a coloro che sono stati colpiti da questo disastro naturale, mentre invito tutti alla preghiera e alla solidarietà, per alleviare il dolore dei familiari delle vittime e offrire aiuto alle migliaia di danneggiati.

Dopo l'Angelus
Chers pèlerins francophones, alors que s’achèvent les travaux du Synode pour la nouvelle évangélisation, la parole du Christ nous invite à la confiance et à l’acte de foi en Lui. Celui qui croit ne peut garder pour lui la Bonne Nouvelle du salut. Le Seigneur a confié à tous ses disciples la responsabilité d’annoncer l’Évangile parmi tous les peuples. Puisse l’Esprit Saint rendre votre témoignage lumineux afin que beaucoup découvrent et suivent le Christ, Rédempteur de l’homme. Que la Vierge Marie, Mère de l’Église, vous accompagne sur les chemins qui conduisent vers son Fils !
I greet all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. In today’s Gospel, Jesus grants sight to the blind man with the words: “Your faith has saved you”. As we mark the end of the Synod on the new evangelization, let us renew both our faith in Christ and our commitment to the spread of his Gospel of healing and joy. God bless you and your families!
Einen herzlichen Gruß richte ich an die Gäste aus den Ländern deutscher Sprache. Mit der heutigen Meßfeier in der Petersbasilika habe ich zusammen mit den Synodenvätern und vielen Gläubigen die XIII. Ordentliche Generalversammlung der Bischofssynode zur „Neuen Evangelisierung und Weitergabe des christlichen Glaubens“ beendet. Wir haben voller Freude im Hallelujavers gesungen: „Unser Retter Jesus Christus hat dem Tod die Macht genommen und uns das Lebens gebracht durch das Evangelium.“ Liebe Brüder und Schwestern! In der Gewißheit, daß der Herr lebt und uns nahe ist, wollen wir unseren Glauben freudig, mit Mut und mit Begeisterung in die Welt hinaus tragen! Gott segne euch alle.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los miembros de la Hermandad del Señor de los Milagros de Roma. Al concluir la Asamblea General ordinaria del Sínodo de los Obispos, dedicada al tema de la nueva evangelización, invito a todos a intensificar la oración para que este evento eclesial produzca abundantes frutos en la vida de la Iglesia. Encomiendo este deseo a la amorosa intercesión de María Santísima, y reitero mi exhortación a dirigirse a Ella cada día con el rezo del Santo Rosario, confiándole todas nuestras dificultades, retos y alegrías, para que los presente a su Hijo Jesucristo, luz del mundo y esperanza del hombre. Feliz Domingo.
Dirijo agora uma calorosa saudação aos peregrinos de língua portuguesa, e de modo especial ao grupo vindo do Brasil - das dioceses de Guaxupé, São João da Boa Vista e Jundiaí. Ao concluir a Sínodo sobre a Nova Evangelização, confio à Virgem Santíssima os seus frutos e peço-Lhe que guie e proteja maternalmente os vossos passos ao serviço do anúncio e testemunho da Boa Nova de Jesus Cristo! A minha Bênção desça sobre vós, vossas famílias e comunidades cristãs.
Lepo pozdravljam vernike iz Idrije v Sloveniji! V tem letu vere naj vas romanje na grobove apostolov Petra in Pavla utrdi v vaši osebni veri, da boste doma in v družbi pričevali za Kristusa ter še bolj zavzeto sodelovali v župnijskem življenju. Naj vas spremlja moj blagoslov!
[Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti da Idrija in Slovenia! In questo Anno della fede, il pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo vi rafforzi nella vostra fede personale affinché testimoniate Cristo, sia in famiglia sia nella società e, con zelo sempre maggiore, continuiate il vostro impegno nella vita della Parrocchia. Vi accompagni la mia benedizione!]
Bracia i Siostry, dzisiaj rano zakończył się Synod Biskupów. Przypomniał on, że nowa ewangelizacja jest zadaniem nas wszystkich, domaga się od nas wzrostu w gorliwości, odrodzenia życia sakramentalnego, powrotu do praktyk religijnych ze strony tych, którzy oddalili  się od Kościoła, głoszenia orędzia Chrystusa wszystkim, którzy Go jeszcze nie znają. Niech Boży Duch ożywi nasze serca mocą wiary, obudzi potrzebę trwania w bliskości z Bogiem. Na realizację tych ważnych zadań z serca wam błogosławię.
[Fratelli e sorelle, si è concluso stamani il Sinodo dei Vescovi. Esso ha ricordato che la nuova evangelizzazione è compito di ognuno di noi, esige da noi l’intensificazione nello zelo, la rinascita della vita sacramentale, il ritorno alle pratiche di pietà da parte di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, l’annunzio del messaggio di Cristo a tutti coloro che non lo conoscono. Lo Spirito di Dio ravvivi il nostri cuori con la forza della fede, desti il bisogno di rimanere nella vicinanza con Dio. Per la realizzazione di questi importanti impegni vi benedico di cuore.]
E infine rivolgo un saluto cordiale a tutti i pellegrini di lingua italiana, in modo particolare ai gruppi parrocchiali, alle famiglie, ai giovani. Assicuro un ricordo nella preghiera per le popolazioni della Basilicata e della Calabria che hanno subito un terremoto nei giorni scorsi. A tutti auguro una buona domenica e anche una buona festa di Tutti i Santi. Buona domenica. Grazie!

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

giovedì 25 ottobre 2012

Le schede di formazione per il mese di ottobre (parte 2)

Proseguiamo oggi con la pubblicazione delle schede di formazione in preparazione alla GMG donandovi oggi gli approfondimenti e la scheda dedicata ai testimoni e alle testimonianze:

APPROFONDIMENTI:


Animazione mese missionario:

Essendo iniziato il nuovo anno pastorale 2012 - 2013 vi suggeriamo, attraverso l'abstract del sussidio "Andate!", di proporre ai gruppi giovanili il percorso di formazione che, insieme al Centro Nazionale Vocazioni e a Missio Giovani, abbiamo realizzato.


TESTIMONI E TESTIMONIANZE:


mercoledì 24 ottobre 2012

L'udienza generale del 24 ottobre


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San PietroMercoledì, 24 ottobre 2012

L'Anno della fede. Che cosa è la fede?
Cari fratelli e sorelle,
mercoledì scorso, con l'inizio dell'Anno della fede, ho cominciato con una nuova serie di catechesi sulla fede. E oggi vorrei riflettere con voi su una questione fondamentale: che cosa è la fede? Ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi? In effetti, nel nostro tempo è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a Lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta.
Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A  volte, si ha come la sensazione, da certi avvenimenti di cui abbiamo notizia tutti i giorni, che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di benessere mostrano anche le loro ombre. Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano; permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. D’altra parte, però, cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte?
Da queste insopprimibili domande emerge come il mondo della pianificazione, del calcolo esatto e della sperimentazione, in una parola il sapere della scienza, pur importante per la vita dell’uomo, da solo non basta. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza. La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi. Anzi, Dio ha rivelato che il suo amore verso l’uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale. Con il mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, Dio scende fino in fondo nella nostra umanità per riportarla a Lui, per elevarla alla sua altezza. La fede è credere a questo amore di Dio che non viene meno di fronte alla malvagità dell’uomo, di fronte al male e alla morte, ma è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza. Avere fede, allora, è incontrare questo «Tu», Dio, che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira all’eternità, ma la dona; è affidarmi a Dio con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel «tu» della madre. E questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini. Penso che dovremmo meditare più spesso - nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche –sul fatto che credere cristianamente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura. E questa certezza liberante e rassicurante della fede dobbiamo essere capaci di annunciarla con la parola e di mostrarla con la nostra vita di cristiani.
Attorno a noi, però, vediamo ogni giorno che molti rimangono indifferenti o rifiutano di accogliere questo annuncio. Alla fine del Vangelo di Marco, oggi abbiamo parole dure del Risorto che dice : «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16), perde se stesso. Vorrei invitarvi a riflettere su questo. La fiducia nell’azione dello Spirito Santo, ci deve spingere sempre ad andare e predicare il Vangelo, alla coraggiosa testimonianza della fede; ma, oltre alla possibilità di una risposta positiva al dono della fede, vi è anche il rischio del rifiuto del Vangelo, della non accoglienza dell’incontro vitale con Cristo. Già sant’Agostino poneva questo problema in un suo commento alla parabola del seminatore: «Noi parliamo - diceva -, gettiamo il seme, spargiamo il seme. Ci sono quelli che disprezzano, quelli che rimproverano, quelli che irridono. Se noi temiamo costoro, non abbiamo più nulla da seminare e il giorno della mietitura resteremo senza raccolto. Perciò venga il seme della terra buona» (Discorsi sulla disciplina cristiana, 13,14: PL 40, 677-678). Il rifiuto, dunque, non può scoraggiarci. Come cristiani siamo testimonianza di questo terreno fertile: la nostra fede, pur nei nostri limiti, mostra che esiste la terra buona, dove il seme della Parola di Dio produce frutti abbondanti di giustizia, di pace e di amore, di nuova umanità, di salvezza. E tutta la storia della Chiesa, con tutti i problemi, dimostra anche che esiste la terra buona, esiste il seme buono, e porta frutto.
Ma chiediamoci: da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. IlConcilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). Alla base del nostro cammino di fede c’è il Battesimo, il sacramento che ci dona lo Spirito Santo, facendoci diventare figli di Dio in Cristo, e segna l’ingresso nella comunità della fede, nella Chiesa: non si crede da sé, senza il prevenire della grazia dello Spirito; e non si crede da soli, ma insieme ai fratelli. Dal Battesimo in poi ogni credente è chiamato a ri-vivere e fare propria questa confessione di fede, insieme ai fratelli.
La fede è dono di Dio, ma è anche atto profondamente libero e umano. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo dice con chiarezza: «È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all’intelligenza dell’uomo» (n. 154). Anzi, le implica e le esalta, in una scommessa di vita che è come un esodo, cioè un uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, dai propri schemi mentali, per affidarsi all’azione di Dio che ci indica la sua strada per conseguire la vera libertà, la nostra identità umana, la gioia vera del cuore, la pace con tutti. Credere è affidarsi in tutta libertà e con gioia al disegno provvidenziale di Dio sulla storia, come fece il patriarca Abramo, come fece Maria di Nazaret. La fede allora è un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono il loro «sì» a Dio, confessando che Gesù è il Signore. E questo «sì» trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile.
Cari amici, il nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la Sacra Scrittura e i Sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine. Grazie.

Saluti:
Je salue avec joie les pèlerins francophones, en particulier ceux de la Province ecclésiastique de Toulouse accompagnés de leurs évêques, du diocèse de Metz accompagnés par Mgr Raffin, et ceux du Canada avec Mgr Veillette ! Confiants dans l’action de l’Esprit Saint, puissiez-vous annoncer l’Évangile autour de vous et rendre toujours témoignage de votre foi. Vous porterez alors des fruits abondants de justice, de paix et d’amour. Bon pèlerinage !
I offer a cordial greeting to the General Chapter of the Salvatorian Sisters. I also greet the large group of pilgrims from Japan. My warm welcome goes to the priests from the Archdiocese of Westminster. I welcome the members of the Apostolic Union of Clergy. I also greet the study group of Anglican clergy visiting Rome. Upon all the English-speaking visitors present, including those from England, Scotland, Denmark, Norway, Nigeria, Indonesia, Japan, the Philippines, Canada and the United States, I invoke God’s blessings.
Gerne grüße ich alle Pilger deutscher Sprache sowie die Gäste aus den Niederlanden. Unsere Zeit braucht Menschen, die vom Herrn ergriffen sind und durch die Vertrautheit mit der Heiligen Schrift und durch die Sakramente im Glauben wachsen. So wollen wir von der Erfahrung eines neuen Lebens in Christus und von der Gegenwart Gottes erzählen. Unser Leben sollte wie ein aufgeschlagenes Buch sein, aus dem unsere Begegnungen mit Gott lesbar werden, der uns offen macht für ein neues Leben in Fülle. Der Herr mache uns alle froh und stark im Glauben.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los queridos hijos de Panamá, a quienes encomiendo a la amorosa protección de Santa María La Antigua, para que sean valientes misioneros del Evangelio de su Hijo, de palabra y con el propio ejemplo de vida. Dirijo también un afectuoso saludo a los grupos provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a pedir que el Espíritu Santo mueva los corazones y los dirija a Dios, para que juntos podamos con alegría proclamar nuestra fe. Muchas gracias.
Uma cordial saudação para todos os peregrinos de língua portuguesa, com menção particular dos grupos de diversas paróquias e cidades do Brasil, que aqui vieram movidos pelo desejo de afirmar e consolidar a sua fé e adesão a Cristo: o Senhor vos encha de alegria e o seu Espírito ilumine as decisões da vossa vida para realizardes fielmente o projecto de Deus a vosso respeito. Acompanha-vos a minha oração e a minha Bênção.
Saluto in lingua polacca:
Witam polskich pielgrzymów. Życzę wszystkim, aby nawiedzenie grobów Apostołów, Męczenników i Wyznawców oraz doświadczenie powszechnej wspólnoty Kościoła owocowało umocnieniem osobistej więzi z Chrystusem. Niech Rok wiary będzie okazją do jej ożywiania i do dawania świadectwa wobec innych. Niech Bóg wam błogosławi!
Traduzione italiana:
Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Auguro a tutti che la visita alle tombe degli Apostoli, dei Martiri e dei Confessori, nonché l’esperienza dell’universale comunità della Chiesa, porti frutti con il rafforzamento del legame personale con Cristo. L’Anno della fede sia l’occasione per infuocarla e per darne testimonianza agli altri. Dio vi benedica!
Saluto in lingua araba:
الْبَابَا يَصْلِي مِنْ أَجَلْ جَمِيعَ النَّاطِقَيْنِ بِاللُّغَةِ الْعَرَبِيَّةِ... لِيُبَارِكُكَ الرَّبّ جَمِيعَكُمْ
Traduzione italiana:
Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.
Saluto in lingua croata:
Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito vjernicima iz Hvara, kao i vjernicima iz Hrvatske katoličke misije u Achenu. Osnaženi u vjeri na grobovima apostola, svjedočite Božju ljubav svojim životom, ustrajnom molitvom te marljivim i poštenim radom. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Rivolgo un saluto cordiale a tutti i pellegrini croati, particolarmente ai fedeli di Hvar come pure ai fedeli della Missione cattolica croata in Aachen. Rafforzati nella fede sulle tombe degli apostoli, testimoniate l’amore di Dio con la vostra vita, la preghiera perseverante e il lavoro diligente ed onesto. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua slovacca:
Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne z Nových Zámkov a Hlohovca.
Bratia a sestry, v týchto dňoch sme pozvaní viac uvažovať o nutnosti misijného poslania Cirkvi i každého kresťana. Aj my sme povolaní evanjelizovať to prostredie, v ktorom žijeme a pracujeme.
S týmto želaním vás žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente quelli di Nové Zámky e Hlohovec.
Fratelli e sorelle, in questi giorni siamo invitati a riflettere più intensamente sull’urgenza dell’impegno missionario della Chiesa, e di ciascun cristiano. Anche noi siamo chiamati ad evangelizzare nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo.
Con questi voti vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Un affettuoso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le Suore della Santissima Madre Addolorata, che celebrano il  Capitolo Generale, e le Figlie del Divino Zelo, riunite per l’incontro internazionale delle Superiore: la visita alle Tombe degli Apostoli accresca il vostro amore e la vostra appartenenza alla Chiesa. Accolgo con gioia i delegati dell’Unione Apostolica del Clero che celebra il 150° anniversario di fondazione, e le scolaresche e le famiglie pallottine, qui convenute a 50 anni dalla canonizzazione di San Vincenzo Pallotti. Saluto i gruppi parrocchiali, in particolare quelli di due parrocchie romane: dei Santi Urbano e Lorenzo, presente per il diciassettesimo centenario dell’apparizione del monogramma di Cristo all’Imperatore Costantino a Prima Porta; e di San Tommaso Apostolo, per la quale benedico oggi il nuovo concerto di campane.
Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Lunedì scorso abbiamo celebrato la memoria del Beato Giovanni Paolo II, la cui figura è sempre viva tra noi: cari giovani, imparate ad affrontare la vita con il suo ardore e il suo entusiasmo; cari ammalati, portate con gioia la croce della sofferenza come ha saputo insegnarci lui stesso; e voi, cari sposi novelli, mettete sempre Dio al centro, perché la vostra storia coniugale abbia più amore e più felicità.

Ed ora, con grande gioia, annuncio che il prossimo 24 novembre terrò un Concistoro nel quale nominerò 6 nuovi Membri del Collegio Cardinalizio.
I Cardinali hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione della Chiesa.
Ecco i nomi dei nuovi Porporati:
1. Mons. JAMES MICHAEL HARVEY, Prefetto della Casa Pontificia, che ho in animo di nominare Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura;
2. Sua Beatitudine BÉCHARA BOUTROS RAÏ, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano);
3. Sua Beatitudine BASELIOS CLEEMIS THOTTUNKAL, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India);
4. Mons. JOHN OLORUNFEMI ONAIYEKAN, Arcivescovo di Abuja (Nigeria);
5. Mons. RUBÉN SALAZAR GÓMEZ, Arcivescovo di Bogotá (Colombia);
6. Mons. LUIS ANTONIO TAGLE, Arcivescovo di Manila (Filippine).
I nuovi Cardinali - come avete sentito - svolgono il loro ministero a servizio della Santa Sede o quali Padri e Pastori di Chiese particolari in varie parti del mondo.
Invito tutti a pregare per i nuovi eletti, chiedendo la materna intercessione della Beata Vergine Maria, perché sappiano sempre amare con coraggio e dedizione Cristo e la sua Chiesa.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 23 ottobre 2012

Letture della S.Messa del 28 ottobre

RITO ROMANO:


Prima lettura
Ger 31,7-9
Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

Salmo responsoriale
Sal 125

R.: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.


Seconda lettura
Eb 5,1-6

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».


Vangelo
Mc 10,46-52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


RITO AMBROSIANO:


LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 8, 26-39

In quei giorni. Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: / «Come una pecora egli fu condotto al macello / e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, / così egli non apre la sua bocca. / Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, / la sua discendenza chi potrà descriverla? / Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita».
Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.           


SALMO
Sal 65 (66)

             ®  La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.

Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. ®

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua. ®

Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 1-5

Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù. 

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 16, 14b-20

In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.           


VANGELO DELLA RISURREZIONE:


VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 21, 1-14

Dopo questi fatti, il Signore Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
             Cristo Signore è risorto!
             ® Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture della messa nel giorno della Domenica:
At 8,26-39; Sal 65; 1Tm 2,1-5; Mc  16,14b-20

domenica 21 ottobre 2012

La parola del Papa: l'angelus del 21 ottobre


BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 21 ottobre 2012

Cari fratelli e sorelle!
Prima di concludere questa celebrazione, rivolgiamoci a colei che è la Regina di tutti i santi, la Vergine Maria, con un pensiero a Lourdes, colpita da una grave esondazione del Gave, che ha allagato anche la Grotta delle Apparizioni della Madonna. In particolare, vogliamo oggi affidare alla materna protezione della Vergine Maria i missionari e le missionarie – sacerdoti, religiosi e laici – che in ogni parte del mondo spargono il buon seme del Vangelo. Preghiamo anche per il Sinodo dei Vescovi, che in queste settimane si sta confrontando con la sfida della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Je salue cordialement les pèlerins francophones, notamment les délégations officielles du Canada, de Madagascar et de France venues à Rome pour la canonisation du Père Jacques Berthieu et de Kateri Tekakwitha. Puisse l’exemple de ces nouveaux saints vous encourager à accueillir l’amour du Christ dans votre vie et à en témoigner autour de vous ! Qu’à leur prière de nombreux jeunes répondent à l’appel du Seigneur pour vivre et annoncer l’Évangile ! Confiant l’Église qui est dans vos pays à leur protection, je vous bénis tous de grand cœur ainsi que vos familles ! Bon pèlerinage à tous !
On the happy occasion of the canonizations today, I greet the official delegations and all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from the Philippines, Canada and the United States of America.  May the holiness and witness of these saints inspire us to draw closer to the Son of God who, for such great love, came to serve and offer his life for our salvation. God bless you all!
Ein herzliches Grüß Gott sage ich allen deutschsprachigen Gästen, besonders der offiziellen Delegation aus Bayern und den vielen Pilgern aus dem Bistum Regensburg. In das Herz Gottes hinein­schauen, das hat die heilige Anna Schäffer in ihrer „Leidenswerkstatt“ gelernt. Dabei durfte sie erkennen, daß die Liebe Gottes einen Trost gibt, der noch größer wird, wenn man ihn auch anderen schenkt. Die neuen Heiligen mögen uns durch ihr Vorbild und ihre Fürsprache im Glauben stärken und helfen, daß auch wir Zeugen und Verkünder des Evangeliums sind.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a la delegación oficial de España, así como a los pastores y fieles aquí presentes para la canonización de la Madre Carmen Sallés y Barangueras. Desde el cielo, ella sigue exhortando a todos, pero especialmente a sus hijas, las Religiosas Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza, a acoger y meditar fielmente en su corazón la palabra de Dios, llevándola a la práctica con espíritu de servicio, confianza y humildad, a ejemplo de la Inmaculada Virgen María. Que, ayudados con la intercesión de la nueva Santa, sean cada vez más quienes anuncien y den testimonio con valentía del Evangelio de Jesucristo, sobre todo entre los jóvenes. Feliz domingo.
Pozdrawiam serdecznie Polaków. Nowi Święci wprowadzają nas dzisiaj w Tydzień Misyjny. W sposób szczególny duchowo i materialnie będziemy wspierać tych, którzy głoszą Chrystusa na różnych kontynentach. Bardzo dziękuję wszystkim, którzy przez Papieskie Dzieła Misyjne otaczają opieką misje na całym świecie. Niech Rok Wiary rozpali na nowo w Polsce misyjny zapał duchowieństwa i wiernych świeckich! Z serca wszystkim błogosławię.
[Saluto cordialmente i polacchi. I nuovi Santi ci introducono oggi nella Settimana Missionaria. In modo particolare sosterremo spiritualmente e materialmente coloro che annunciano Cristo nei diversi continenti. Ringrazio tanto tutti coloro che, tramite le Pontificie Opere Missionarie, si prendono cura delle missioni in tutto il mondo. L’Anno della Fede riaccenda in Polonia l’entusiasmo missionario degli ecclesiastici e dei fedeli laici! Vi benedico di cuore.]
Rivolgo il mio cordiale saluto alla delegazione ufficiale italiana e a tutti i pellegrini venuti per festeggiare la canonizzazione di Giovanni Battista Piamarta, in particolare ai membri degli Istituti da lui fondati. Possiate, come lui, unire sempre la preghiera intensa e il servizio generoso del prossimo.
Angelus Domini…


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21 ottobre, giornata missionaria mondiale: il messaggio del S.Padre


Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale 2012: "Chiamati a far risplendere la Parola di verità" (Lett. ap. Porta fidei, 6)

Cari fratelli e sorelle!
La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale si carica quest’anno di un significato tutto particolare. La ricorrenza del 50° anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, l’apertura dell’Anno della fede e il Sinodo dei Vescovi sul tema della nuova evangelizzazione concorrono a riaffermare la volontà della Chiesa di impegnarsi con maggiore coraggio e ardore nella missio ad gentes perché il Vangelo giunga fino agli estremi confini della terra. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, con la partecipazione dei Vescovi cattolici provenienti da ogni angolo della terra, è stato un segno luminoso dell’universalità della Chiesa, accogliendo, per la prima volta, un così alto numero di Padri Conciliari provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Oceania. Vescovi missionari e Vescovi autoctoni, Pastori di comunità sparse fra popolazioni non cristiane, che portavano nell’Assise conciliare l’immagine di una Chiesa presente in tutti i Continenti e che si facevano interpreti delle complesse realtà dell’allora cosiddetto “Terzo Mondo”. Ricchi dell’esperienza derivata dall’essere Pastori di Chiese giovani ed in via di formazione, animati dalla passione per la diffusione del Regno di Dio, essi hanno contribuito in maniera rilevante a riaffermare la necessità e l’urgenza dell’evangelizzazione ad gentes, e quindi a portare al centro dell’ecclesiologia la natura missionaria della Chiesa.

Ecclesiologia missionaria

Questa visione oggi non è venuta meno, anzi, ha conosciuto una feconda riflessione teologica e pastorale e, al tempo stesso, si ripropone con rinnovata urgenza perché si è dilatato il numero di coloro che non conoscono ancora Cristo: “Gli uomini che attendono Cristo sono ancora in numero immenso”, affermava il beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio sulla permanente validità del mandato missionario, e aggiungeva: “Non possiamo restarcene tranquilli, pensando ai milioni di nostri fratelli e sorelle, anch’essi redenti dal sangue di Cristo, che vivono ignari dell’amore di Dio” (n. 86). Anch’io, nell’indire l’Anno della fede, ho scritto che Cristo “oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra” (Lett. ap. Porta fidei, 7); proclamazione che, come si esprimeva anche il Servo di Dio Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, “non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile” (n. 5). Abbiamo bisogno quindi di riprendere lo stesso slancio apostolico delle prime comunità cristiane, che, piccole e indifese, furono capaci, con l’annuncio e la testimonianza, di diffondere il Vangelo in tutto il mondo allora conosciuto. Non meraviglia quindi che il Concilio Vaticano II e il successivo Magistero della Chiesa insistano in modo speciale sul mandato missionario che Cristo ha affidato ai suoi discepoli e che deve essere impegno dell’intero Popolo di Dio, Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, laici.
La cura di annunziare il Vangelo in ogni parte della terra spetta primariamente ai Vescovi, diretti responsabili dell’evangelizzazione nel mondo, sia come membri del collegio episcopale, sia come Pastori delle Chiese particolari. Essi, infatti, “sono stati consacrati non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 63), “messaggeri di fede che portano nuovi discepoli a Cristo” (Ad gentes, 20) e rendono “visibile lo spirito e l’ardore missionario del Popolo di Dio, sicché la diocesi tutta si fa missionaria” (ibid., 38).

La priorità dell’evangelizzare

Il mandato di predicare il Vangelo non si esaurisce perciò, per un Pastore, nell’attenzione verso la porzione del Popolo di Dio affidata alle sue cure pastorali, né nell’invio di qualche sacerdote, laico o laica fidei donum. Esso deve coinvolgere tutta l’attività della Chiesa particolare, tutti i suoi settori, in breve, tutto il suo essere e il suo operare. Il Concilio Vaticano II lo ha indicato con chiarezza e il Magistero successivo l’ha ribadito con forza. Ciò richiede di adeguare costantemente stili di vita, piani pastorali e organizzazione diocesana a questa dimensione fondamentale dell’essere Chiesa, specialmente nel nostro mondo in continuo cambiamento. E questo vale anche per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, come pure per i Movimenti ecclesiali: tutte le componenti del grande mosaico della Chiesa devono sentirsi fortemente interpellate dal mandato del Signore di predicare il Vangelo, affinché Cristo sia annunciato ovunque. Noi Pastori, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli in Cristo, dobbiamo metterci sulle orme dell’apostolo Paolo, il quale, “prigioniero di Cristo per i pagani” (Ef 3,1), ha lavorato, sofferto e lottato per far giungere il Vangelo in mezzo ai pagani (cfr Col 1,24-29), senza risparmiare energie, tempo e mezzi per far conoscere il Messaggio di Cristo.
Anche oggi la missione ad gentes deve essere il costante orizzonte e il paradigma di ogni attività ecclesiale, perché l’identità stessa della Chiesa è costituita dalla fede nel Mistero di Dio, che si è rivelato in Cristo per portarci la salvezza, e dalla missione di testimoniarlo e annunciarlo al mondo, fino al suo ritorno. Come san Paolo, dobbiamo essere attenti verso i lontani, quelli che non conoscono ancora Cristo e non hanno sperimentato la paternità di Dio, nella consapevolezza che “la cooperazione missionaria si deve allargare oggi a forme nuove includendo non solo l’aiuto economico, ma anche la partecipazione diretta all’evangelizzazione” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 82).
La celebrazione dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione saranno occasioni propizie per un rilancio della cooperazione missionaria, soprattutto in questa seconda dimensione.

Fede e annuncio

L’ansia di annunciare Cristo ci spinge anche a leggere la storia per scorgervi i problemi, le aspirazioni e le speranze dell’umanità, che Cristo deve sanare, purificare e riempire della sua presenza. Il suo Messaggio, infatti, è sempre attuale, si cala nel cuore stesso della storia ed è capace di dare risposta alle inquietudini più profonde di ogni uomo. Per questo la Chiesa, in tutte le sue componenti, deve essere consapevole che “gli orizzonti immensi della missione ecclesiale, la complessità della situazione presente chiedono oggi modalità rinnovate per poter comunicare efficacemente la Parola di Dio” (Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 97).
Questo esige, anzitutto, una rinnovata adesione di fede personale e comunitaria al Vangelo di Gesù Cristo, “in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo” (Lett. ap. Porta fidei, 8). Uno degli ostacoli allo slancio dell’evangelizzazione, infatti, è la crisi di fede, non solo del mondo occidentale, ma di gran parte dell’umanità, che pure ha fame e sete di Dio e deve essere invitata e condotta al pane di vita e all’acqua viva, come la Samaritana che si reca al pozzo di Giacobbe e dialoga con Cristo. Come racconta l’Evangelista Giovanni, la vicenda di questa donna è particolarmente significativa (cfr Gv 4,1-30): incontra Gesù, che le chiede da bere, ma poi le parla di un’acqua nuova, capace di spegnere la sete per sempre. La donna all’inizio non capisce, rimane a livello materiale, ma lentamente è condotta dal Signore a compiere un cammino di fede che la porta a riconoscerlo come il Messia. E a questo proposito sant’Agostino afferma: “dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare [questa donna] se non abbandonare l’anfora e correre ad annunziare la buona novella?” (In Ioannis Ev., 15, 30).
L’incontro con Cristo come Persona viva che colma la sete del cuore non può che portare al desiderio di condividere con altri la gioia di questa presenza e di farlo conoscere perché tutti la possano sperimentare. Occorre rinnovare l’entusiasmo di comunicare la fede per promuovere una nuova evangelizzazione delle comunità e dei Paesi di antica tradizione cristiana, che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo da riscoprire la gioia del credere. La preoccupazione di evangelizzare non deve mai rimanere ai margini dell’attività ecclesiale e della vita personale del cristiano, ma caratterizzarla fortemente, nella consapevolezza di essere destinatari e, al tempo stesso, missionari del Vangelo. Il punto centrale dell’annuncio rimane sempre lo stesso: il Kerigma del Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo, il Kerigma dell’amore di Dio assoluto e totale per ogni uomo ed ogni donna, culminato nell’invio del Figlio eterno e unigenito, il Signore Gesù, il quale non disdegnò di assumere la povertà della nostra natura umana, amandola e riscattandola, per mezzo dell’offerta di sé sulla croce, dal peccato e dalla morte. La fede in Dio, in questo disegno di amore realizzato in Cristo, è anzitutto un dono e un mistero da accogliere nel cuore e nella vita e di cui ringraziare sempre il Signore. Ma la fede è un dono che ci è dato perché sia condiviso; è un talento ricevuto perché porti frutto; è una luce che non deve rimanere nascosta, ma illuminare tutta la casa. E’ il dono più importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo tenere per noi stessi.

L’annuncio si fa carità 

“Guai a me se non annuncio il Vangelo!”, diceva l’apostolo Paolo (1 Cor 9,16). Questa parola risuona con forza per ogni cristiano e per ogni comunità cristiana in tutti i Continenti. Anche per le Chiese nei territori di missione, Chiese per lo più giovani, spesso di recente fondazione, la missionarietà è diventata una dimensione connaturale, anche se esse stesse hanno ancora bisogno di missionari. Tanti sacerdoti, religiosi e religiose, da ogni parte del mondo, numerosi laici e addirittura intere famiglie lasciano i propri Paesi, le proprie comunità locali e si recano presso altre Chiese per testimoniare e annunciare il Nome di Cristo, nel quale l’umanità trova la salvezza. Si tratta di un’espressione di profonda comunione, condivisione e carità tra le Chiese, perché ogni uomo possa ascoltare o riascoltare l’annuncio che risana e accostarsi ai Sacramenti, fonte della vera vita. Insieme a questo alto segno della fede che si trasforma in carità, ricordo e ringrazio le Pontificie Opere Missionarie, strumento per la cooperazione alla missione universale della Chiesa nel mondo.
Attraverso la loro azione l’annuncio del Vangelo si fa anche intervento in aiuto del prossimo, giustizia verso i più poveri, possibilità di istruzione nei più sperduti villaggi, assistenza medica in luoghi remoti, emancipazione dalla miseria, riabilitazione di chi è emarginato, sostegno allo sviluppo dei popoli, superamento delle divisioni etniche, rispetto per la vita in ogni sua fase.
Cari fratelli e sorelle, invoco sull’opera di evangelizzazione ad gentes, ed in particolare sui suoi operai, l’effusione dello Spirito Santo, perché la Grazia di Dio la faccia camminare più decisamente nella storia del mondo. Con il beato John Henry Newman vorrei pregare: “Accompagna, o Signore, i tuoi missionari nelle terre da evangelizzare, metti le parole giuste sulle loro labbra, rendi fruttuosa la loro fatica”. La Vergine Maria, Madre della Chiesa e Stella dell’evangelizzazione, accompagni tutti i missionari del
Vangelo.
Dal Vaticano, 6 gennaio 2012, Solennità dell'Epifania del Signore
BENEDICTUS PP XVI