sabato 17 marzo 2012

Io credo Signore!

Proseguiamo con le riflessioni quaresimali settimanali tratte dal volume "Cristo, mia speranza, è risorto!" di Don Giuseppe Turani

Annunciare


Nel cuore del cammino quaresimale la Parola di Dio diventa sempre più luminosa e potente e aiuta la Chiesa  a ripercorrere la strada del percorso battesimale, per fare esperienza della vera luce che è Cristo. [...] In ogni celebrazione liturgica a noi [...] è data l'opportunità di ascoltare e conoscere Cristo. L'omelia è uno degli aspetti che favoriscono tale conoscenza. Proprio per tale ragione, il sacerdote è invitato a tenere presente i due elementi che costituiscono l'omelia: Gesù Cristo e l'oggi. Se c'è Gesù Cristo ma non l'oggi, oppure se si valorizza l'attualità ma non Gesù Cristo, l'omelia "frana". Che cosa ha da dire, oggi, la Parola di Dio, in questa situazione concreta, a chi parla e a chi ascolta? [...] E' importante offrire nella Parola un indirizzo alle inquietudini e la forza per superare ciò che ostacola il cammino.
La predicazione si fa interessante quando diventa eco di Cristo e non solo "voce" di colui che annuncia; diventa significativa quando sgorga dalla contemplazione di colui che predica, dalla sua fede e dalla sua saggezza, traducendosi in contenuto pratico; se non c'è questo, quanto viene detto non ha valore, né autorità. [...] Chi si mette in ascolto della Parola si apre all'esperienza della comunione con Cristo e la sua vita si trasforma per diventare pensiero e parola di Cristo stesso.
Sant'Agostino sottolinea: "il predicatore, prima di essere un uomo che parla, deve essere un uomo che prega... Quando si avvicina l'ora di parlare, prima di dare la parola alla propria lingua, egli eleva la sua anima assetata per far scaturire ciò che ha bevuto e versare ciò di cui è pieno".

Celebrare


Che cos'è un'omelia? Che cosa ci si aspetta da chi predica? [...]
L'omelia è uno degli elementi di quella sezione della celebrazione eucaristica il cui perno è la Parola di Dio. Ciò significa che è parte integrante della liturgia, non un atto svincolato e autonomo, tanto meno un fattore che può, per il suo contenuto e la sua durata, interrompere il flusso ordinario e coerente del linguaggio simbolico, tipico dell'esperienza sacramentale. L'omelia nasconde un senso profondo: la Chiesa ha la responsabilità di far si che l'annuncio biblico si realizzi oggi. [...]
L'omelia è una viva esposizione dei misteri della fede e delle norme di vita cristiana sulla base del testo sacro; essa non si esprime secondo regole accademiche, ne secondo il genere letterario della catechesi o dell'esortazione morale, ma si presenta come una conversazione mistagogica. Non è appannaggio del prete ma un fatto ecclesiale, che concerne il popolo di Dio guidato da Cristo. [...]
Un'omelia ordinaria dovrebbe rientrare nello spazio di dodici minuti (con un minimo di dieci e un massimo di quindici). E' meglio che la gente accolga un solo pensiero, piuttosto che si irriti per le molte parole vivendo il disagio per tutta la celebrazione. Non per niente "predica" è sinonimo di cosa noiosa e interminabile. Churchill, formidabile oratore, diceva scherzando che per parlare in pubblico occorrono tre cose: avere qualcosa da dire, saperla comunicare, portarla a termine concludendo il discorso! I contemporanei di Mazzolari affermano che nell'ascoltare le omelie di don Primo si aveva la sensazione di camminare con lui su una strada già tracciata, più attuale, senza nessuna monotonia professionale. [...]

Testimoniare

Il missionario monfortano padre Emilio Nozza ha lungamente vissuto in Africa. Giunto in Malawi, ancora giovane e dopo alcuni anni di esperienza in Madagascar, aveva difficoltà nella comprensione e nella comunicazione in lingua locale, come succede un po' a tutti i missionari. In Malawi la liturgia era celebrata in inglese ma, essendo tale idioma poco accessibile alla maggioranza, si rendeva spesso necessaria una traduzione simultanea in chichewa, idioma locale.
Durante una celebrazione, padre Emilio si trovò a commentare il capitolo 5 del Vangelo di Matteo, dal versetto 20 in poi. Arrivato al versetto 23 (Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono), con semplicità di parole e di gesti spiegò che, prima di accostarsi sull'altare per offrire pane, vino e altri doni, per poi ricevere l'Eucarestia, era necessario essere in pace con la propria coscienza e non nutrire odio o rancore verso nessuno. Lasciò quindi la parola al catechista perché traducesse in chichewa. Terminata la traduzione, fatto strano, le persone presenti alla celebrazione, una dopo l'altra, uscirono in silenzio dalla chiesa, lasciandovi solo il missionario e il catechista. Padre Emilio, guardando in volto il compagno, gli chiese: "Si può sapere cosa hai detto ai fedeli per farli scappare tutti quanti?""Il Vangelo che tu hai spiegato", rispose il catechista.
Dopo non molto tempo ecco apparire all'ingresso della chiesa una, due, tre, dieci persone... tutte quelle che erano presenti all'inizio della celebrazione. Il missionario, meravigliato e stupito, chiese il motivo di tale comportamento. Il capo villaggio prese la parola dicendo: "Alcuni giorni fa il nostro villaggio ha avuto una vivace discussione con il villaggio vicino per un problema relativo alla proprietà di un campo del quale entrambi volevamo essere proprietari e non siamo giunti a un accordo, litigando in modo violento. Dopo aver ascoltato la tua parola abbiamo capito che, prima di stare vicini a Gesù, dovevamo risolvere la questione e fare pace e così abbiamo fatto. Ora abbiamo ristabilito il rapporto e possiamo stare qui con te e con Gesù e continuare la Messa".
Padre Emilio restò profondamente edificato e toccato dalla serietà e dalla coerenza di quei cristiani che vivevano fino in fondo la Parola di Dio, mettendola in pratica.

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