domenica 27 ottobre 2013

L'angelus del 27 ottobre

PAPA FRANCESCO
ANGELUS 
Piazza San Pietro
Domenica, 27 ottobre 2013


Prima di concludere questa celebrazione, desidero salutare tutti i pellegrini, specialmente voi, care famiglie, venute da tanti Paesi. Grazie di cuore!
Rivolgo un cordiale saluto ai Vescovi e ai fedeli della Guinea Equatoriale, qui convenuti in occasione della ratifica dell’Accordo con la Santa Sede. La Vergine Immacolata protegga il vostro amato popolo e vi ottenga di progredire sulla via della concordia e della giustizia.
Adesso pregheremo insieme l’Angelus. Con questa preghiera invochiamo la protezione di Maria per le famiglie del mondo intero, in modo particolare per quelle che vivono situazioni di maggiore difficoltà. Maria, Regina della Famiglia, prega per noi! Diciamo insieme: Maria, Regina della Famiglia, prega per noi! Maria, Regina della Famiglia, prega per noi! Maria, Regina della Famiglia, prega per noi!
Angelus Domini
Grazie tante per la festa di ieri e per questa Messa. Il Signore vi benedica. Vi auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

sabato 26 ottobre 2013

Torna l'ora solare

Ricordiamo ai nostri amici che questa notte tornerà l'ora solare.
Alle ore 3.00 quindi le lancette dovranno essere tirate indietro di 1 ora. Ricordatevi però che molti oggetti elettronici (quali computer o cellulari) tirano indietro l'ora in automatico. Controllate quindi, prima di trovarvi con l'orologio indietro di un'ora :)


mercoledì 23 ottobre 2013

L'udienza generale del 23 ottobre

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 23 ottobre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Continuando le catechesi sulla Chiesa, oggi vorrei guardare a Maria come immagine e modello della Chiesa. Lo faccio riprendendo un’espressione del Concilio Vaticano II. Dice la Costituzione Lumen gentium: «Come già insegnava Sant’Ambrogio, la Madre di Dio è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (n. 63). 
1. Partiamo dal primo aspetto, Maria come modello di fede. In che senso Maria rappresenta un modello per la fede della Chiesa? Pensiamo a chi era la Vergine Maria: una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo. Ma in quel cuore di giovane figlia d’Israele c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio era destinata a diventare la Madre del Redentore. Nell’Annunciazione, il Messaggero di Dio la chiama “piena di grazia” e le rivela questo progetto. Maria risponde “sì” e da quel momento la fede di Maria riceve una luce nuova: si concentra su Gesù, il Figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza. La fede di Maria è il compimento della fede d’Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell’amore infinito di Dio.
Come ha vissuto Maria questa fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa... Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Il “sì” di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio.
Possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo, forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa fede che lei aveva!
2. Veniamo al secondo aspetto: Maria modello di carità. In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi.
La Madonna vuole portare anche a noi, a noi tutti, il grande dono che è Gesù; e con Lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua gioia. Così la Chiesa è come Maria: la Chiesa non è un negozio, non è un’agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo; non porta se stessa – se piccola, se grande, se forte, se debole, la Chiesa porta Gesù e deve essere come Maria quando è andata a visitare Elisabetta. Cosa le portava Maria? Gesù. La Chiesa porta Gesù: questo è il centro della Chiesa, portare Gesù! Se per ipotesi, una volta succedesse che la Chiesa non porta Gesù, quella sarebbe una Chiesa morta! La Chiesa deve portare la carità di Gesù, l’amore di Gesù, la carità di Gesù.
Abbiamo parlato di Maria, di Gesù. E noi? Noi che siamo la Chiesa? Qual è l’amore che portiamo agli altri? E’ l’amore di Gesù, che condivide, che perdona, che accompagna, oppure è un amore annacquato, come si allunga il vino che sembra acqua? È un amore forte, o debole tanto che segue le simpatie, che cerca il contraccambio, un amore interessato?  Un’altra domanda: a Gesù piace l’amore interessato? No, non gli piace, perché l’amore deve essere gratuito, come il suo. Come sono i rapporti nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità? Ci trattiamo da fratelli e sorelle? O ci giudichiamo, parliamo male gli uni degli altri, curiamo ciascuno il proprio “orticello”, o ci curiamo l’un l’altro? Sono domande di carità!
3. E brevemente un ultimo aspetto: Maria modello di unione con Cristo. La vita della Vergine Santa è stata la vita di una donna del suo popolo: Maria pregava, lavorava, andava alla sinagoga… Però ogni azione era compiuta sempre in unione perfetta con Gesù. Questa unione raggiunge il culmine sul Calvario: qui Maria si unisce al Figlio nel martirio del cuore e nell’offerta della vita al Padre per la salvezza dell’umanità. La Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte.
E’ molto bella questa realtà che Maria ci insegna: l’essere sempre uniti a Gesù. Possiamo chiederci: ci ricordiamo di Gesù solo quando qualcosa non va e abbiamo bisogno, o il nostro è un rapporto costante, un’amicizia profonda, anche quando si tratta di seguirlo sulla via della croce?
Chiediamo al Signore che ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché nella nostra vita e nella vita di ogni comunità ecclesiale si rifletta il modello di Maria, Madre della Chiesa. Così sia!

Saluti:
Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement le pèlerinage du diocèse d’Angoulême, avec son Evêque Mgr Dagens, ainsi que les paroisses et les jeunes venus de France, de Suisse et de Belgique. Frères et sœurs, comme Marie, soyons toujours unis à Jésus, dans les joies comme dans les peines, et ayons à cœur de communiquer son amour et sa joie tout autour de nous.  Bon pèlerinage.
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, particolarmente i fedeli della Diocesi di Angoulême, con il Vescovo Mons. Dagens, come anche i gruppi parrocchiali e i giovani venuti dalla Franccia, dalla Svizzera e dal Belgio. Cari fratelli e sorelle, come Maria, rimaniamo sempre uniti a Gesù, nelle gioie e nelle pene, avendo a cuore di comunicare il suo amore e la sua gioia intorno a noi. Buon pellegrinaggio!]
I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, Ireland, Denmark, Norway, the Netherlands, India, Japan, the Philippines, Thailand, Guam, Canada and the United States.  In a particular way I welcome the United Kingdom’s All-Party Parliamentary Group on the Holy See, with cordial good wishes for their meetings in these days.  Upon all of you, and your families, I invoke God’s blessings of joy and peace! 
[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, India, Giappone, Filippine, Thailandia, Guam, Canada e Stati Uniti.  Rivolgo un caloroso benvenuto al Gruppo Inter-Parlamentare del Regno Unito sulla Santa Sede, con un augurio cordiale per gli incontri di questi giorni.  Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]
Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, Costa Rica, México, Panamá, Venezuela, Paraguay, Chile y los demás países latinoamericanos. Invito a todos a pedir al Señor su gracia, de modo que amemos cada vez más a María, Madre de la Iglesia. Gracias.
Amados peregrinos de língua portuguesa, dirijo uma cordial saudação a todos, particularmente aos grupos brasileiros de Belo Horizonte, Braço do Norte e Jundiaí. Este mês de Outubro encoraja-nos a perseverar na reza diária do terço, possivelmente em família, para que se reflicta também na Igreja doméstica o modelo de Maria. O segredo da sua paz e confiança estava nesta certeza: «A Deus, nada é impossível». Desça, pois, sobre vós e vossas famílias a Bênção do Senhor.
[Cari pellegrini di lingua portoghese, rivolgo un cordiale saluto a tutti, in particolare ai gruppi brasiliani di Belo Horizonte, Braço do Norte, Jundiaí. Questo mese di ottobre ci incoraggia a perseverare nella recita quotidiana del Rosario, possibilmente in famiglia, affinché si rifletta anche nella Chiesa domestica il modello di Maria. Il segreto della sua serenità e fiducia si trovava in questa certezza: «Nulla è impossibile a Dio». Scenda dunque su di voi e sulle vostre famiglie la Benedizione del Signore.]
أتوجَّه ُ بتحيةٍ حارة إلى الحجّاج الناطقينَ باللغةِ العربية، لا سيما القادمين من الشّرق الأوسط. "إن أمَّ اللهِ – حَسَبَ تعليمِ القديسِ أمبروسيوس – هي صورةُ الكنيسةِ في الإيمانِ، والمحبةِ، والإتّحادِ الكامل بالمسيح". أَستودِعُكم جميعاً شفاعةَ مريمَ الأُموميّة، أنتم المتدّينون لها بشكل خاص، وأمنحكم جميعاً البركة الرسولية!
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente. “La Madre di Dio - come insegnava Sant’Ambrogio - è la figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo”. Affido tutti voi alla materna intercessione di Maria, alla quale siete particolarmente devoti, e imparto su di voi la Benedizione Apostolica!]
Pozdrawiam serdecznie Polaków. Rozważane dzisiaj codzienne życie Maryi, Matki Bożej, to szczególna modlitwa, ustawiczny dialog z Bogiem Ojcem i Jezusem, Jej Synem. Trwajmy z Nią na modlitwie. Zawierzmy wszystko Jej Niepokalanemu Sercu. Upraszajmy, szczególnie teraz w październiku, w modlitwie różańcowej, pokój dla świata i powrót do ewangelicznych wartości. Z serca błogosławię wam tu obecnym i waszym bliskim.
[Saluto cordialmente tutti i polacchi. La vita quotidiana di Maria, Madre di Dio, che meditiamo oggi, è un particolare dialogo, nella preghiera con Dio Padre e con Gesù, Suo Figlio. Rimaniamo anche noi uniti a Lei nella preghiera. Affidiamo tutto al Suo Cuore Immacolato. Chiediamo, in modo particolare in questo mese di ottobre, con la preghiera del Rosario, la pace per il mondo e il ritorno ai valori evangelici. Di cuore benedico voi qui presenti e i vostri cari.]
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i fedeli delle Diocesi di Alife-Caiazzo, Cassano allo Ionio, Frosinone, Grosseto, Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia e Tursi-Lagonegro con i rispettivi Vescovi, venuti alla Sede di Pietro in occasione dell’Anno della fede. Saluto i religiosi, in particolare i Padri Scolopi, nel quarto centenario della fondazione dell’Ordine, ad opera di San Giuseppe Calasanzio, a favore dell’infanzia e della gioventù; le numerose associazioni, particolarmente quelle impegnate nel volontariato e nella solidarietà con i bisognosi; le forze dell’ordine  e i gruppi parrocchiali. Invito tutti a rivolgersi sempre alla Vergine Maria con la preghiera del Rosario, per rinnovare la nostra fede in Cristo e sentirci intimamente uniti alla sua Chiesa!
Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il mese di ottobre ci ricorda l’impegno di ciascuno nella missione di annunciare il Vangelo. Cari giovani, specialmente i seminaristi di Verona e i giovani della Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, siate coraggiosi testimoni della fede cristiana; cari ammalati, offrite la vostra croce quotidiana per la conversione dei lontani alla luce del Vangelo; e voi, cari sposi novelli, siate annunziatori dell’amore di Cristo a partire dalla vostra famiglia.


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

martedì 22 ottobre 2013

Letture della S.Messa del 27 ottobre

RITO ROMANO (XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO):

Prima lettura
Sir 35,15-17.20-22

Dal libro del Siràcide
Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.


Salmo responsoriale
Sal 33

   R.: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.


Seconda lettura
2Tm 4,6-8.16-18

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Vangelo
Lc 18,9-14

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

RITO AMBROSIANO (I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE - Il mandato missionario):

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 13, 1-5a

In quei giorni. C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono.
Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei.          


SALMO
Sal 95 (96)

             ®  Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. ®

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 15, 15-20

Fratelli, su alcuni punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti, adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui.  


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 28, 16-20

In quel tempo. Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che il Signore Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

MESSA VIGILARE:

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 21, 1-14

Dopo questi fatti, il Signore Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
             Cristo Signore è risorto!
             ®Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture della messa nel giorno della Domenica:
At 13,1-5a; Sal 95; Rm 15,15-20; Mt 28,16-20

domenica 20 ottobre 2013

Messaggio per la giornata missionaria mondiale 2013

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2013


Cari fratelli e sorelle,
quest’anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo l'Anno della fede, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo. In questa prospettiva, vorrei proporre alcune riflessioni.
1. La fede è dono prezioso di Dio, il quale apre la nostra mente perché lo possiamo conoscere ed amare. Egli vuole entrare in relazione con noi per farci partecipi della sua stessa vita e rendere la nostra vita più piena di significato, più buona, più bella. Dio ci ama! La fede, però, chiede di essere accolta, chiede cioè la nostra personale risposta, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. E' un dono, poi, che non è riservato a pochi, ma che viene offerto con generosità. Tutti dovrebbero poter sperimentare la gioia di sentirsi amati da Dio, la gioia della salvezza! Ed è un dono che non si può tenere solo per se stessi, ma che va condiviso. Se noi vogliamo tenerlo soltanto per noi stessi, diventeremo cristiani isolati, sterili e ammalati. L’annuncio del Vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo ed è un impegno costante che anima tutta la vita della Chiesa. «Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (Benedetto XVI, Esort. ap. Verbum Domini, 95). Ogni comunità è “adulta” quando professa la fede, la celebra con gioia nella liturgia, vive la carità e annuncia senza sosta la Parola di Dio, uscendo dal proprio recinto per portarla anche nelle “periferie”, soprattutto a chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscere Cristo. La solidità della nostra fede, a livello personale e comunitario, si misura anche dalla capacità di comunicarla ad altri, di diffonderla, di viverla nella carità, di testimoniarla a quanti ci incontrano e condividono con noi il cammino della vita.
2. L'Anno della fede, a cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, è di stimolo perché l'intera Chiesa abbia una rinnovata consapevolezza della sua presenza nel mondo contemporaneo, della sua missione tra i popoli e le nazioni. La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i “confini" della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna, Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane: «Poiché il popolo di Dio vive nelle comunità, specialmente in quelle diocesane e parrocchiali, ed in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni» (Decr. Ad gentes, 37). Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo. Invito i Vescovi, i Presbiteri, i Consigli presbiterali e pastorali, ogni persona e gruppo responsabile nella Chiesa a dare rilievo alla dimensione missionaria nei programmi pastorali e formativi, sentendo che il proprio impegno apostolico non è completo se non contiene il proposito di “rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni”, di fronte a tutti i popoli. La missionarietà non è solamente una dimensione programmatica nella vita cristiana, ma anche una dimensione paradigmatica che riguarda tutti gli aspetti della vita cristiana.
3. Spesso l'opera di evangelizzazione trova ostacoli non solo all'esterno, ma all’interno della stessa comunità ecclesiale. A volte sono deboli il fervore, la gioia, il coraggio, la speranza nell’annunciare a tutti il Messaggio di Cristo e nell’aiutare gli uomini del nostro tempo ad incontrarlo. A volte si pensa ancora che portare la verità del Vangelo sia fare violenza alla libertà. Paolo VI ha parole illuminanti al riguardo: «Sarebbe ... un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza di Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà ... è un omaggio a questa libertà» (Esort, ap. Evangelii nuntiandi, 80). Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre, con rispetto, l’incontro con Cristo, di farci portatori del suo Vangelo. Gesù è venuto in mezzo a noi per indicare la via della salvezza, ed ha affidato anche a noi la missione di farla conoscere a tutti, fino ai confini della terra. Spesso vediamo che sono la violenza, la menzogna, l’errore ad essere messi in risalto e proposti. E’ urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del Vangelo con l’annuncio e la testimonianza, e questo dall’interno stesso della Chiesa. Perché, in questa prospettiva, è importante non dimenticare mai un principio fondamentale per ogni evangelizzatore: non si può annunciare Cristo senza la Chiesa. Evangelizzare non è mai un atto isolato, individuale, privato, ma sempre ecclesiale. Paolo VI scriveva che «quando il più sconosciuto predicatore, missionario, catechista o Pastore, annuncia il Vangelo, raduna la comunità, trasmette la fede, amministra un Sacramento, anche se è solo, compie un atto di Chiesa». Egli non agisce «per una missione arrogatasi, né in forza di un'ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (ibidem). E questo dà forza alla missione e fa sentire ad ogni missionario ed evangelizzatore che non è mai solo, ma parte di un unico Corpo animato dallo Spirito Santo.
4. Nella nostra epoca, la mobilità diffusa e la facilità di comunicazione attraverso i new media hanno mescolato tra loro i popoli, le conoscenze, le esperienze. Per motivi di lavoro intere famiglie si spostano da un continente all'altro; gli scambi professionali e culturali, poi, il turismo e fenomeni analoghi spingono a un ampio movimento di persone. A volte risulta difficile persino per le comunità parrocchiali conoscere in modo sicuro e approfondito chi è di passaggio o chi vive stabilmente sul territorio. Inoltre, in aree sempre più ampie delle regioni tradizionalmente cristiane cresce il numero di coloro che sono estranei alla fede, indifferenti alla dimensione religiosa o animati da altre credenze. Non di rado poi, alcuni battezzati fanno scelte di vita che li conducono lontano dalla fede, rendendoli così bisognosi di una “nuova evangelizzazione”. A tutto ciò si aggiunge il fatto che ancora un'ampia parte dell'umanità non è stata raggiunta dalla buona notizia di Gesù Cristo. Viviamo poi in un momento di crisi che tocca vari settori dell'esistenza, non solo quello dell’economia, della finanza, della sicurezza alimentare, dell’ambiente, ma anche quello del senso profondo della vita e dei valori fondamentali che la animano. Anche la convivenza umana è segnata da tensioni e conflitti che provocano insicurezza e fatica di trovare la via per una pace stabile. In questa complessa situazione, dove l'orizzonte del presente e del futuro sembrano percorsi da nubi minacciose, si rende ancora più urgente portare con coraggio in ogni realtà il Vangelo di Cristo, che è annuncio di speranza, di riconciliazione, di comunione, annuncio della vicinanza di Dio, della sua misericordia, della sua salvezza, annuncio che la potenza di amore di Dio è capace di vincere le tenebre del male e guidare sulla via del bene. L’uomo del nostro tempo ha bisogno di una luce sicura che rischiara la sua strada e che solo l’incontro con Cristo può donare. Portiamo a questo mondo, con la nostra testimonianza, con amore, la speranza donata dalla fede! La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. La Chiesa - lo ripeto ancora una volta - non è un’organizzazione assistenziale, un’impresa, una ONG, ma è una comunità di persone, animate dall'azione dello Spirito Santo, che hanno vissuto e vivono lo stupore dell’incontro con Gesù Cristo e desiderano condividere questa esperienza di profonda gioia, condividere il Messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato. E’ proprio lo Spirito Santo che guida la Chiesa in questo cammino.
5. Vorrei incoraggiare tutti a farsi portatori della buona notizia di Cristo e sono grato in modo particolare ai missionari e alle missionarie, ai presbiteri fidei donum, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici - sempre più numerosi - che, accogliendo la chiamata del Signore, lasciano la propria patria per servire il Vangelo in terre e culture diverse. Ma vorrei anche sottolineare come le stesse giovani Chiese si stiano impegnando generosamente nell’invio di missionari alle Chiese che si trovano in difficoltà - non raramente Chiese di antica cristianità - portando così la freschezza e l’entusiasmo con cui esse vivano la fede che rinnova la vita e dona speranza. Vivere in questo respiro universale, rispondendo al mandato di Gesù «andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28, 19) è una ricchezza per ogni Chiesa particolare, per ogni comunità, e donare missionari e missionarie non è mai una perdita, ma un guadagno. Faccio appello a quanti avvertono tale chiamata a corrispondere generosamente alla voce dello Spirito, secondo il proprio stato di vita, e a non aver paura dì essere generosi con il Signore. Invito anche i Vescovi, le famiglie religiose, le comunità e tutte le aggregazioni cristiane a sostenere, con lungimiranza e attento discernimento, la chiamata missionaria ad gentes e ad aiutare le Chiese che hanno necessità di sacerdoti, di religiosi e religiose e di laici per rafforzare la comunità cristiana. E questa dovrebbe essere un’attenzione presente anche tra le Chiese che fanno parte di una stessa Conferenza Episcopale o di una Regione: è importante che le Chiese più ricche di vocazioni aiutino con generosità quelle che soffrono per la loro scarsità.
Insieme esorto i missionari e le missionarie, specialmente i presbiteri fidei donum e i laici, a vivere con gioia il loro prezioso servizio nelle Chiese a cui sono inviati, e a portare la loro gioia e la loro esperienza alle Chiese da cui provengono, ricordando come Paolo e Barnaba al termine del loro primo viaggio missionario «riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede» (At 14,27). Essi possono diventare una via per una sorta di “restituzione” della fede, portando la freschezza delle giovani Chiese, affinché le Chiese di antica cristianità ritrovino l’entusiasmo e la gioia di condividere la fede in uno scambio che è arricchimento reciproco nel cammino di sequela del Signore.
La sollecitudine verso tutte le Chiese, che il Vescovo di Roma condivide con i confratelli Vescovi, trova un'importante attuazione nell’impegno delle Pontificie Opere Missionarie, che hanno lo scopo di animare e approfondire la coscienza missionaria di ogni battezzato e di ogni comunità, sia richiamando la necessità di una più profonda formazione missionaria dell'intero Popolo di Dio, sia alimentando la sensibilità delle Comunità cristiane ad offrire il loro aiuto per favorire la diffusione del Vangelo nel mondo.
Un pensiero infine ai cristiani che, in varie parti del mondo, si trovano in difficoltà nel professare apertamente la propria fede e nel vedere riconosciuto il diritto a viverla dignitosamente. Sono nostri fratelli e sorelle, testimoni coraggiosi - ancora più numerosi dei martiri nei primi secoli - che sopportano con perseveranza apostolica le varie forme attuali di persecuzione, Non pochi rischiano anche la vita per rimanere fedeli al Vangelo di Cristo. Desidero assicurare che sono vicino con la preghiera alle persone, alle famiglie e alle comunità che soffrono violenza e intolleranza e ripeto loro le parole consolanti di Gesù: «Coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
Benedetto XVI esortava: «"La Parola del Signore corra e sia glorificata'’ (2Ts 3,1): possa questo Anno della federendere sempre più saldo il rapporto con Cristo Signore, poiché solo in Lui vi è la certezza per guardare al futuro e la garanzia di un amore autentico e duraturo» (Lett. ap. Porta fidei, 15). È il mio auspicio per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno. Benedico di cuore i missionari e le missionarie e tutti coloro che accompagnano e sostengono questo fondamentale impegno della Chiesa affinché l’annuncio del Vangelo possa risuonare in tutti gli angoli della terra, e noi, ministri del Vangelo e missionari, sperimenteremo “la dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80).
Dal Vaticano, 19 maggio 2013, Solennità di Pentecoste

FRANCESCO
 

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

L'angelus del 20 ottobre

PAPA FRANCESCO
ANGELUS 
Piazza San Pietro
Domenica, 20 ottobre 2013
 
Cari fratelli e sorelle,
nel Vangelo di oggi Gesù racconta una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi. La protagonista è una vedova che, a forza di supplicare un giudice disonesto, riesce a farsi fare giustizia da lui. E Gesù conclude: se la vedova è riuscita a convincere quel giudice, volete che Dio non ascolti noi, se lo preghiamo con insistenza? L’espressione di Gesù è molto forte: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?» (Lc 18,7).
“Gridare giorno e notte” verso Dio! Ci colpisce questa immagine della preghiera. Ma chiediamoci: perché Dio vuole questo? Lui non conosce già le nostre necessità? Che senso ha “insistere” con Dio?
Questa è una buona domanda, che ci fa approfondire un aspetto molto importante della fede: Dio ci invita a pregare con insistenza non perché non sa di che cosa abbiamo bisogno, o perché non ci ascolta. Al contrario, Lui ascolta sempre e conosce tutto di noi, con amore. Nel nostro cammino quotidiano, specialmente nelle difficoltà, nella lotta contro il male fuori e dentro di noi, il Signore non è lontano, è al nostro fianco; noi lottiamo con Lui accanto, e la nostra arma è proprio la preghiera, che ci fa sentire la sua presenza accanto a noi, la sua misericordia, anche il suo aiuto. Ma la lotta contro il male è dura e lunga, richiede pazienza e resistenza – come Mosè, che doveva tenere le braccia alzate per far vincere il suo popolo (cfr Es 17,8-13). E’ così: c’è una lotta da portare avanti ogni giorno; ma Dio è il nostro alleato, la fede in Lui è la nostra forza, e la preghiera è l’espressione di questa fede. Perciò Gesù ci assicura la vittoria, ma alla fine si domanda: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc18,8). Se si spegne la fede, si spegne la preghiera, e noi camminiamo nel buio, ci smarriamo nel cammino della vita.
Impariamo dunque dalla vedova del Vangelo a pregare sempre, senza stancarci. Era brava questa vedova! Sapeva lottare per i suoi figli! E penso a tante donne che lottano per la loro famiglia, che pregano, che non si affaticano mai. Un ricordo oggi, tutti noi, a queste donne che col loro atteggiamento ci danno una vera testimonianza di fede, di coraggio, un modello di preghiera. Un ricordo a loro! Pregare sempre, ma non per convincere il Signore a forza di parole! Lui sa meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno! Piuttosto la preghiera perseverante è espressione della fede in un Dio che ci chiama a combattere con Lui, ogni giorno, ogni momento, per vincere il male con il bene.

Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Oggi ricorre la Giornata Mondiale Missionaria. Qual è la missione della Chiesa? Diffondere nel mondo la fiamma della fede, che Gesù ha acceso nel mondo: la fede in Dio che è Padre, Amore, Misericordia. Il metodo della missione cristiana non è il proselitismo, ma quello della fiamma condivisa che riscalda l’anima. Ringrazio tutti coloro che con la preghiera e l’aiuto concreto sostengono l’opera missionaria, in particolare la sollecitudine del Vescovo di Roma per la diffusione del Vangelo. In questa Giornata siamo vicini a tutti i missionari e le missionarie, che lavorano tanto senza far rumore, e danno la vita. Come l’italiana Afra Martinelli, che ha operato per tanti anni in Nigeria: qualche giorno fa è stata uccisa, per rapina; tutti hanno pianto, cristiani e musulmani. Le volevano bene. Lei ha annunciato il Vangelo con la vita, con l’opera che ha realizzato, un centro di istruzione; così ha diffuso la fiamma della fede, ha combattuto la buona battaglia! Pensiamo a questa sorella nostra, e la salutiamo con un applauso, tutti!
Penso anche a Stefano Sándor, che ieri è stato proclamato Beato a Budapest. Era un salesiano laico, esemplare nel servizio ai giovani, nell’oratorio e nell’istruzione professionale. Quando il regime comunista chiuse tutte le opere cattoliche, affrontò le persecuzioni con coraggio, e fu ucciso a 39 anni. Ci uniamo al rendimento di grazie della Famiglia salesiana e della Chiesa ungherese.
Desidero esprimere la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine colpite da un forte terremoto, e vi invito a pregare per quella cara Nazione, che di recente ha subito diverse calamità.
Saluto con affetto tutti i pellegrini presenti, incominciando dai ragazzi che hanno dato vita alla manifestazione “100 metri di corsa e di fede”, promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura. Grazie, perché ci ricordate che il credente è un atleta dello spirito! Grazie tante!
Accolgo con gioia i fedeli delle Diocesi di Bologna e di Cesena-Sarsina, guidati dal Cardinale Caffarra e dal Vescovo Regattieri; come pure quelli di Corrientes, in Argentina, e di Maracaibo e Barinas, in Venezuela. E oggi in Argentina si celebra la Festa della mamma, rivolgo un affettuoso saluto alle mamme della mia terra!
Saluto il gruppo di preghiera “Raio de Luz”, dal Brasile; e le Fraternità dell’Ordine Secolare Trinitario.
Le parrocchie e le associazioni italiane sono troppe, non posso nominarle, ma saluto e ringrazio tutti con affetto!
Buona domenica! Arrivederci e buon pranzo!


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 16 ottobre 2013

L'udienza generale del 16 ottobre

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 16 ottobre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!   
Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.
Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.
Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.
1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 19-20); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apostoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 
2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apostoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nonostante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 
3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra parola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero?
La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – ,  di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel passato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chiesa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

Saluti:
Je salue avec joie tous les francophones présents, particulièrement les pèlerins de l’Ile de la Réunion, l’Association Chorale « Son qui » de Belgique et les nombreux jeunes. Comme les Apôtres de Jésus, puissiez-vous porter, sans peur ni honte, l’Évangile à tous vos frères et sœurs ! Par vos paroles et surtout par votre vie chrétienne, soyez toujours et partout des missionnaires pleins de dynamisme et de joie ! Bon séjour à Rome !
[Saluto con gioia tutti i fedeli di lingua francese, specialmente i pellegrini dell’Isola di Riunione, l’Associazione Corale «Son qui»del Belgio e i numerosi giovani. Come gli Apostoli di Gesù, possiate portare, senza paura né vergogna, il Vangelo a tutti i vostri fratelli e sorelle. Con le vostre parole e soprattutto con la vostra vita cristiana, siate sempre e dappertutto missionari pieni di forza e di gioia! Buon soggiorno a Roma.]
I cordially greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, Scotland, Denmark, Norway, Israel, Ghana, Nigeria, Australia, China, Japan, Korea, Trinidad and Tobago, Canada and the United States. My particular greeting goes to the delegation from the NATO Defense College and the pilgrims from Norway. Upon all of you, and your families, I invoke God’s blessings of joy and peace!
[Rivolgo un saluto cordiale a tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente a quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Danimarca, Norvegia, Israele, Ghana, Nigeria, Australia, Cina, Giappone, Corea, Trinidad e Tobago, Canada e Stati Uniti. Saluto in modo particolare la delegazione della NATO Defense College e i pellegrini venuti dalla Norvegia. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]
Von Herzen grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache. besonders die vielen Jugendlichen wie z.B. die Schüler der Liebfrauenschule Mülhausen. Ihr, die ihr in eurer Ausbildung seid, lernt vom heiligen Augustinus, der einmal gesagt hat: Glaube, um zu verstehen, und verstehe, um zu glauben. Der heilige Geist geleite euch auf eurem Lebensweg.
[Saluto di cuore tutti i fratelli e le sorelle di lingua tedesca, in particolare i tanti giovani come gli studenti dellaLiebfrauenschule di Mülhausen. Voi, che state studiando, cercate di imparare da Sant’Agostino che ha detto «Credi per comprendere: comprendi per credere». Lo Spirito Santo vi accompagni nel vostro camino.]
Dirijo un cordial saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México y los demás países latinoamericanos. Invito a todos a ser testigos auténticos de Cristo Resucitado y a anunciar el Evangelio a todas las gentes, en comunión con los Obispos, sucesores de los Apóstoles. Muchas gracias.
Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os fiéis da Paróquia do Olival, em Portugal, e os fiéis brasileiros de São José dos Campos, Santos e São Paulo. Queridos amigos, Jesus vos chama a levar a alegria do Evangelho a todos os homens e mulheres, como suas autênticas testemunhas! Que Deus vos abençoe a todos!
[Saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli della Parrocchia di Olival, in Portogallo, e i fedeli brasiliani di São José dos Campos, Santos e São Paulo. Cari amici, Gesù vi chiama a portare la gioia del Vangelo a tutti gli uomini e donne, come suoi autentici testimoni! Dio vi benedica tutti!]
الأخوات والإخوة الأحباء الناطقون باللغة العربية، لا سيما القادمون من العراق ومن الأردن: يؤكد الاعتراف بكنيسة رسولية على الصلة الوثيقة والتأسيسية التي تربط بين الكنيسة وبين الرسول. فالكنيسة في الحقيقة تجد جذورها في تعليم الرسل، وتحي الحاضر مرتكزة على صخرة إيمانهم، وتتطلع إلى المستقبل، بإدراك ثابت لكونها، على مثالهم، مرسلة ومبشرة. فلنصلي من أجل الكنيسة كي تكون في العالم الشعلة المتقدة، التي تقود الجميع إلى المسيح: الطريق، والحق والحياة! لتكن بركة الرب دائما معكم!
[Cari fedeli di lingua araba, in particolare quelli provenienti dall’Iraq e dalla Giordania: confessare che la Chiesa è apostolica conferma che essa ha con gli Apostoli un legame profondo e costitutivo. Infatti, la Chiesa ha le sue radici nel loro insegnamento, vive il presente basandosi sulla roccia della loro fede e guarda al futuro, riconoscendosi di essere, come loro, inviata e missionaria. Preghiamo affinché la Chiesa sia la fiamma ardente che conduce tutti a Cristo: Via, Verità e Vita! La benedizione del Signore sia sempre con voi!]
Pozdrawiam polskich pielgrzymów. Dziś w Katowicach ma miejsce ważne wydarzenie kulturalno-religijne: misterium o życiu i duchowości św. Franciszka, z udziałem setek aktorów i tysięcy widzów. Jego organizatorom i uczestnikom życzę, aby to artystyczne spotkanie z Biedaczyną z Asyżu budziło w sercach wszystkich miłość do Boga Stwórcy, szacunek dla stworzenia i czynne miłosierdzie dla tych, którzy potrzebują duchowej i materialnej pomocy.
Wszystkich Was tu obecnych i waszych najbliższych zawierzam wstawiennictwu Błogosławionego Jana Pawła II, w trzydziestą piątą rocznicę wyboru na Stolicę Piotrową, i z serca Wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
[Saluto i pellegrini polacchi. Oggi a Katowice si svolge un importante evento culturale-religioso: una sacra rappresentazione sulla vita e sulla spiritualità di San Francesco, con la partecipazione di centinaia di attori e migliaia di spettatori. Agli organizzatori ed ai partecipanti auguro che quest’incontro artistico con il Poverello di Assisi susciti nei cuori di tutti l’amore per Dio Creatore, il rispetto per il creato e la fattiva carità per coloro che necessitano dell’aiuto spirituale e materiale.
Voi tutti qui presenti e i vostri cari affido alla celeste intercessione del Beato Giovanni Paolo II, nel trentacinquesimo anniversario dell’elezione alla Cattedra di Pietro, e di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli delle Diocesi di Piacenza-Bobbio, Faenza-Modigliana, Bergamo, Fabriano-Matelica, Forlì-Bertinoro e Agrigento, con i loro Pastori, venuti alla Sede di Pietro in occasione dell’Anno della fede. Saluto inoltre le religiose, in particolare le Agostiniane Missionarie, che celebrano il Capitolo Generale; la Fondazione Raphael, impegnata in favore dei figli dei detenuti; e i gruppi parrocchiali, specialmente i fedeli di Jelsi e Bisceglie. Un caloroso saluto rivolgo al personale di varie Ambasciate presso la Santa Sede, che ringrazio vivamente per il prezioso lavoro, e ai delegati del Mouvement International Quart Monde, alla vigilia della Giornata del Rifiuto della Miseria, nel giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, indetta dalle Nazioni Unite. Auguro a tutti di essere rafforzati nel legame con Cristo e con la sua Chiesa!
Infine, un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria di Santa Margherita Maria Alacoque. La devozione al Sacro Cuore di Gesù insegni a voi, cari giovani, specialmente ai ragazzi dell’Istituto Salesiano Borgo di Roma e dell’Istituto Smaldone di Salerno, ad amare come amava lui; renda forti voi, cari ammalati, nel portare la croce della sofferenza con pazienza; e sia di sostegno a voi, cari sposi novelli, nel costruire la vostra famiglia sulla fedeltà e la dedizione.


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

martedì 15 ottobre 2013

Le (probabili) date della GMG di Cracovia

Cominciano a circolare le prime indiscrezioni sul periodo in cui si terrà la GMG di Cracovia nel 2016.
Secondo questo articolo (in portoghese) l'evento si terrà l'ultima settimana di luglio, quindi dal 26 al 31.
Appena avremo una conferma sarà nostra cura segnalarvelo


Mail fasulla

Rigiriamo la seguente news che arriva dal comitato organizzatore della GMG:

"Attenzione:
Se avete ricevuto una mail chiedendo di donare per la GMG ignoratela!
La richiesta di donazione non arriva dal comitato organizzatore.
Vi aggiorneremo su eventuali raccolte fondi appena abbiamo notizie ufficiali dal comitato."

La mail che circola è una cosa del genere, prestate attenzione:


Letture della S.Messa del 20 ottobre

RITO ROMANO (XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO):

Prima lettura
Es 17,8-13

Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.
Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.


Salmo responsoriale
Sal 120

   R.: Il mio aiuto viene dal Signore.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.


Seconda lettura
2Tm 3,14-4,2

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.



Vangelo
Lc 18,1-8

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

RITO AMBROSIANO (DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO):

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 60, 11-21

Così dice il Signore Dio: / «Le tue porte saranno sempre aperte, / non si chiuderanno né di giorno né di notte, / per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti / e i loro re che faranno da guida. / Perché la nazione e il regno / che non vorranno servirti periranno, / e le nazioni saranno tutte sterminate. / La gloria del Libano verrà a te, / con cipressi, olmi e abeti, / per abbellire il luogo del mio santuario, / per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. / Verranno a te in atteggiamento umile / i figli dei tuoi oppressori; / ti si getteranno proni alle piante dei piedi / quanti ti disprezzavano. / Ti chiameranno “Città del Signore”, / “Sion del Santo d’Israele”. / Dopo essere stata derelitta, / odiata, senza che alcuno passasse da te, / io farò di te l’orgoglio dei secoli, / la gioia di tutte le generazioni. / Tu succhierai il latte delle genti, / succhierai le ricchezze dei re. / Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore / e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. / Farò venire oro anziché bronzo, / farò venire argento anziché ferro, / bronzo anziché legno, / ferro anziché pietre. / Costituirò tuo sovrano la pace, / tuo governatore la giustizia. / Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, / di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. / Tu chiamerai salvezza le tue mura / e gloria le tue porte. / Il sole non sarà più la tua luce di giorno, / né ti illuminerà più / lo splendore della luna. / Ma il Signore sarà per te luce eterna, / il tuo Dio sarà il tuo splendore. / Il tuo sole non tramonterà più / né la tua luna si dileguerà, / perché il Signore sarà per te luce eterna; / saranno finiti i giorni del tuo lutto. / Il tuo popolo sarà tutto di giusti, / per sempre avranno in eredità la terra, / germogli delle piantagioni del Signore, / lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria».   

[oppure:
LETTURA
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo 2, 4-10

Carissimi, avvicinandovi a Cristo, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: / «Ecco, io pongo in Sion / una pietra d’angolo, scelta, preziosa, / e chi crede in essa non resterà deluso. / Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono / la pietra che i costruttori hanno scartato / è diventata pietra d’angolo / e sasso d’inciampo, pietra di scandalo». / Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. ]

SALMO
Sal 117 (118)

             ®   Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». ®

Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina. ®


EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 13, 15-17. 20-21

Fratelli, per mezzo di Gesù offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.
Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.
Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi.
Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 6, 43-48

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. / Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene». 

MESSA VIGILARE:

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 24-29


Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne il Signore Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
                                    Cristo Signore è risorto!
                                      ® Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture nella messa nel giorno della Domenica:
Is 60,11-21; [1Pt 2,4-10]; Sal 117; Eb 15-17.20-21; Lc 6,43-48