mercoledì 27 novembre 2013

L'udienza generale del 27 novembre

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 27 novembre 2013

Cari fratelli e sorelle,
buongiorno e complimenti perché siete coraggiosi con questo freddo in piazza. Tanti complimenti.
Desidero portare a termine le catechesi sul “Credo”, svolte durante l’Anno della Fede, che si è concluso domenica scorsa. In questa catechesi e nella prossima vorrei considerare il tema della risurrezione della carne, cogliendone due aspetti così come li presenta il Catechismo della Chiesa Cattolica, cioè il nostro morire e il nostro risorgere in Gesù Cristo. Oggi mi soffermo sul primo aspetto, «morire in Cristo».
1. Fra noi comunemente c’è un modo sbagliato di guardare la morte. La morte ci riguarda tutti, e ci interroga in modo profondo, specialmente quando ci tocca da vicino, o quando colpisce i piccoli, gli indifesi in una maniera che ci risulta “scandalosa”. A me sempre ha colpito la domanda: perché soffrono i bambini?, perché muoiono i bambini? Se viene intesa come la fine di tutto, la morte spaventa, atterrisce, si trasforma in minaccia che infrange ogni sogno, ogni prospettiva, che spezza ogni relazione e interrompe ogni cammino. Questo capita quando consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando si vive come se Dio non esistesse. Questa concezione della morte è tipica del pensiero ateo, che interpreta l’esistenza come un trovarsi casualmente nel mondo e un camminare verso il nulla. Ma esiste anche un ateismo pratico, che è un vivere solo per i propri interessi e vivere solo per le cose terrene. Se ci lasciamo prendere da questa visione sbagliata della morte, non abbiamo altra scelta che quella di occultare la morte, di negarla, o di banalizzarla, perché non ci faccia paura.
2. Ma a questa falsa soluzione si ribella il “cuore” dell’uomo, il desiderio  che tutti noi abbiamo di infinito, la nostalgia che tutti noi abbiamo dell’eterno. E allora qual è il senso cristiano della morte? Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara – i genitori, un fratello, una sorella, un coniuge, un figlio, un amico –, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte.
Questa sete di vita ha trovato la sua risposta reale e affidabile nella risurrezione di Gesù Cristo. La risurrezione di Gesù non dà soltanto la certezza della vita oltre la morte, ma illumina anche il mistero stesso della morte di ciascuno di noi. Se viviamo uniti a Gesù, fedeli a Lui, saremo capaci di affrontare con speranza e serenità anche il passaggio della morte. La Chiesa infatti prega: «Se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura». Una bella preghiera della Chiesa questa! Una persona tende a morire come è vissuta. Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, un cammino di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparato ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena come il definitivo abbandono confidente nelle sue mani accoglienti, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto. Questa è la cosa più bella che può accaderci: contemplare faccia a faccia quel volto meraviglioso del Signore, vederlo come Lui è, bello, pieno di luce, pieno di amore, pieno di tenerezza. Noi andiamo fino a questo punto: vedere il Signore.
3. In questo orizzonte si comprende l’invito di Gesù ad essere sempre pronti, vigilanti, sapendo che la vita in questo mondo ci è data anche per preparare l’altra vita, quella con il Padre celeste.  E per questo c’è una via sicura:prepararsi bene alla morte, stando vicino a Gesù. Questa è la sicurezza: io mi preparo alla morte stando vicino a Gesù. E come si sta vicino a Gesù? Con la preghiera, nei Sacramenti e anche nella pratica della carità. Ricordiamo che Lui è presente nei più deboli e bisognosi. Lui stesso si è identificato con loro, nella famosa parabola del giudizio finale, quando dice: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. …Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-36.40). Pertanto, una via sicura è recuperare il senso della carità cristiana e della condivisione fraterna, prenderci cura delle piaghe corporali e spirituali del nostro prossimo. La solidarietà nel compatire il dolore e infondere speranza è premessa e condizione per ricevere in eredità quel Regno preparato per noi. Chi pratica la misericordia non teme la morte. Pensate bene a questo: chi pratica la misericordia non teme la morte! Siete d’accordo? Lo diciamo insieme per non dimenticarlo? Chi pratica la misericordia non teme la morte. E perché non teme la morte? Perché la guarda in faccia nelle ferite dei fratelli, e la supera con l’amore di Gesù Cristo.
Se apriremo la porta della nostra vita e del nostro cuore ai fratelli più piccoli, allora anche la nostra morte diventerà una porta che ci introdurrà al cielo, alla patria beata, verso cui siamo diretti, anelando di dimorare per sempre con il nostro Padre, Dio, con Gesù, con la Madonna e con  i santi. 

Saluti:
Je vous salue cordialement, chers amis francophones, en particulier les pèlerins de la cathédrale Notre-Dame, de Paris, accompagnés par l’Évêque-auxiliaire, Mgr de Moulins-Beaufort. À tous je souhaite de progresser dans la découverte de l’amour du Père miséricordieux qui nous attend pour partager sa vie et en témoigner parmi nos frères et sœurs.
[Saluto cordialmente i cari amici di lingua francese, in particolare i pellegrini della Cattedrale Notre-Dame di Parigi, accompagnati dal Vescovo ausiliare, Mons. de Moulins-Beaufort. A tutti auguro di progredire nella scoperta dell’amore del Padre misericordioso che ci attende per condividere la sua vita e testimoniarla tra i nostri fratelli e sorelle.]  
I greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, the Philippines and the United States.  Upon you and your families I invoke God’s blessings of joy and peace! 
[Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Filippine e Stati Uniti.  Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore!]   
Ein herzliches Willkommen richte ich an die Pilger deutscher Sprache. Der auferstandene Christus kommt zu allen Zeiten, um seine Brüder und Schwestern zu begleiten, besonders die Armen und die Bedürftigen. Wir wollen Zeugen des neuen Leben in ihm sein. Von Herzen erbitte ich Gottes Segen und Gnade für ich euch und eure Lieben.
[Rivolgo un benvenuto caloroso ai pellegrini di lingua tedesca. Cristo risorto viene in ogni tempo ad accompagnare i suoi fratelli, in particolare i poveri e i bisognosi. Noi vogliamo essere i suoi testimoni della nuova vita in Lui. Per voi e per i vostri cari imploro la benedizione e la grazia del Signore.]
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Guatemala, Argentina y los demás países latinoamericanos. No olviden que la solidaridad fraterna en el dolor y en la esperanza es premisa y condición para entrar en el Reino de los cielos. Muchas gracias.
Dirijo uma cordial saudação aos peregrinos de língua portuguesa, presentes nesta Audiência, especialmente aos grupos vindos do Brasil. Queridos amigos, buscai ser sempre solidários com aqueles que sofrem, na certeza de que compartilhar a dor e infundir esperança é premissa e condição para receber em herança o Reino dos Céus preparado para nós. Que Deus vos abençoe!
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese presenti a quest’Udienza, in particolare ai gruppi qui giunti dal Brasile. Cari amici, cercate sempre di essere solidali con quelli che soffrono, nella certezza che condividere il dolore e infondere speranza è premessa e condizione per ricevere in eredità il Regno dei Cieli preparato per noi. Dio vi benedica!]
أتوجَّه ُ بتحيةٍ حارةٍ إلى الحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، لا سيما أولئك القادمينَ منمصر. لنجهد أنفسنا لنعيشَ متّحدينَ بيسوعَ، مُخلِصينَ لهُ، حتّى نتمكّنَ من مواجهةِ لحظةَ الموتِ برجاءٍ وسكينة! ليباركَكُم الربُ جميعاً!
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto. Sforziamoci di vivere uniti a Gesù, fedeli a Lui, per essere capaci di affrontare con speranza e serenità anche il passaggio della morte! Il Signore vi benedica!]
Pozdrawiam przybyłych na audiencję Polaków. Rozważając w dzisiejszej katechezie tajemnicę umierania w Chrystusie pamiętajmy, że śmierć stanie się dla nas bramą, która wprowadzi nas do nieba, do błogosławionej ojczyzny, ku której zmierzamy, pragnąc zamieszkać na zawsze z naszym Ojcem, z Jezusem, z Maryją i świętymi, jeżeli w życiu otworzymy serca dla naszych braci najmniejszych, jeśli wyjdziemy naprzeciw potrzebujących z otwartymi dłońmi. Z serca wam błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
[Saluto i polacchi venuti a quest’udienza. Meditando nell’odierna catechesi il mistero della morte in Cristo, teniamo presente che essa diventerà per noi la porta che ci introdurrà al cielo, alla patria beata, verso cui siamo diretti, anelando di dimorare per sempre con il nostro Padre, con Gesù, con Maria e i santi, se nel corso della vita abbiamo avuto il cuore aperto ai nostri fratelli più piccoli e con le mani aperte abbiamo cercato di venire incontro ai bisognosi. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo.]
Вітаю українських паломників під проводом Верховного Архиєпископа Блаженнішого Святослава Шевчука, єпископів та вірних Української Греко-Католицької Церкви, які прибули до гробів святих Апостолів з нагоди завершення Року віри та п’ятдесятої річниці перенесення тіла святого Йосафата до Ватиканської базиліки. Приклад цього святого, який віддав своє життя за Господа Ісуса та за єдність Церкви, є для всіх заохоченням щодня трудитися в справі єдності між братами. Нехай Господь Бог благословить вас усіх через заступництво Пречистої Діви Марії та святого Йосафата!
[Saluto i pellegrini ucraini, guidati dall’Arcivescovo maggiore Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, i Vescovi con i fedeli della Chiesa greco-cattolica, venuti alle tombe degli Apostoli per la conclusione dell’Anno della Fede e per il cinquantesimo anniversario della traslazione del corpo di san Giosafat nella Basilica Vaticana. L’esempio di questo Santo, che ha donato la propria vita per il Signore Gesù e per l’unità della Chiesa, è per tutti un invito a impegnarsi ogni giorno per la comunione tra i fratelli. Attraverso l’intercessione della Vergine Maria e di san Giosafat, il Signore vi benedica tutti!]
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Ravenna-Cervia, di Trieste e di Concordia-Pordenone accompagnati dai rispettivi Vescovi, come pure i direttori dei Settimanali Cattolici Italiani, qui venuti a conclusione dell’Anno della fede. Saluto le bambine affette da Sindrome di Rett; gli Apostoli della divina misericordia, con il Vescovo di Palestrina, Mons. Sigalini; i consiglieri spirituali dell’Equipe Notre Dame; la Confraternita dei Santi Cosma e Damiano di Roma; i membri del Dipartimento di Chirurgia e Medicina dell’Università Bicocca di Milano e gli studenti di diverse Scuole aderenti all’iniziativa della Fondazione “Sorella Natura”. Saluto inoltre le parrocchie, i militari e i Gruppi presenti, in particolare l’Associazione Città del SS.mo Crocifisso di Gravina in Puglia e la Delegazione dei Sindaci delle “Città di San Giacomo della Marca”. A tutti auguro che quest’incontro susciti il desiderio di una rinnovata adesione a Cristo e al suo Vangelo.
Infine il mio pensiero affettuoso va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domenica prossima inizieremo il tempo liturgico dell’Avvento. Cari giovani, preparate i vostri cuori ad accogliere Gesù Salvatore; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza affinché tutti riconoscano nel Natale l’incontro del Cristo con la fragile natura umana; e voi cari sposi novelli, vivete il vostro matrimonio come il riflesso dell’amore di Dio nella vostra storia personale.


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

martedì 26 novembre 2013

Letture della S.Messa del 1 dicembre

RITO ROMANO (I DOMENICA DI AVVENTO):

Prima lettura
Is 2,1-5

Dal libro del profeta Isaìa
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.


Salmo responsoriale
Sal 121

    R.: Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.


Seconda lettura
Rm 13,11-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.


Vangelo
Mt 24,37-44

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

RITO AMBROSIANO (III DOMENICA DI AVVENTO - Le profezie adempiute):

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 35, 1-10

Così dice il Signore Dio: / «Si rallegrino il deserto e la terra arida, / esulti e fiorisca la steppa. / Come fiore di narciso fiorisca; / sì, canti con gioia e con giubilo. / Le è data la gloria del Libano, / lo splendore del Carmelo e di Saron. / Essi vedranno la gloria del Signore, / la magnificenza del nostro Dio. / Irrobustite le mani fiacche, / rendete salde le ginocchia vacillanti. / Dite agli smarriti di cuore: / “Coraggio, non temete! / Ecco il vostro Dio, / giunge la vendetta, / la ricompensa divina. / Egli viene a salvarvi”. / Allora si apriranno gli occhi dei ciechi / e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. / Allora lo zoppo salterà come un cervo, / griderà di gioia la lingua del muto, / perché scaturiranno acque nel deserto, / scorreranno torrenti nella steppa. / La terra bruciata diventerà una palude, / il suolo riarso sorgenti d’acqua. / I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli / diventeranno canneti e giuncaie. / Ci sarà un sentiero e una strada / e la chiameranno via santa; / nessun impuro la percorrerà. / Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere / e gli ignoranti non si smarriranno. / Non ci sarà più il leone, / nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. / Vi cammineranno i redenti. / Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore / e verranno in Sion con giubilo; / felicità perenne splenderà sul loro capo; / gioia e felicità li seguiranno / e fuggiranno tristezza e pianto».

SALMO
Sal 84 (85)

   ® Mostraci, Signore, la tua misericordia  e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. ®

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. ®

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 11, 25-36

Non voglio che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato, come sta scritto:
«Da Sion uscirà il liberatore, / egli toglierà l’empietà da Giacobbe. / Sarà questa la mia alleanza con loro / quando distruggerò i loro peccati».
Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti, «chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? / O chi mai è stato suo consigliere? / O chi gli ha dato qualcosa per primo / tanto da riceverne il contraccambio?».
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 11, 2-15

In quel tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, / davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

MESSA VIGILARE:

Vangelo della Risurrezione
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 1-8

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
             Cristo Signore è risorto!
             ®Rendiamo grazie a Dio!
 
Seguono le letture della messa della Domenica:
Is 35,1-10; Sal 84; Rm 11,25-36; Mt 11,2-15

domenica 24 novembre 2013

L'angelus del 24 novembre

SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO,
RE DELL'UNIVERSO
PAPA FRANCESCO
ANGELUS 
Piazza San Pietro
Domenica, 24 novembre 2013

Prima di concludere questa celebrazione, desidero salutare tutti i pellegrini, le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni e i movimenti, venuti da tanti Paesi. Saluto i partecipanti al Congresso nazionale della Misericordia; saluto la comunità ucraina, che ricorda l’80° anniversario dell’Holodomor, la “grande fame” provocata dal regime sovietico che causò milioni vittime.
In questa giornata, il nostro pensiero riconoscente va ai missionari che, nel corso dei secoli, hanno annunciato il Vangelo e sparso il seme della fede in tante parti del mondo; tra questi il Beato Junípero Serra, missionario francescano spagnolo, di cui ricorre il terzo centenario della nascita.
Non voglio finire senza un pensiero a tutti quelli che hanno lavorato per portare avanti quest’Anno della fede. Mons. Rino Fisichella, che ha guidato questo cammino: lo ringrazio tanto, di cuore, lui e tutti i suoi collaboratori. Grazie tante!
Ora preghiamo insieme l’Angelus. Con questa preghiera invochiamo la protezione di Maria specialmente per i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono perseguitati a motivo della loro fede, e sono tanti!
Angelus Domini
Vi ringrazio per la vostra presenza a questa concelebrazione. Vi auguro una buona domenica e buon pranzo.


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

L'omelia del Papa in conclusione dell'anno della fede

SANTA MESSA A CONCLUSIONE DELL'ANNO DELLA FEDE
NELLA SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO, RE DELL'UNIVERSO
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Domenica, 24 novembre 2013
 
La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno liturgico, segna anche la conclusione dell’Anno della Fede, indetto dal Papa Benedetto XVI, al quale va ora il nostro pensiero pieno di affetto e di riconoscenza per questo dono che ci ha dato. Con tale provvidenziale iniziativa, egli ci ha offerto l’opportunità di riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio, e durante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica, per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore.
Desidero anche rivolgere un cordiale e fraterno saluto ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, qui presenti. Lo scambio della pace, che compirò con loro, vuole significare anzitutto la riconoscenza del Vescovo di Roma per queste Comunità, che hanno confessato il nome di Cristo con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo.
Allo stesso modo, per loro tramite, con questo gesto intendo raggiungere tutti i cristiani che vivono nella Terra Santa, in Siria e in tutto l’Oriente, al fine di ottenere per tutti il dono della pace e della concordia.
Le Letture bibliche che sono state proclamate hanno come filo conduttore la centralità di Cristo. Cristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia.
1. L’Apostolo Paolo ci offre una visione molto profonda della centralità di Gesù. Ce lo presenta come il Primogenito di tutta la creazione: in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui furono create tutte le cose. Egli è il centro di tutte le cose, è il principio: Gesù Cristo, il Signore. Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le cose (cfr 1,12-20). Signore della creazione, Signore della riconciliazione.
Questa immagine ci fa capire che Gesù è il centro della creazione; e pertanto l’atteggiamento richiesto al credente, se vuole essere tale, è quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. E così i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo, le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo. Invece, quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso.
2. Oltre ad essere centro della creazione e centro della riconciliazione, Cristo è centro del popolo di Dio. E proprio oggi è qui, al centro di noi. Adesso è qui nella Parola, e sarà qui sull’altare, vivo, presente, in mezzo a noi, il suo popolo. E’ quanto ci viene mostrato nella prima Lettura, dove si racconta del giorno in cui le tribù d’Israele vennero a cercare Davide e davanti al Signore lo unsero re sopra Israele (cfr 2 Sam 5,1-3). Attraverso la ricerca della figura ideale del re, quegli uomini cercavano Dio stesso: un Dio che si facesse vicino, che accettasse di accompagnarsi al cammino dell’uomo, che si facesse loro fratello.
Cristo, discendente del re Davide, è proprio il “fratello” intorno al quale si costituisce il popolo, che si prende cura del suo popolo, di tutti noi, a costo della sua vita. In Lui noi siamo uno; un solo popolo uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.
3. E, infine, Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi.
Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – “Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!” – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita, alla fine si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). E Gesù gli promette: «Oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43): il suo Regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta. Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: “Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!”. Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. “Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!”.
La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada!


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 20 novembre 2013

L'udienza generale del 20 novembre

PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 20 novembre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mercoledì scorso ho parlato della remissione dei peccati, riferita in modo particolare al Battesimo. Oggi proseguiamo sul tema della remissione dei peccati, ma in riferimento al cosiddetto “potere delle chiavi”, che è un simbolo biblico della missione che Gesù ha dato agli Apostoli. 
Anzitutto dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati è lo Spirito Santo. Nella sua prima apparizione agli Apostoli, nel cenacolo, Gesù risorto fece il gesto di soffiare su di loro dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23). Gesù, trasfigurato nel suo corpo, ormai è l’uomo nuovo, che offre i doni pasquali frutto della sua morte e risurrezione. Quali sono questi doni? La pace, la gioia, il perdono dei peccati, la missione, ma soprattutto dona lo Spirito Santo che di tutto questo è la sorgente. Il soffio di Gesù, accompagnato dalle parole con le quali comunica lo Spirito, indica il trasmettere la vita, la vita nuova rigenerata dal perdono.
Ma prima di fare il gesto di soffiare e donare lo Spirito, Gesù mostra le sue piaghe, nelle mani e nel costato: queste ferite rappresentano il prezzo della nostra salvezza. Lo Spirito Santo ci porta il perdono di Dio “passando attraverso” le piaghe di Gesù. Queste piaghe che Lui ha voluto conservare; anche in questo momento Lui in Cielo fa vedere al Padre le piaghe con le quali ci ha riscattato. Per la forza di queste piaghe, i nostri peccati sono perdonati: così Gesù ha dato la sua vita per la nostra pace, per la nostra gioia, per il dono della grazia nella nostra anima, per il perdono dei nostri peccati. È molto bello guardare così a Gesù! 
E veniamo al secondo elemento: Gesù dà agli Apostoli il potere di perdonare i peccati. È un po’ difficile capire come un uomo può perdonare i peccati, ma Gesù dà questo potere. La Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, di aprire o chiudere al perdono. Dio perdona ogni uomo nella sua sovrana misericordia, ma Lui stesso ha voluto che quanti appartengono a Cristo e alla Chiesa, ricevano il perdono mediante i ministri della Comunità. Attraverso il ministero apostolico la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono perdonate e mi è donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E questo è molto bello. La Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di penitenza, accompagna il nostro cammino di conversione per tutta la vita. La Chiesa non è padrona del potere delle chiavi, ma è serva del ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può offrire questo dono divino.
Tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perché domina sempre l’individualismo, il soggettivismo, e anche noi cristiani ne risentiamo. Certo, Dio perdona ogni peccatore pentito, personalmente, ma il cristiano è legato a Cristo, e Cristo è unito alla Chiesa. Per noi cristiani c’è un dono in più, e c’è anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale. Questo dobbiamo valorizzarlo; è un dono, una cura, una protezione e anche è la sicurezza che Dio mi ha perdonato. Io vado dal fratello sacerdote e dico: «Padre, ho fatto questo…». E lui risponde: «Ma io ti perdono; Dio ti perdona». In quel momento, io sono sicuro che Dio mi ha perdonato! E questo è bello, questo è avere la sicurezza che Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare. E non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono. Si può provare vergogna a dire i peccati, ma le nostre mamme e le nostre nonne dicevano che è meglio diventare rosso una volta che non giallo mille volte. Si diventa rossi una volta, ma ci vengono perdonati i peccati e si va avanti.
Infine, un ultimo punto: il sacerdote strumento per il perdono dei peccati. Il perdono di Dio che ci viene dato nella Chiesa, ci viene trasmesso per mezzo del ministero di un nostro fratello, il sacerdote; anche lui un uomo che come noi ha bisogno di misericordia, diventa veramente strumento di misericordia, donandoci l’amore senza limiti di Dio Padre. Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i Vescovi: tutti siamo peccatori. Anche il Papa si confessa ogni quindici giorni, perché anche il Papa è un peccatore. E il confessore sente le cose che io gli dico, mi consiglia e mi perdona, perché tutti abbiamo bisogno di questo perdono. A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa.
Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.
Cari fratelli, come membri della Chiesa siamo consapevoli della bellezza di questo dono che ci offre Dio stesso? Sentiamo la gioia di questa cura, di questa attenzione materna che la Chiesa ha verso di noi? Sappiamo valorizzarla con semplicità e assiduità? Non dimentichiamo che Dio non si stanca mai di perdonarci; mediante il ministero del sacerdote ci stringe in un nuovo abbraccio che ci rigenera e ci permette di rialzarci e riprendere di nuovo il cammino. Perché questa è la nostra vita: rialzarci continuamente e riprendere il cammino.

Saluti:
Je salue cordialement les francophones, en particulier les pèlerins du diocèse du Mans, avec l’évêque, Mgr Yves Le Saux, et les membres de l’Alliance des Directeurs et des Directrices de l’enseignement chrétien français, accompagnés par Mgr Jean-Marie Le Vert, évêque de Quimper. Chers amis, que votre séjour à Rome vous aide à découvrir la joie du pardon qui vous permettra de marcher fidèlement à la suite du Seigneur. Bon pèlerinage!
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della Diocesi di Mans, con il Vescovo Mons. Yves Le Saux, e i membri dell’Alleanza dei Direttori e delle Direttrici dell’insegnamento cristiano francese, accompagnati da Mons. Jean-Marie Le Vert, Vescovo di Quimper. Cari amici, il vostro soggiorno a Roma vi aiuti a riscoprire la gioia del perdono che vi permetterà di camminare fedelmente nella sequela del Signore. Buon pellegrinaggio!]
I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Wales, Korea and the United States of America. Upon all of you, I invoke God’s blessings of peace and joy!
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Galles, Corea e Stati Uniti d’America. Su tutti voi invoco la gioia e la pace del Signore!]
Ein herzliches Willkommen allen Pilgern deutscher Sprache. Besonders grüße ich die Schüler und Lehrer der Marien-Realschule Kaufbeuren sowie die Pilgergruppe aus Wien. Liebe Freunde, vergessen wir nicht, dass Gott nie müde wird, uns zu vergeben! Gott segne euch alle.
[Un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. In particolare saluto gli studenti e i professori della Marien-Realschule Kaufbeuren e il gruppo dei pellegrini di Vienna. Cari amici, non dimentichiamo che Dio non si stanca mai di perdonarci! Dio vi benedica tutti.]
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Venezuela, Guatemala, Argentina, México y los demás países latinoamericanos. No olvidemos que Dios nunca se cansa de perdonarnos. Mediante el ministerio del sacerdote nos da un abrazo que nos regenera y nos permite levantarnos y retomar de nuevo el camino. Muchas gracias.
Saúdo cordialmente os peregrinos de língua portuguesa, de modo especial os membros da comitiva do Estado brasileiro de Santa Catarina e os fiéis de Matosinhos, que aqui vieram movidos pelo desejo de afirmar e consolidar a sua fé e adesão a Jesus Cristo. Ele vos encha de alegria e o Espírito Santo vos ilumine para poderdes cumprir fielmente na vossa vida a vontade do Pai celeste. Rezai por mim; nunca faltará a minha oração por vós, e que a Bênção de Deus vos acompanhe!
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale i membri della comitiva dello Stato brasiliano di Santa Catarina e i fedeli di Matosinhos qui convenuti, mossi dal desiderio di affermare e rinsaldare la loro fede e adesione a Gesù Cristo. Egli vi ricolmi di gioia e lo Spirito Santo vi illumini affinché possiate adempiere fedelmente nella vostra vita il volere del Padre celeste. Pregate per me; non mancherà mai la mia preghiera per voi, e la Benedizione di Dio vi accompagni!]
أتوجَّه ُ بتحيةٍ حارةٍ إلى الحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، لا سيما أولئك القادمينَ من الشرق الأوسط. كما أنّ الله لا يتعبُ أبداً من مسامحتنا، يتوجَّبُ علينا نحن أيضاً ألاّ نتعبَ أبداً من الإقترابِ منهُ عَبرَ سرّ التّوبة! ليباركَكُم الربُ جميعاً!
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente. Come Dio non si stanca mai di perdonarci, anche noi non dobbiamo stancarci mai di accostarci a Lui attraverso il Sacramento della Riconciliazione! Il Signore vi benedica!]
Witam polskich pielgrzymów. Szczególne pozdrowienie kieruję do duszpasterzy polskich emigrantów, przybyłych z różnych zakątków świata. Drodzy księża, dobrze wiecie, że emigracja – jakiekolwiek byłyby jej przyczyny – niesie ze sobą wiele trosk, problemów i zagrożeń, spowodowanych oderwaniem od korzeni historycznych, kulturowych a często rodzinnych. Z gorliwością starajcie się wychodzić naprzeciw potrzebom waszych rodaków i troszczcie się o ich duchowy rozwój. Pomóżcie im, by zachowali wiarę i byli jej świadkami w społecznościach, w których przyszło im żyć. Niech towarzyszy wam Boże błogosławieństwo!
[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Un particolare saluto rivolgo ai cappellani degli emigrati polacchi, giunti da diversi angoli del mondo. Cari sacerdoti, sapete bene che l’emigrazione – qualsiasi sia la sua ragione – comporta tante preoccupazioni, problemi e pericoli, causati dalla rottura dalle radici storiche, culturali e spesso anche familiari. Cercate con zelo di venire incontro alle necessità dei vostri connazionali e abbiate cura del loro sviluppo spirituale. Aiutateli a conservare la loro fede e ad esserne testimoni nelle società nelle quali vivono. Vi accompagni la benedizione Divina.]
APPELLI
1. Domani, 21 novembre, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso. Rendiamo grazie al Signore per le testimonianze di vita claustrale e non facciamo mancare a questi nostri fratelli e sorelle il nostro sostegno spirituale e materiale, affinché possano compiere la loro importante missione.
2. Il 22 novembre prossimo sarà inaugurato dalle Nazioni Unite l’“Anno internazionale della Famiglia Rurale”, volto anche a sottolineare che l’economia agricola e lo sviluppo rurale trovano nella famiglia un operatore rispettoso della creazione e attento alle necessità concrete. Anche nel lavoro, la famiglia è un modello di fraternità per vivere un’esperienza di unità e di solidarietà fra tutti i suoi membri, con una maggiore sensibilità verso chi è più bisognoso di cure o di aiuto, bloccando sul nascere eventuali conflitti sociali. Per questi motivi, mentre esprimo compiacimento per tale opportuna iniziativa, auspico che essa contribuisca a valorizzare gli innumerevoli benefici che la famiglia apporta alla crescita economica, sociale, culturale e morale dell’intera comunità umana.

* * *
Rivolgo un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Termoli-Larino con il Vescovo Mons. De Luca e quelli di Urbisaglia, venuti in occasione dell’Anno della fedeSaluto con affetto le famiglie di Cortiglione Robella e di Casale Monferrato; i volontari del Movimento dei Focolari; i partecipanti alla Conferenza Intermediterranea dei Ministri Provinciali dei Frati Minori Conventuali e la Confederazione Imprenditori e Commercianti di Catanzaro. Saluto inoltre i gruppi parrocchiali e le Associazioni presenti, in particolare l’Associazione Maria Madre della Provvidenza di Torino e l’Associazione che promuove la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo in Italia e in Europa. A tutti auguro che l’incontro con il Successore di Pietro dia nuovo slancio alla fede, rafforzi la speranza e renda operosa la carità.
Infine il mio pensiero affettuoso va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo i nostri cari, i benefattori e tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede: la Celebrazione eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo rendere alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. E in questo momento non possiamo non ricordare le vittime della recente alluvione in Sardegna: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni. Adesso facciamo una preghierina in silenzio e poi pregheremo la Madonna perché benedica e  aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi. E adesso preghiamo in silenzio (…) Ave Maria...


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

martedì 19 novembre 2013

Letture della S.Messa del 24 novembre

RITO ROMANO (XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo):

Prima lettura
2Sam 5,1-3

Dal secondo libro di Samuèle
In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.


Salmo responsoriale
Sal 121

    R.: Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.


Seconda lettura
Col 1,12-20

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.


Vangelo
Lc 23,35-43

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»

RITO AMBROSIANO (II DOMENICA DI AVVENTO - I figli del regno):

LETTURA
Lettura del profeta Baruc 4, 36 - 5, 9

Così dice il Signore Dio: / «Guarda a oriente, Gerusalemme, / osserva la gioia che ti viene da Dio. / Ecco, ritornano i figli che hai visto partire, / ritornano insieme riuniti, / dal sorgere del sole al suo tramonto, / alla parola del Santo, esultanti per la gloria di Dio. / Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, / rivèstiti dello splendore della gloria / che ti viene da Dio per sempre. / Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, / metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, / perché Dio mostrerà il tuo splendore / a ogni creatura sotto il cielo. / Sarai chiamata da Dio per sempre: / “Pace di giustizia” e “Gloria di pietà”. / Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura / e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, / dal tramonto del sole fino al suo sorgere, / alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. / Si sono allontanati da te a piedi, / incalzati dai nemici; / ora Dio te li riconduce / in trionfo, come sopra un trono regale. / Poiché Dio ha deciso di spianare / ogni alta montagna e le rupi perenni, / di colmare le valli livellando il terreno, / perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. / Anche le selve e ogni albero odoroso / hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. / Perché Dio ricondurrà Israele con gioia / alla luce della sua gloria, / con la misericordia e la giustizia / che vengono da lui».


SALMO
Sal 99 (100)

    ® Popoli tutti, acclamate il Signore!

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. ®

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. ®

Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome; ®

perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 15, 1-13

Fratelli, noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di piacere al prossimo nel bene, per edificarlo. Anche Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma, come sta scritto: «Gli insulti di chi ti insulta ricadano su di me». Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo ti loderò fra le genti / e canterò inni al tuo nome». / E ancora: / «Esultate, o nazioni, insieme al suo popolo». / E di nuovo: / «Genti tutte, lodate il Signore; / i popoli tutti lo esaltino». / E a sua volta Isaia dice: / «Spunterà il rampollo di Iesse, / colui che sorgerà a governare le nazioni: / in lui le nazioni spereranno».
Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 3, 1-18

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
«Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! / Ogni burrone sarà riempito, / ogni monte e ogni colle sarà abbassato; / le vie tortuose diverranno diritte / e quelle impervie, spianate. / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

MESSA VIGILARE:

Vangelo della Risurrezione
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 1-8

Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole.
             Cristo Signore è risorto!
             ®Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture della messa nel giorno della Domenica:
Bar 4,36-5.9; Sal 99; Rm 15,1-13; Lc 3,1-18

domenica 17 novembre 2013

L'angelus del 17 novembre

PAPA FRANCESCO
ANGELUS 
Piazza San Pietro
Domenica, 17 novembre 2013

Cari fratelli e sorelle buongiorno,
il Vangelo di questa domenica (Lc 21,5-19) consiste nella prima parte di un discorso di Gesù: quello sugli ultimi tempi. Gesù lo pronuncia a Gerusalemme, nei pressi del tempio; e lo spunto gli è dato proprio dalla gente che parlava del tempio e della sua bellezza. Perché era bello quel tempio. Allora Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra» (Lc 21,6). Naturalmente gli chiedono: quando accadrà questo?, quali saranno i segni? Ma Gesù sposta l’attenzione da questi aspetti secondari – quando sarà?, come sarà? – la sposta alle vere questioni. E sono due. Primo: non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura. Secondo: vivere il tempo dell’attesa come tempo della testimonianza e della perseveranza. E noi siamo in questo tempo dell’attesa, dell’attesa della venuta del Signore.
Questo discorso di Gesù è sempre attuale, anche per noi che viviamo nel XXI secolo. Egli ci ripete: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome» (v. 8). E’ un invito al discernimento, questa virtù cristiana di capire dove è lo spirito del Signore e dove è il cattivo spirito. Anche oggi, infatti, ci sono falsi “salvatori”, che tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani. Gesù ci mette in guardia: «Non andate dietro a loro!». “Non andate dietro a loro!”
E il Signore ci aiuta anche a non avere paura: di fronte alle guerre, alle rivoluzioni, ma anche alle calamità naturali, alle epidemie, Gesù ci libera dal fatalismo e da false visioni apocalittiche.
Il secondo aspetto ci interpella proprio come cristiani e come Chiesa: Gesù preannuncia prove dolorose e persecuzioni che i suoi discepoli dovranno patire, a causa sua. Tuttavia assicura: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (v. 18). Ci ricorda che siamo totalmente nelle mani di Dio! Le avversità che incontriamo per la nostra fede e la nostra adesione al Vangelo sono occasioni di testimonianza; non devono allontanarci dal Signore, ma spingerci ad abbandonarci ancora di più a Lui, alla forza del suo Spirito e della sua grazia.
In questo momento penso, e pensiamo tutti. Facciamolo insieme: pensiamo a tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli. Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e il nostro affetto. Anche abbiamo ammirazione per il loro coraggio e la loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo. Li salutiamo di cuore e con affetto.
Alla fine, Gesù fa una promessa che è garanzia di vittoria: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (v. 19). Quanta speranza in queste parole! Sono un richiamo alla speranza e alla pazienza, al saper aspettare i frutti sicuri della salvezza, confidando nel senso profondo della vita e della storia: le prove e le difficoltà fanno parte di un disegno più grande; il Signore, padrone della storia, conduce tutto al suo compimento. Nonostante i disordini e le sciagure che turbano il mondo, il disegno di bontà e di misericordia di Dio si compirà! E questa è la nostra speranza: andare così, in questa strada, nel disegno di Dio che si compirà. E’ la nostra speranza.
Questo messaggio di Gesù ci fa riflettere sul nostro presente e ci dà la forza di affrontarlo con coraggio e speranza, in compagnia della Madonna, che sempre cammina con noi.

Dopo l'Angelus
Saluto tutti voi, famiglie, associazioni e gruppi, che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo: Spagna, Francia, Finlandia, Paesi Bassi. In particolare, saluto i pellegrini provenienti da Vercelli, Salerno, Lizzanello; il Motoclub Lucania di Potenza, i ragazzi di Montecassino e di Caserta.
Oggi la comunità eritrea a Roma celebra la festa di San Michele. Li salutiamo di cuore!
Oggi ricorre la “Giornata delle vittime della strada”. Assicuro la mia preghiera e incoraggio a proseguire nell’impegno della prevenzione, perché la prudenza e il rispetto delle norme sono la prima forma di tutela di sé e degli altri.
Anche vorrei adesso a tutti voi consigliarvi una medicina. Ma qualcuno pensa: “Il Papa fa il farmacista adesso?” E’ una medicina speciale per concretizzare i frutti dell’Anno della Fede, che volge al termine. Ma è una medicina di 59 granelli intracordiali. Si tratta di una “medicina spirituale” chiamata Misericordina. Una scatolina di 59 granelli intracordiali. In questa scatoletta è contenuta la medicina e alcuni volontari la distribuiranno a voi mentre lasciate la Piazza. Prendetela! C’è una corona del Rosario, con la quale si può pregare anche la “coroncina della Misericordia”, aiuto spirituale per la nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità. Non dimenticatevi di prenderla, perché fa bene, eh? Fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita!
A tutti voi un cordiale augurio di Buona Domenica. Arrivederci e buon pranzo!


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana