mercoledì 21 marzo 2012

Le parole del Papa alla GMG: Roma 1994

Riviviamo oggi la GMG del 1994 con il discorso del S.Padre, la sua omelia e l'angelus. Il messaggio lo pubblicheremo lunedì prossimo, in quanto unico per le GMG del 94 e del 1995.


DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA
Aula Paolo VI - Giovedì, 24 marzo 1994

1. Noi siamo ancora con i nostri ricordi a Denver. Si sente questo clima americano, l’ultima tappa della Giornata Mondiale della Gioventù. Ma si sentono anche le tappe precedenti: quella di Jasna Gora, quella di Santiago de Compostela, quella di Buenos Aires, fino a Roma, dieci anni fa. Dieci anni di cammino. Si sentono queste tappe, ma soprattutto si sente l’importanza dell’anno attuale, il 1994: la grande preghiera per l’Italia e con l’Italia.
Allora mi domando con i giovani, qui: per che cosa dobbiamo pregare? Penso forse che bisogna pregare per i soldi. Sì, per i soldi, per avere i mezzi per raggiungere la prossima tappa, Manila, nelle Filippine. Il viaggio costa.
E certamente i giovani hanno bisogno di soldi per tanti motivi: per vivere, per svilupparsi, per educarsi, per prepararsi alla vita matura, per vivere onestamente. Perché noi non vogliamo denaro non onesto. Questo assolutamente no. Vogliamo avere i soldi in modo onesto e spendere questi soldi anche in modo onesto. Come del resto abbiamo mostrato a Denver, perché si prevedevano e pensavano molte cose su di noi: si prevedeva e si pensava che i giovani sarebbero stati forse ladri o violenti. Ma ai nostri amici americani abbiamo riservato una sorpresa. Si erano preparati con tante forze, con grandi mezzi economici. Ma i giovani non hanno fatto nulla di quanto da loro si temeva: non hanno rubato, non hanno fatto violenze; niente di tutto questo; hanno vinto con l’onestà.
Così si vede che dall’economia dobbiamo passare all’etica, ma all’etica non si arriva, non si passa, senza una antropologia, una visione dell’uomo. E qui vorrei fare un po’ il filosofo. Tutti voi siete già filosofi, anche i ragazzi della seconda media sanno già chi era Aristotele. Spero. Aristotele era quel genio del pensiero umano a cui dobbiamo tanta eredità intellettuale, filosofica. Per lui chi era l’uomo? Era un essere ragionevole che ha la propria finalità. E questa finalità dell’uomo è la sua perfezione, deve arrivare a questo scopo, di essere perfetto come uomo. Niente da obiettare a questa visione di Aristotele, perché anche Gesù ha detto nel Discorso della Montagna che il Padre Celeste è perfetto e "voi dovete essere perfetti come Lui". Ma se, da una parte, siamo d’accordo con Aristotele, dall’altra si deve correggere la sua visione.
2. La correzione di questa sua visione è arrivata con Gesù. Perché Gesù ci ha rivelato il Padre che manda il suo Figlio. Se lo manda, se il Padre ha mandato il suo Figlio, ha mandato Gesù, vuol dire che non è solamente un essere assoluto, perfetto in se stesso, come modello dell’uomo e di tutte le creature, ma è un mistero, è una relazione, è un darsi, un dono e appunto così, con Gesù, si rivela questa nuova visione antropologica: l’uomo è veramente l’essere più perfetto tra tutti gli esseri creati da Dio, ma questo essere così perfetto non realizza se stesso se non attraverso il dono sincero di sé.
Questa è la saggezza evangelica. Questa saggezza del Vangelo viene espressa, con le stesse parole che ho citato, nel Concilio Vaticano II, specialmente nella Costituzione Gaudium et spes, la Chiesa nel mondo. È una citazione classica, nella quale abbiamo veramente una sintesi della antropologia cristiana. L’antropologia cristiana non è solamente perfezionistica nel senso aristotelico, ma è relazionistica, il che significa che l’uomo diventa se stesso attraverso il dono, attraverso la donazione di sé agli altri.
E questa naturalmente è la risposta più profonda, divina, alla domanda umana: chi è l’uomo, che cos’è l’uomo? La risposta divina può essere falsificata dagli atteggiamenti umani, perché quando si dice: ecco, l’uomo deve vivere per diventare un dono, si può interpretare questa formula in senso utilitaristico, pensando che l’uomo diventi più uomo quando guadagna di più, non quando fa dono di sé, ma quando cerca gli altri beni come doni per sé. E questa visione utilitaristica è basata su una filosofia immanentista, incominciata con Cartesio e molto sviluppata nell’epoca moderna. Io voglio finire con queste filosofie, perché sono convinto che parlo a dei colleghi, a dei filosofi, e tutti sanno già quello che dico.
3. Così passiamo al secondo punto di questa considerazione: chi è l’uomo? che cosa è l’uomo? La riflessione antropologica si fa preghiera per l’Italia: che gli italiani sappiano diventare un dono per gli altri; non essere egocentrici, non essere egoisti, ma essere un dono per gli altri. Con una tale popolazione, con un tale popolo, l’Italia ha una speranza, un avvenire e questo avvenire certamente è nelle vostre mani e io oggi con voi, giovani italiani, giovani romani, prego per questo, perché sappiate voi e sappiate anche insegnare agli altri, ad essere un dono per gli altri, non egocentrici, non egoisti, ma un dono. Saper donare se stessi, questa è la seconda tappa della mia considerazione.
4. La prima economica, la seconda etica, la terza deve essere teologica. E qui entriamo direttamente nelle parole di Gesù: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 21).
Naturalmente l’essere mandato può suscitare anche una protesta. Essere mandato vuol dire dipendere, vuol dire essere quasi un oggetto che si utilizza: tu sei il mio servo, io ti mando, tu devi ubbidire. Tutto questo è vero. Cristo è venuto e si è presentato a noi come servo: io sono tra voi come colui che serve, perché non si può andare avanti senza servire. Servire vuol dire regnare.
Ma queste parole "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 21) hanno ancora un altro contenuto: essere mandato vuol dire avere un messaggio, come Cristo. Ricevere un messaggio da trasmettere, e con questo messaggio arrivare agli altri per illuminarli, per portarli ai veri beni, ai veri valori, per costruire una nuova vita con loro, tutto questo vuol dire essere mandati.
E in questo senso Cristo dice agli Apostoli e a noi: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 21). Vi faccio messaggeri della mia salvezza, messaggeri della Grazia, messaggeri dell’amore. E questo è un grande bene.
5. Oggi noi preghiamo per l’Italia, specialmente con i giovani italiani e con i giovani romani. Preghiamo che gli italiani, e specialmente la nuova generazione, i giovani, siano persone che hanno consapevolezza della missione, che sanno di essere mandati, di avere un messaggio, una missione. Senza questa consapevolezza, non si vive una vita umana piena. Si deve poter offrire qualcosa agli altri, si deve portare a questi altri un messaggio di vero, di bene, di bello per renderli felici.
Allora questa è la terza preghiera per gli italiani, specialmente per i giovani e con i giovani, che abbiano gli italiani - e specialmente la nuova generazione - questa consapevolezza della missione, che non vivano senza di essa.
Le missioni sono diverse. Possono esservi missionari che vanno nei Paesi lontani, ma possono esservi missioni e missionari nella propria parrocchia, nella propria famiglia. Missione è essere religiosa contemplativa carmelitana, missione è essere una suora attiva, apostolica, missione è essere sposo e sposa, operaio e intellettuale. Tutto è missione, nelle categorie proprie di Cristo tutto è missione. Noi siamo tutti missionari perché il mondo ci è dato in compito. Dobbiamo costruire questo mondo, dobbiamo fare il bene di questo mondo, dobbiamo fare di esso il Regno di Dio.
Sono queste tre preghiere per l’Italia, specialmente per i giovani d’Italia, che io oggi presento e presento anche a tutti gli italiani: costituiscono un ciclo, cominciato con i Vescovi, passato attraverso il mondo del lavoro e giunto adesso ai giovani. I giovani di Roma, ma Roma deve essere protagonista di questa preghiera per l’Italia.
6. Forse si deve aggiungere ancora una parola su Tommaso. Il Vangelo di Giovanni oggi letto ci parla di Tommaso, una figura enigmatica perché quando tutti hanno visto Gesù Risorto lui non l’ha visto e dice: io se non vedrò non crederò, se non toccherò non crederò.
Noi conosciamo molto bene questa categoria, questo tipo di persone, anche di giovani. Questi empirici, affascinati dalle scienze nel senso stretto della parola, scienze naturali e sperimentali. Noi li conosciamo, sono tanti, e sono molto preziosi, perché questo voler toccare, voler vedere, tutto questo dice la serietà con cui si tratta la realtà, la conoscenza della realtà. E questi sono pronti, se una volta Gesù viene e si presenta loro, se mostra le sue ferite, le sue mani, il suo costato, allora sono pronti a dire: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28).
Penso che sono tanti i vostri amici, vostri coetanei, che hanno questa mentalità empirica, scientifica; ma se una volta potessero toccare Gesù da vicino - vedere il volto, toccare il volto di Cristo - se una volta potranno toccare Gesù, se lo vedranno in voi, diranno: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28).
Aggiungo un ulteriore elemento, l’ultimo elemento di questa preghiera per l’Italia, specialmente per la classe intellettuale, perché è molto scettica, hanno le loro riserve verso la religione, hanno le loro tradizioni illuministe, allora ci vuole per loro questa esperienza di Tommaso. Preghiamo che diventi loro esperienza questa esperienza di Tommaso il quale alla fine dice: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv20, 28).
Grazie.

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
Piazza San Pietro
Domenica delle Palme, 27 marzo 1994

1. "Grideranno le pietre . . ." (Lc 19, 40).
Voi giovani sapete che le pietre gridano. Sono mute e tuttavia hanno una loro particolare eloquenza, un loro grido. Se ne accorge chiunque si trovi a tu per tu davanti alle cime dei monti, ad esempio delle Alpi o dell’Himalaia. L’eloquenza, il grido di questi imponenti massicci rocciosi è emozionante e getta l’uomo in ginocchio, lo spinge a rientrare in se stesso e a rivolgersi all’invisibile Creatore. Queste pietre mute parlano. Voi giovani lo sapete meglio degli altri, perché ne esplorate la misteriosa eloquenza intraprendendo escursioni in alta montagna, quasi per imporvi una fatica ed in essa verificare le vostre giovani energie.
Voi lo sapete e per questo Cristo dice di voi: "Se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19, 40). Lo dice al momento del suo ingresso messianico in Gerusalemme, mentre alcuni farisei tentavano di indurlo a far tacere quei giovani che gridavano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" (Mc 11, 9). Cristo rispose: "Se questi taceranno, grideranno le pietre . . .". Con queste parole, carissimi, Gesù vi ha sfidato. E voi avete accettato la sfida; una sfida che si rinnova, da ormai dieci anni, in occasione della Domenica delle Palme, che vede voi, giovani, radunati in Piazza San Pietro per ripetere: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Il nostro incontro del 1984, in questa stessa Piazza, fece nascere l’idea della Giornata Mondiale della Gioventù. Oggi, per la decima volta, quell’idea si veste di realtà. Quest’anno siete giunti qui anche voi, amici americani, da Denver, per portare la Croce peregrinante e trasmetterla ai vostri coetanei delle Filippine, dove, a Dio piacendo, nel gennaio dell’anno prossimo si svolgerà il nuovo incontro mondiale dei giovani: Manila 1995.
2. "Grideranno le pietre . . .".
La pietra racchiude una grande energia. In essa si esprimono le forze della natura, che innalzano la crosta terrestre, formando catene di alte montagne. La pietra può costituire una forza minacciosa. Ma oltre alle rocce delle montagne, nelle quali si esprime il mistero della creazione, vi sono anche pietre che servono all’uomo per le opere del suo genio. Basti pensare a tutti i templi nel mondo, alle cattedrali gotiche, alle opere del Rinascimento, come questa Basilica di San Pietro, oppure a certi edifici sacri dell’Estremo Oriente.
Oggi, però, vi invito a sostare spiritualmente accanto ad uno specifico tempio: il tempio del Dio dell’Alleanza a Gerusalemme. Di esso è rimasto soltanto un modesto frammento, chiamato "Muro del Pianto", perché presso le sue pietre si radunano i figli di Israele, ricordando la grandezza dell’antico santuario, nel quale Dio prese dimora e che fu oggetto del giusto orgoglio di tutto Israele. Fu raso al suolo nell’anno 70 dopo Cristo. Ecco perché, oggi, questo Muro del Pianto è tanto eloquente. Eloquente per i figli di Israele; eloquente anche per noi, perché sappiamo che in questo tempio Dio stabilì realmente la sua dimora, e lo spazio vuoto del Santo dei Santi custodiva in sé le Tavole del Decalogo, affidate a Mosè dal Signore sul Sinai. Quel luogo santissimo era separato dal resto del tempio da un velo, che al momento della morte di Cristo si squarciò da cima a fondo: segno sconvolgente della presenza del Dio dell’Alleanza in mezzo al suo popolo.
Ecco, saliamo a Gerusalemme, dove il Figlio dell’uomo sarà dato alla morte e verrà crocifisso per risorgere il terzo giorno. La Festa odierna, Domenica delle Palme, ci ricorda e rende presente l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, quando i figli e le figlie di Israele proclamarono la gloria di Dio salutando "colui che viene nel nome del Signore": "Osanna al Figlio di Davide!".
3. "Se questi taceranno, grideranno le pietre . . .".
In realtà, essi non tacciono! Guardiamo con stupore come i giovani alzano la voce. Non lasciano parlare le sole pietre, non permettono che i templi del Dio vivente diventino freddi pezzi da museo. Parlano con voce forte. Parlano in vari luoghi della terra, e la loro voce deve essere udita. Ed avviene così che, grazie alla loro testimonianza, i giovani discepoli di Gesù diventano per molti una sorpresa.
È accaduto proprio questo lo scorso anno a Denver, nel Colorado, dove, in occasione di un così grande raduno di giovani di tutto il mondo, si prevedevano eccessi giovanili, o persino casi di violenza e di sopraffazione, tutte cose che avrebbero costituito una contro-testimonianza. Si calcolava che così sarebbe avvenuto e furono disposte adeguate precauzioni. Per voi, cari amici, fu una sfida. E voi l’avete accolta ed avete risposto con la vostra testimonianza. Una testimonianza viva, con la quale avete abbattuto gli stereotipi secondo i quali si voleva vedervi e giudicarvi. Avete manifestato chi siete veramente e che cosa desiderate. E la vostra voce è risuonata nella metropoli americana ai piedi delle Montagne Rocciose, così che sia le vette montagnose sia le gigantesche moderne costruzioni dovettero stupirsi udendovi e vedendovi quali veramente siete.
4. Per questo, carissimi, non vi meravigliate se, dopo le esperienze di Buenos Aires, Santiago de Compostela, Jasna Gora e Denver, oggi voglio parlarvi con il messaggio che Cristo lasciò agli Apostoli nel suo mistero pasquale. Ecco, entriamo nella Settimana Santa. Andremo a Gerusalemme, al Cenacolo del Giovedì Santo; saliremo sul Golgota; ci fermeremo presso il Sepolcro nel silenzio della Vigilia Pasquale; e poi nuovamente torneremo al Cenacolo, per incontrare il Risorto, che ci ripeterà quanto disse agli Apostoli gioiosi per la sua presenza: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi" (Gv 20, 21).
"E i discepoli gioirono al vedere il Signore" (Gv 20, 20), scrive l’evangelista Giovanni. Anche voi gioirete vedendolo tra voi vivo, vincitore sulla morte che non ha potuto trionfare su di Lui. Gioirete udendo le parole che vi rivolgerà. Gioirete perché si fida di voi, ha tanta fiducia in voi da dirvi per mezzo dei vostri Pastori: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi". Voi attendete che vi mandi, che vi affidi il suo Vangelo, che vi affidi la salvezza del mondo. I vostri giovani cuori attendono proprio questa parola dal Redentore.
L’uomo deve avere la consapevolezza di essere mandato. Così ho detto giovedì scorso ai giovani di Roma. Senza di essa la vita umana diventa piatta e polverosa. Essere mandato vuol dire avere un compito da adempiere, un compito impegnativo. Essere mandato vuol dire aprire le strade ad un bene grande, atteso da tutti. Essere mandato vuol dire servire una causa suprema.
Voi, giovani, attendete proprio questo! Cristo desidera incontrarvi e coinvolgervi nella grande missione affidatagli dal Padre. È missione che perdura nel mondo sempre viva ed attuale, sempre ancora incompiuta, sempre da compiere fino all’ultimo giorno.
"Vieni con me a salvare il mondo - è già il ventesimo secolo" - così cantavano i giovani in Polonia, nei tempi molto difficili della lotta per la Verità e la Vita, che è Cristo, e per la Via da Lui indicata (cf. Gv 14, 6). Oggi, mentre questo ventesimo secolo si avvia al termine, dobbiamo pensare al futuro, al secolo ventunesimo, al terzo millennio. Questo futuro appartiene a voi. Appartiene a voi il domani. Voi siete gli uomini e le donne di domani. E Cristo è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13, 8). Dite a tutti i vostri coetanei che Egli li attende e che Egli solo ha parole di vita eterna (cf. Gv 6, 68). Ditelo a tutti i vostri coetanei.
Amen

GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Domenica delle Palme, 27 marzo 1994

1. Carissimi giovani compiamo oggi un gesto che va acquistando di anno in anno sempre maggior valore simbolico: la Croce pellegrinante passa di mano in mano, di spalla in spalla. I giovani americani di Denver, dove si è svolto il memorabile incontro dello scorso agosto, consegnano oggi la Croce ai loro fratelli asiatici provenienti da Manila, la capitale delle Filippine, dove nel gennaio 1995 si terrà il prossimo raduno mondiale.
Cari amici voi sapete riconoscere nella Croce il segno della speranza che non delude. Avete capito che non bisogna vergognarsi, ma gloriarsi della Croce: essa è testimonianza della passione di Dio per l'uomo, è la prova inconfutabile del suo amore. Dite a tutti che proprio per questo la croce infonde in chi l'accoglie una gioia nuova ed autentica: la gioia della vittoria sul male e sulla morte!
Saluto in lingua inglese:
Present today are young people who have come from Denver and other parts ot the United States, and who have handed over the pilgrim Cross of the "World Youth Day" to their peers from the Philippines. As the Third Millennium approaches, Christ’s Cross, borne on the shoulders of the young, sets out for the great continent of Asia. We must all prepare for Manila; above all spiritually, through an ever more generous commitment to making Christ’s Gospel present in society: in the famiiy, in the world of school, work and leisure, in all our relationships with each other. We are being called to Manila to meditate on the words of Christ to his disciples: "As the Father sent me so am I sending you" (Gv 20, 21). To be sent means to go in the name of the one who sends us: to go with all our confidence placed in him.
Traduzione italiana dall'inglese:
2. Oggi sono presenti dei giovani venuti da Denver e da altre parti degli Stati Uniti che hanno consegnato la Croce pellegrina della Giornata Mondiale della Gioventù ai loro coetanei delle Filippine. Mentre si avvicina il Terzo Millennio, la Croce di Cristo portata sulle spalle dei giovani, parte verso il grande continente dell'Asia. Ci dobbiamo preparare tutti per Manila; soprattutto spiritualmente, attraverso un impegno sempre più generoso per rendere presente il Vangelo di Cristo nella società: nella famiglia, nel mondo della scuola, del lavoro e del tempo libero, in tutti i nostri rapporti con gli altri. Siamo chiamati a Manila per meditare sulle parole di Cristo ai suoi discepoli: "Come il Padre mi ha mandato così io mando voi" (Gv 20, 21). Essere mandati significa andare nel nome di colui che ci manda: andare con tutta la nostra fiducia riposta in Lui.
Saluto in lingua spagnola:
Saludo cordialmente a los jóvenes y a las jóvenes de lengua española aquí presentes,
Invito a todos vosotros y a vuestros coetáneos al encuentro del próximo ano en Manila, Filipinas, a donde la luz del Evangelio llegó gracias a la fe heroica de intrépidos misioneros, que hicieron posible la presencia pujante del cristianismo en el Extremo Oriente.
Traduzione italiana dallo spagnolo:
3. Saluto cordialmente i giovani e le giovani di lingua spagnola qui presenti.
Invito tutti voi e i vostri coetanei all'incontro del prossimo anno a Manila, nelle Filippine, dove la luce del Vangelo giunse grazie alla fede eroica di missionari coraggiosi che resero possibile la presenza vigorosa del cristianesimo nell'Estremo Oriente.
Saluto in lingua francese:
La prochaine “ Journée mondiale de la Jeunesse ” voudrait rappeler à tous les chrétiens, particulièrement aux jeunes, la nécessité d’un engagement missionnaire audacieux.
Chers Jeunes, le Christ a besoin de vous pour annoncer l’Evangile au monde. Vos frères attendent de connaitre, par vous, le Seigneur qui donne la vie.
Traduzione italiana dal francese:
4. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù vorrebbe ricordare a tutti i cristiani, in particolare ai giovani, la necessità di un audace impegno missionario.
Cari giovani, Cristo ha bisogno di voi per annunciare il Vangelo al mondo. I vostri fratelli attendono di conoscere, attraverso voi, il Signore che dà la vita.
Saluto in lingua tedesca:
Herzlich lade ich Euch, meine lieben Jugendlichen, nach Manila ein. Es gibt einen Menschen, der uns lehren kann, das Kreuz Christi in Liebe zu tragen: seine Mutter Maria.
Maria ist eine junge Frau gewesen, voller Liebe fur das Leben. Im Unterschied zu den Aposteln hat sie sich niemals des Leidens ihres Sohnes geschamt, weil sie darin die Liebe des Vaters erkannte, von dem Jesus gekommen war und zu dem er zurückkehren solite.
Traduzione italiana dal tedesco:
5. Cari giovani, vi invito cordialmente a venire a Manila. C'è una persona che può insegnarci a portare la croce di Cristo con amore: sua madre Maria.
Maria era una donna giovane, piena di amore per la vita. A differenza degli Apostoli non si è mai vergognata delle sofferenze di suo Figlio perché in queste ha riconosciuto l'amore del Padre, dal quale Gesù è venuto e al quale sarebbe dovuto ritornare.
Saluto in lingua polacca:
Pozdrawiam grupy młodzieżowe przybyłe z Polski. Wszyscy mamy w pamięci Jasną Górę w roku 1991, ten przełomowy rok dla Europy. Właśnie tam, na Jasnej Górze, spotkała się młodzież ze wschodu i zachodu, także z całego świata. Tam śpiewaliśmy tę niezapomnianą pieśń o Ojcu. Nie zapominajmy tej pieśni, tej prawdy, tej wielkiej tradycji młodzieżowej w Ojczyżnie i na całym wschodzie Europy.
Taduzione italiana dal polacco:
Saluto i gruppi dei giovani arrivati dalla Polonia. Tutti ricordiamo il Chiaro Monte nel 1991, questo anno decisivo per l'Europa. Proprio lì, sul Chiaro Monte, si sono incontrati i giovani dell'Est e dell'Ovest e di tutto il mondo. Lì abbiamo cantato questo indimenticabile canto del Padre. Non dimentichiamo questo canto, questa verità, questa grande tradizione giovanile nella Patria e in tutto l'Est Europeo.
6. In questo Anno della Famiglia affidiamo alla Vergine Santa in modo speciale le giovani coppie, sulle cui spalle gravano spesso carichi molto pesanti, a motivo delle ristrettezze economiche, della carenza di alloggi, della disoccupazione. Impegnamoci, sull'esempio di Cristo, a non lasciare sole le persone in difficoltà. Facciamo di questa Giornata soprattutto una festa della solidarietà, dell'aiuto vicendevole, della speranza.
* * *
Appello per il Burundi:
Nel contesto di questo tempo di Passione, vi invito ancora una volta, e con immenso dolore, a pregare per il Burundi!
La situazione in quel caro Paese africano è veramente drammatica! Vi è in corso un terribile massacro. Numerose sono le vittime e non si contano i saccheggi e le violenze.
In nome di Cristo mi rivolgo a quelle care popolazioni e a chi le guida, dicendo loro: abbandonate i sentimenti di vendetta e di morte; riprendete la via del dialogo; praticate sull'esempio di Cristo il perdono; solo così le prossime feste pasquali vi porteranno il dono della pace!

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana


Nessun commento:

Posta un commento