domenica 30 settembre 2012

La parola del Papa: L'angelus del 30 settembre


BENEDETTO XVI
ANGELUS
Castel Gandolfo
Domenica, 30 settembre 2012

Cari fratelli e sorelle!
Il Vangelo di questa domenica presenta uno di quegli episodi della vita di Cristo che, pur essendo colti, per così dire, en passant, contengono un profondo significato (cfr Mc 9,38-41). Si tratta del fatto che un tale, che non era dei seguaci di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome. L’apostolo Giovanni, giovane e zelante come era, vorrebbe impedirglielo, ma Gesù non lo permette, anzi, prende spunto da quella occasione per insegnare ai suoi discepoli che Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d’acqua ad un missionario (v. 41). Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» (Agostino, Sul battesimo contro i donatistiPL 43, VII, 39, 77). Perciò, i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto. Anche all’interno della Chiesa stessa, può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo.
Nella Liturgia odierna risuona anche l’invettiva dell’apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi (cfr Gc 5,1-6). Al riguardo, Cesario di Arles così afferma in un suo discorso: «La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione» (Sermoni 35, 4). Le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli.
Cari amici, per intercessione di Maria Santissima, preghiamo affinché sappiamo gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.
APPELLO
Cari fratelli e sorelle! 
Seguo con affetto e preoccupazione le vicende della popolazione dell’Est della Repubblica Democratica del Congo, oggetto, in questi giorni, di attenzione anche da parte di una Riunione di alto livello, presso le Nazioni Unite. Sono particolarmente vicino ai profughi, alle donne e ai bambini, che a causa dei persistenti scontri armati subiscono sofferenze, violenze e profondi disagi. Invoco Dio, perché si trovino vie pacifiche di dialogo e di protezione di tanti innocenti e affinché torni al più presto la pace, fondata sulla giustizia, e sia ripristinata la convivenza fraterna in quella popolazione così provata, come pure nell’intera Regione.
* * *
Dopo l'Angelus
Chers frères et sœurs, en cette période de rentrée universitaire, j’encourage les enseignants et les éducateurs dans leur haute mission au service de la jeunesse. Puissiez-vous donner aux étudiants le goût d’apprendre pour avoir un métier et prendre leur place dans la société. L’université peut être un lieu où se vit déjà la fraternité. Un lieu duquel Dieu ne peut pas être absent. J’invite les adultes à éduquer en toutes circonstances les plus jeunes à l’estime mutuelle, à l’attention à l’autre et à la recherche de Dieu. Que Jésus soit notre guide sur le chemin de l’amour du prochain et de la prière ! Bonne rentrée à tous !
I welcome the English-speaking pilgrims here at Castel Gandolfo and in Rome!  Dear friends, in today’s Gospel Jesus calls us to be not only open-hearted, but also firm in our opposition to what is dishonest or evil.  May God grant us to be both generous to others and steadfast in living a life of purity and integrity.  Upon you and your loved ones, I invoke the strength and peace of Christ our Lord!Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger hier in Castel Gandolfo und alle, die über Rundfunk und Fernsehen mit uns verbunden sind. Gottes Geist schafft Leben und läßt Gutes wachsen. Er ist auch dort am Werk, wo wir es vielleicht nicht erwarten. In der Taufe und in der Firmung haben wir den Heiligen Geist empfangen, der uns fähig macht, das Gute zu tun und das Böse zu meiden. Lassen wir nicht zu, daß diese Gabe durch Sünde und Nachlässigkeit verschüttet wird. Wenn wir sein Licht in uns aufnehmen, können wir Werkzeug des Heiligen Geistes sein und mithelfen, daß Gottes Kraft und Liebe die Welt verwandeln. Der Heilige Geist leite uns auf all unsern Wegen.
Con todo afecto saludo a los peregrinos de lengua española. En la primera lectura de la Misa de este domingo dice Moisés: «¡Ojalá todo el pueblo del Señor fuera profeta y recibiera el espíritu del Señor!». Este anhelo se cumple en la Iglesia, que en Pentecostés recibió el Espíritu Santo. Pidamos a la Virgen María que interceda por todos nosotros, bautizados en el Espíritu de Cristo, para que seamos cada vez más conscientes del don que hemos recibido y nos decidamos a quitar de nuestra vida todo lo que nos aparte del amor de Dios. Feliz domingo.
S láskou pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Farnosti Kysucké Nové Mesto. Bratia a sestry, prajem vám, aby táto vaša púť priniesla bohaté duchovné ovocie, na príhovor Panny Márie, ktorú v budúcom mesiaci októbri budeme vzývať modlitbou posvätného ruženca. Zo srdca vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Saluto con affetto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti dalla Parrocchia Kysucké Nové Mesto. Fratelli e sorelle, auguro che questo vostro pellegrinaggio porti ricchi frutti spirituali, per intercessione della Vergine Maria, che nel prossimo mese di ottobre invocheremo con la preghiera del Santo Rosario. Di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]
Serdecznie pozdrawiam Polaków. Dziś liturgia Kościoła przypomina, że wszyscy otrzymaliśmy dar Ducha Świętego, który uzdalnia do spełniania dobra i unikania zła, i jednoczy tych, którzy szczerym sercem pragną pełnić wolę Bożą. Niech Jego światło pomaga nam rozeznawać Boże zamysły, a Jego moc wspiera w ich realizacji. Niech Bóg wam błogosławi!
[Saluto cordialmente i polacchi. Oggi la liturgia della Chiesa ci ricorda che tutti abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo, che ci rende capaci di compiere il bene ed evitare il male, e unisce coloro che con un cuore sincero vogliono eseguire la volontà di Dio. La sua luce ci aiuti nel conoscere i disegni divini, e la sua potenza ci sostenga nella loro realizzazione. Dio vi benedica!]
E rivolgo infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, incominciando dai membri del rinnovato Consiglio pastorale della parrocchia di Castel Gandolfo. Cari amici, come sapete, domani rientrerò in Vaticano; con affetto vi dico «arrivederci» e vi prego di portare il mio saluto all’intera comunità. Saluto il Gruppo Scout di Bisuschio e il Lions Club di Castellabate Cilento Antico. Vorrei rivolgere anche il mio augurio alla nuova missione «Gesù al centro», della Diocesi di Roma, che in questa settimana si svolgerà nel territorio di Ostia. Prego per questo momento forte di testimonianza e di annuncio. A tutti voi, cari amici, buona domenica, buona settimana! Arrivederci! Buona domenica!

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mercoledì 26 settembre 2012

L'udienza generale del 26 settembre


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San PietroMercoledì, 26 settembre 2012

La Liturgia, scuola di preghiera: il Signore stesso ci insegna a pregare
Cari fratelli e sorelle,
in questi mesi abbiamo compiuto un cammino alla luce della Parola di Dio, per imparare a pregare in modo sempre più autentico guardando ad alcune grandi figure dell’Antico Testamento, ai Salmi, alle Lettere di san Paolo e all’Apocalisse, ma soprattutto guardando all’esperienza unica e fondamentale di Gesù, nel suo rapporto con il Padre celeste. In realtà, solo in Cristo l’uomo è reso capace di unirsi a Dio con la profondità e la intimità di un figlio nei confronti di un padre che lo ama, solo in Lui noi possiamo rivolgerci in tutta verità a Dio chiamandolo con affetto “Abbà! Padre!”. Come gli Apostoli, anche noi abbiamo ripetuto in queste settimane e ripetiamo a Gesù oggi: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).
Inoltre, per apprendere a vivere ancora più intensamente la relazione personale con Dio abbiamo imparato a invocare lo Spirito Santo, primo dono del Risorto ai credenti, perché è Lui che «viene in aiuto alla nostra debolezza: da noi non sappiamo come pregare in modo conveniente» (Rm 8,26), dice san Paolo, e noi sappiamo come abbia ragione.
A questo punto, dopo una lunga serie di catechesi sulla preghiera nella Scrittura, possiamo domandarci: come posso io lasciarmi formare dallo Spirito Santo e così divenire capace di entrare nell'atmosfera di Dio, di pregare con Dio? Qual è questa scuola nella quale Egli mi insegna a pregare, viene in aiuto alla mia fatica di rivolgermi in modo giusto a Dio? La prima scuola per la preghiera - lo abbiamo visto in queste settimane - è la Parola di Dio, la Sacra Scrittura. La Sacra Scrittura è un permanente dialogo tra Dio e l'uomo, un dialogo progressivo nel quale Dio si mostra sempre più vicino, nel quale possiamo conoscere sempre meglio il suo volto, la sua voce, il suo essere; e l'uomo impara ad accettare di conoscere Dio, a parlare con Dio. Quindi, in queste settimane, leggendo la Sacra Scrittura, abbiamo cercato, dalla Scrittura, da questo dialogo permanente, di imparare come possiamo entrare in contatto con Dio.
C’è ancora un altro prezioso «spazio», un’altra preziosa «fonte» per crescere nella preghiera, una sorgente di acqua viva in strettissima relazione con la precedente. Mi riferisco alla liturgia, che è un ambito privilegiato nel quale Dio parla a ciascuno di noi, qui ed ora, e attende la nostra risposta.
Che cos’è la liturgia? Se apriamo il Catechismo della Chiesa Cattolica - sussidio sempre prezioso, direi indispensabile – possiamo leggere che originariamente la parola «liturgia» significa «servizio da parte del popolo e in favore del popolo» (n. 1069). Se la teologia cristiana prese questo vocabolo del mondo greco, lo fece ovviamente pensando al nuovo Popolo di Dio nato da Cristo che ha aperto le sue braccia sulla Croce per unire gli uomini nella pace dell’unico Dio. «Servizio in favore del popolo», un popolo che non esiste da sé, ma che si è formato grazie al Mistero Pasquale di Gesù Cristo. Di fatto, il Popolo di Dio non esiste per legami di sangue, di territorio, di nazione, ma nasce sempre dall’opera del Figlio di Dio e dalla comunione con il Padre che Egli ci ottiene.
Il Catechismo indica inoltre che «nella tradizione cristiana (la parola “liturgia”) vuole significare che il Popolo di Dio partecipa all’opera di Dio» (n. 1069), perché il popolo di Dio come tale esiste solo per opera di Dio.
Questo ce lo ha ricordato lo sviluppo stesso del Concilio Vaticano II, che iniziò i suoi lavori, cinquant’anni orsono, con la discussione dello schema sulla sacra liturgia, approvato poi solennemente il 4 dicembre del 1963, il primo testo approvato dal Concilio. Che il documento sulla liturgia fosse il primo risultato dell’assemblea conciliare forse fu ritenuto da alcuni un caso. Tra tanti progetti, il testo sulla sacra liturgia sembrò essere quello meno controverso, e, proprio per questo, capace di costituire come una specie di esercizio per apprendere la metodologia del lavoro conciliare. Ma senza alcun dubbio, ciò che a prima vista può sembrare un caso, si è dimostrata la scelta più giusta, anche a partire dalla gerarchia dei temi e dei compiti più importanti della Chiesa. Iniziando, infatti, con il tema della «liturgia» il Concilio mise in luce in modo molto chiaro il primato di Dio, la sua priorità assoluta. Prima di tutto Dio: proprio questo ci dice la scelta conciliare di partire dalla liturgia. Dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento. Il criterio fondamentale per la liturgia è il suo orientamento a Dio, per poter così partecipare alla sua stessa opera.
Però possiamo chiederci: qual è questa opera di Dio alla quale siamo chiamati a partecipare? La risposta che ci offre la Costituzione conciliare sulla sacra liturgia è apparentemente doppia. Al numero 5 ci indica, infatti, che l’opera di Dio sono le sue azioni storiche che ci portano la salvezza, culminate nella Morte e Risurrezione di Gesù Cristo; ma al numero 7 la stessa Costituzione definisce proprio la celebrazione della liturgia come «opera di Cristo». In realtà questi due significati sono inseparabilmente legati. Se ci chiediamo chi salva il mondo e l’uomo, l’unica risposta è: Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, crocifisso e risorto. E dove si rende attuale per noi, per me oggi il Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, che porta la salvezza? La risposta è: nell’azione di Cristo attraverso la Chiesa, nella liturgia, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia, che rende presente l’offerta sacrificale del Figlio di Dio, che ci ha redenti; nel Sacramento della Riconciliazione, in cui si passa dalla morte del peccato alla vita nuova; e negli altri atti sacramentali che ci santificano (cfr Presbyterorum ordinis, 5). Così, il Mistero Pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo è il centro della teologia liturgica del Concilio.
Facciamo un altro passo in avanti e chiediamoci: in che modo si rende possibile questa attualizzazione del Mistero Pasquale di Cristo? Il beato Papa Giovanni Paolo II, a 25 anni dalla Costituzione Sacrosanctum Conciliumscrisse: «Per attualizzare il suo Mistero Pasquale, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, soprattutto nelle azioni liturgiche. La liturgia è, di conseguenza, il luogo privilegiato dell’incontro dei cristiani con Dio e con colui che Egli inviò, Gesù Cristo (cfr Gv17,3)» (Vicesimus quintus annus, n. 7). Sulla stessa linea, leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica così: «Ogni celebrazione sacramentale è un incontro dei figli di Dio con il loro Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, e tale incontro si esprime come un dialogo, attraverso azioni e parole» (n. 1153). Pertanto la prima esigenza per una buona celebrazione liturgica è che sia preghiera, colloquio con Dio, anzitutto ascolto e quindi risposta. San Benedetto, nella sua «Regola», parlando della preghiera dei Salmi, indica ai monaci: mens concordet voci, « la mente concordi con la voce». Il Santo insegna che nella preghiera dei Salmi le parole devono precedere la nostra mente. Abitualmente non avviene così, prima dobbiamo pensare e poi quanto abbiamo pensato si converte in parola. Qui invece, nella liturgia, è l'inverso, la parola precede. Dio ci ha dato la parola e la sacra liturgia ci offre le parole; noi dobbiamo entrare all'interno delle parole, nel loro significato, accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio. Come ricorda la Sacrosanctum Concilium, per assicurare la piena efficacia della celebrazione «è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione di animo, pongano la propria anima in consonanza con la propria voce e collaborino con la divina grazia per non riceverla invano» (n. 11). Elemento fondamentale, primario, del dialogo con Dio nella liturgia, è la concordanza tra ciò che diciamo con le labbra e ciò che portiamo nel cuore. Entrando nelle parole della grande storia della preghiera noi stessi siamo conformati allo spirito di queste parole e diventiamo capaci di parlare con Dio.
In questa linea, vorrei solo accennare ad uno dei momenti che, durante la stessa liturgia, ci chiama e ci aiuta a trovare tale concordanza, questo conformarci a ciò che ascoltiamo, diciamo e facciamo nella celebrazione della liturgia. Mi riferisco all’invito che formula il Celebrante prima della Preghiera Eucaristica: «Sursum corda», innalziamo i nostri cuori al di fuori del groviglio delle nostre preoccupazioni, dei nostri desideri, delle nostre angustie, della nostra distrazione. Il nostro cuore, l’intimo di noi stessi, deve aprirsi docilmente alla Parola di Dio e raccogliersi nella preghiera della Chiesa, per ricevere il suo orientamento verso Dio dalle parole stesse che ascolta e dice. Lo sguardo del cuore deve dirigersi al Signore, che sta in mezzo a noi: è una disposizione fondamentale.
Quando viviamo la liturgia con questo atteggiamento di fondo, il nostro cuore è come sottratto alla forza di gravità, che lo attrae verso il basso, e si leva interiormente verso l’alto, verso la verità, verso l’amore, verso Dio. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega. I Padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a un altare» (n. 2655): altare Dei est cor nostrum.
Cari amici, celebriamo e viviamo bene la liturgia solo se rimaniamo in atteggiamento orante, non se vogliamo “fare qualcosa”, farci vedere o agire, ma se orientiamo il nostro cuore a Dio e stiamo in atteggiamento di preghiera unendoci al Mistero di Cristo e al suo colloquio di Figlio con il Padre. Dio stesso ci insegna a pregare, afferma san Paolo (cfr Rm 8,26). Egli stesso ci ha dato le parole adeguate per dirigerci a Lui, parole che incontriamo nel Salterio, nelle grandi orazioni della sacra liturgia e nella stessa Celebrazione eucaristica. Preghiamo il Signore di essere ogni giorno più consapevoli del fatto che la Liturgia è azione di Dio e dell’uomo; preghiera che sgorga dallo Spirito Santo e da noi, interamente rivolta al Padre, in unione con il Figlio di Dio fatto uomo (cfrCatechismo della Chiesa Cattolica, n. 2564). Grazie.

Saluti:
Je salue avec joie les pèlerins de langue française. Demandons au Seigneur de nous aider à prendre toujours conscience que la liturgie est action de Dieu et de l’homme, une prière qui vient de l’Esprit Saint et de nous ; une prière entièrement adressée au Père, en union avec son Fils incarné. Bon pèlerinage à tous !
I greet all the English-speaking pilgrims present, especially those from England, Scotland, Denmark, Norway, Sweden, Australia, India, Indonesia, Japan, the Philippines, Sri Lanka, Vietnam, Canada and the United States. Upon all of you, I invoke God’s blessings of joy and peace.
Gerne heiße ich alle deutschsprachigen Pilger willkommen. Besonders grüße ich die Gruppe der Schulen der Brede und überhaupt all die vielen Schüler und Jugendlichen. Wir feiern die Liturgie in der rechten Weise, wenn wir in betender Haltung dem Herrn zusammen gegenübertreten, miteinander sind. Der Herr selbst lehrt uns beten. Wir dürfen uns ihm anvertrauen. Von Herzen segne ich euch alle und wünsche euch gute Pilgerschaft. Herzlichen Dank!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Panamá, Costa Rica, Chile, Puerto Rico, Colombia, Argentina y otros países latinoamericanos. Saludo asimismo de modo especial al Presidente de la Cámara de Diputados de Chile, Señor Nicolás Monckeberg Díaz, acompañado de un grupo de parlamentarios, de visita en Roma, recordando al mismo tiempo a los políticos católicos la necesidad de buscar generosamente el bien común de todos los ciudadanos, y de modo coherente con las convicciones propias de hijos de la Iglesia. Invito en fin a todos a celebrar y vivir la liturgia con actitud orante, uniéndonos al Misterio de Cristo y a su diálogo filial con el Padre. Muchas gracias.
Queridos peregrinos de língua portuguesa, a todos vós dirijo uma calorosa saudação! Particularmente, saúdo os membros da Ordem de Cavalaria do Santo Sepulcro de Jerusalém e todos os grupos vindos do Brasil. Tende por centro da vossa vida de oração a liturgia, que vos une ao Mistério de Cristo e ao Seu diálogo com o Pai, procurando que concordem as palavras de vossos lábios com os sentimentos do coração. E que desça sobre vós as bênçãos de Deus.
Saluto in lingua polacca:
Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Moi Drodzy, liturgia Eucharystii jest źródłem i szczytem życia modlitewnego wspólnoty Kościoła i każdego wierzącego. Jest to działanie Boga i człowieka: modlitwa płynąca z Ducha Świętego i z naszych serc, skierowana do Ojca, w jedności z Bożym Synem, który stał się człowiekiem. Niech udział we Mszy św. będzie dla nas wszystkich upragnionym czasem spotkania z Bogiem. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy!
Traduzione italiana:
Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Carissimi, la Liturgia eucaristica è fonte e culmine della vita di preghiera della comunità della Chiesa e di ogni credente. E’ azione di Dio e dell’uomo: preghiera che sgorga dallo Spirito Santo e dai nostri cuori, rivolta al Padre, in unione con il Figlio di Dio fatto uomo. La partecipazione alla santa Messa sia per tutti noi un desiderabile tempo d’incontro con Dio. La Sua benedizione vi accompagni sempre.
Saluto in lingua croata:
Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz hrvatskih katoličkih misija u Norveškoj i Švedskoj. Dragi prijatelji, svaki je kršćanin pozvan u svojoj sredini biti apostol i svjedočiti dar vjere. Neka vam sveti apostoli i mučenici pomognu da ustrajete u toj zadaći. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Saluto di cuore tutti i pellegrini Croati particolarmente i fedeli delle Missioni cattoliche croate in Norvegia e in Svezia. Cari amici, ogni cristiano è chiamato ad essere apostolo ed a testimoniare il dono della fede nel proprio ambiente. I santi apostoli e martiri vi aiutino a perseverare in tale compito. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua slovacca:
Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne z Farností Raková, Čadca a Tesáre.
Bratia a sestry, vaša púť ku hrobom svätých apoštolov a rímskych mučeníkov nech vás naplní novým zápalom na ceste evanjeliového svedectva.
Ochotne žehnám vás i vaše rodiny.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Di cuore do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, in particolare a quelli provenienti dalle Parrocchie di Raková, Čadca e Tesáre.
Fratelli e sorelle, il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli e Martiri romani vi riempia di un nuovo zelo sulla via della testimonianza evangelica.
Volentieri benedico voi e le vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le Suore Missionarie dell’Immacolata e le Carmelitane Missionarie, che celebrano i rispettivi Capitoli Generali: care sorelle, vi incoraggio a proseguire nella missione dell’evangelizzazione rimanendo fedeli ai carismi dei Fondatori. Accolgo con gioia i pellegrini della Diocesi di Belluno-Feltre, accompagnati dal Vescovo Mons. Andrich, qui convenuti in occasione del centenario della nascita del Papa Giovanni Paolo I, e i membri della Fondazione Piccola Opera Charitas, della Diocesi di Teramo-Atri accompagnati del Vescovo, Mons. Seccia, nel cinquantesimo anniversario di attività. Saluto i rappresentanti del Centro Alfredo Rampi e quelli di “CasAmica” di Milano, incoraggiandoli a spendere le proprie energie a servizio della sicurezza e della accoglienza delle persone con difficoltà di salute.
Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria dei Santi Medici Cosma e Damiano: cari giovani, imparate a curare ogni sofferenza dei fratelli con l’affetto e l’accoglienza; cari ammalati, la migliore terapia per ogni malattia è la fiducia in Dio a cui parliamo nella preghiera; e voi, cari sposi novelli, abbiate cura l’uno dell’altro nel vostro cammino coniugale.

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martedì 25 settembre 2012

Letture della S.Messa del 30 settembre

In seguito a una Vostra richiesta a partire da oggi, oltre alle letture della domenica, verrà inserito, per il rito ambrosiano, il Vangelo della Risurrezione, che si legge durante la S.Messa prefestiva

RITO ROMANO:


Prima lettura
Num 11,25-29
 
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».


Salmo responsoriale
Sal 18

   R.: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.

Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.


Seconda lettura
Giac 5,1-6
 
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.


Vangelo
Mc 9,38-43.45.47-48
 
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».


RITO AMBROSIANO:


LETTURA
Lettura del libro del Deuteronomio 6, 1-9


In quei giorni. Mosè disse: «Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».


SALMO
Sal 118 (119)

      ®   Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. ®

Non commette certo ingiustizie
e cammina nelle sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti. ®

Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 13, 8-14a

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 10, 25-37


In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così»


VANGELO DELLA RISURREZIONE:


Messa vigiliare della V Domenica dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursone

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 13-35


In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, il Signore Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
                                                    Cristo Signore è risorto!
                                                    ® Rendiamo grazie a Dio!

domenica 23 settembre 2012

La parola del Papa: l'angelus del 23 settembre


PRIMA DELL’ANGELUS 
Cari fratelli e sorelle! Nel nostro cammino con il Vangelo di san Marco, domenica scorsa siamo entrati nella seconda parte, cioè l’ultimo viaggio verso Gerusalemme e verso il culmine della missione di Gesù. Dopo che Pietro, a nome dei discepoli, ha professato la fede in Lui riconoscendolo come il Messia (cfr Mc 8,29), Gesù incomincia a parlare apertamente di ciò che gli accadrà alla fine. L’Evangelista riporta tre successive predizioni della morte e risurrezione, ai capitoli 8, 9 e 10: in esse Gesù annuncia in modo sempre più chiaro il destino che l’attende e la sua intrinseca necessità. Il brano di questa domenica contiene il secondo di questi annunci. ...
... Gesù dice: «Il Figlio dell’uomo – espressione con cui designa se stesso – viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mc 9,31). I discepoli «però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo» (v. 32).
In effetti, leggendo questa parte del racconto di Marco, appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’era una profonda distanza interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto superficialmente. L’apostolo Pietro, subito dopo aver manifestato la sua fede in Gesù, si permette di rimproverarlo perché ha predetto che dovrà essere rifiutato e ucciso.
Dopo il secondo annuncio della passione, i discepoli si mettono a discutere su chi tra loro sia il più grande (cfr Mc 9,34); e, dopo il terzo, Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra, quando sarà nella gloria (cfr Mc 10,35-40). Ma ci sono diversi altri segni di questa distanza: ad esempio, i discepoli non riescono a guarire un ragazzo epilettico, che poi Gesù guarisce con la forza della preghiera (cfr Mc 9,14-29); o quando vengono presentati a Gesù dei bambini, i discepoli li rimproverano, e Gesù invece, indignato, li fa rimanere, e afferma che solo chi è come loro può entrare nel Regno di Dio (cfr Mc 10,13-16).
Che cosa ci dice tutto questo? Ci ricorda che la logica di Dio è sempre «altra» rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso per bocca del profeta Isaia: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8).
Per questo, seguire il Signore richiede sempre all’uomo una profonda con-versione - da noi tutti -, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente.
Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio, perché Egli è tutta la pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo.
E la Vergine Maria è perfettamente «sintonizzata» con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà.
DOPO L’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle!
Ieri, nella città francese di Troyes, è stato proclamato Beato il sacerdote Louis Brisson, vissuto nel secolo XIX, fondatore delle Oblate e degli Oblati di San Francesco di Sales. Mi unisco con gioia al rendimento di grazie della comunità diocesana di Troyes e di tutti i figli e le figlie spirituali del nuovo Beato.
Chers pèlerins francophones, je vous remercie de tout cœur pour votre prière qui a accompagné la belle réussite du Voyage apostolique au Liban, et par extension à l’ensemble du Moyen Orient. Continuez à prier pour les chrétiens moyen-orientaux, pour la paix et pour le dialogue serein entre les religions. Hier, je me suis uni spirituellement à la joie des fidèles du diocèse de Troyes rassemblés pour la béatification du Père Louis Brisson, fondateur des Sœurs Oblates et des Oblats de saint François de Sales. Puisse l’exemple du nouveau Bienheureux éclairer votre vie ! Il disait : « J’ai besoin de Dieu, c’est une faim qui me dévore ». Comme lui, apprenez à avoir faim de Dieu et à recourir sans cesse à lui avec confiance. Bon dimanche à vous tous!
I greet all the English-speaking visitors present at today’s Angelus prayer. In the Gospel today, our Lord reveals to his disciples that he will be delivered unto death and rise again for our salvation. As we reflect on the call to be «last of all and servants of all», may Christ’s supreme act of love on Calvary always be our true measure of greatness. God bless you and your loved ones!
Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Im heutigen Evangelium hören wir, wie Jesus die Jünger über etwas belehrt. Er kündigt ihnen unerwartet und unverständlich sein Leiden und seinen Sühnetod an und spricht aber auch von seiner Auferstehung. Die Jünger begreifen den Sinn dieser Worte nicht, sagt der Evangelist (vgl. Mk 9,31f.), und auch uns geht es so. Wir müssen immer wieder das Geheimnis Christi, das Geheimnis des Kreuzes zu verstehen versuchen. Wer dem Herrn sein Herz öffnet und sich vom Erlösungswerk Christi beschenken läßt, für den sind Leid, Krankheit und Tod nicht mehr das Ende. Er weiß sich mit Christus verbunden, und wer dem Herrn gehört, hat Anteil an der Auferstehung und am ewigen Leben irgendwie schon in dieser Welt. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. El Evangelio de hoy nos habla de una actitud central del cristiano, que debe aprender constantemente de Cristo: no ambicionar el poder y la importancia humana, sino ponerse al servicio de los demás. El poder de Dios se manifiesta precisamente en la humildad, en dejarle a Él como único Omnipotente. Que la humilde Virgen María, que mañana celebramos con el título La Merced, se apiade de nosotros y nos ayude en el camino hacia Cristo, verdadero portador de la paz y la alegría en el corazón de los hombres. Feliz domingo.
Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dziś w Ewangelii Jezus poświęca szczególną uwagę dziecku. Mówi: „Kto przyjmuje jedno z tych dzieci w imię moje, Mnie przyjmuje". Prośmy Boga, aby te słowa inspirowały wszystkich, którzy są odpowiedzialni za dar życia, za godne warunki egzystencji i edukacji, za bezpieczeństwo i szczęśliwe wzrastanie dzieci. Oby każdy młody człowiek mógł cieszyć się miłością i rodzinnym ciepłem! Niech Bóg wam błogosławi!
[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Nel Vangelo di oggi Gesù presta una speciale attenzione ai bambini. Dice: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me». Chiediamo a Dio che queste parole ispirino tutti coloro che sono responsabili del dono della vita, delle degne condizioni di esistenza e di educazione, della sicura e serena crescita dei bambini. Ogni bambino possa godere dell’amore e del calore familiare! Dio vi benedica!]
Sono lieto di accogliere, da vari Paesi, le Suore del Collegio Missionario «Mater Ecclesiae» di Castel Gandolfo, alle quali auguro un sereno e fruttuoso anno di formazione e di vita comunitaria.
Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai soci della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti. Cari amici, esprimo apprezzamento per il vostro impegno in favore della salvaguardia del creato e vi ringrazio per i doni. Saluto i fedeli della parrocchia di Sant’Agostino in Bisceglie, nel centenario della sua istituzione; e la sezione di Perugia dell’Associazione Maestri Cattolici.
A tutti auguro una buona domenica, una buona settimana. Grazie!

sabato 22 settembre 2012

Il video ufficiale dell'inno

Come ogni brano che si rispetti anche l'inno della GMG di Rio ha un suo videoclip, che vogliamo proporvi qui di seguito.
Probabilmente non lo vedremo mai su MTV o simili, comunque è veramente ben fatto e merita di essere visto...


giovedì 20 settembre 2012

Itinerario di formazione alla GMG di settembre (parte 3)

Proseguiamo oggi il nostro appuntamento con le schede formative in preparazione alla GMG di Rio fornendovi le ultime schede di approfondimento, aventi come titolo "Educare i giovani alla fede" e un link, alla pagina ufficiale dello youcat, che ci ha tenuto compagnia durante la scorsa GMG di Madrid:


Educare i giovani alla fede

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

Comunicazione della Presidenza

"EDUCARE I GIOVANI ALLA FEDE"

Orientamenti emersi dai lavori
della XLV Assemblea Generale

Roma, 27 febbraio 1999

Presentazione


A partire dall´inizio dell´attuale decennio si è sviluppata nelle nostre comunità ecclesiali una più attenta e coordinata iniziativa pastorale nei confronti dei giovani. Momento di particolare consapevolezza ne è stato il Convegno ecclesiale di Palermo, con l´approfondimento in uno dei suoi ambiti delle problematiche di questo settore della pastorale.
Raccogliendo istanze e indicazioni lì emerse, i Vescovi italiani hanno voluto affrontare in una loro Assemblea generale il tema specifico della educazione alla fede dei giovani (Collevalenza, 9-12 novembre 1998). Ne è scaturita una riflessione ricca di stimoli sia per la conoscenza del mondo giovanile, sia per la consapevolezza di quanto si va facendo nelle nostre comunità, sia per le prospettive aperte su ambiti e modi nuovi di intervento a favore dei giovani e del loro incontro con Cristo nella Chiesa.
Un primo frutto dei lavori dell´Assemblea è il messaggio che, al termine di essa, i Vescovi hanno inviato a tutti i giovani. Un ulteriore approfondimento di quelle indicazioni, effettuato nell´ambito del Consiglio Episcopale Permanente, ha reso ora possibile precisare meglio alcune opzioni, che come orientamento vengono offerte alle nostre comunità e in particolare a tutti gli operatori della pastorale giovanile, perché ne facciano oggetto di riflessione e confronto con la propria specifica situazione e ricerchino le modalità con cui tradurle all´interno dei progetti pastorali di ogni Chiesa particolare.
Le indicazioni che seguono sono raccolte attorno a quattro nuclei di fondo, proposti come scelte qualificanti per una pastorale giovanile attenta alla verità del Vangelo e alle esigenze dei tempi. Alcune esemplificazioni cercano poi di tradurre ciascuna di queste opzioni pastorali in attenzioni e iniziative concrete. Ciascuno saprà orientarsi in esse, lasciandosi ispirare e giudicando secondo le priorità della propria situazione.
Nel consegnare questi orientamenti ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e a tutti gli educatori, gli animatori e in genere gli operatori pastorali impegnati nel mondo giovanile, vogliamo accompagnarli con la parola di incoraggiamento che ci viene dall´apostolo Paolo, il quale ci invita a portare nel nostro cuore non solo il desiderio di donare il Vangelo a tutti, ma anche quello di donare con esso e per esso la nostra stessa vita (cf. 1Ts 1,8). E quanto i giovani ci chiedono, perché l´annuncio risplenda nella testimonianza.


Roma, 27 febbraio 1999
Festa di San Gabriele dell´Addolorata 



mercoledì 19 settembre 2012

L'udienza generale del 19 settembre


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 19 settembre 2012

Il Viaggio apostolico in Libano
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei riandare brevemente, con il pensiero e con il cuore, alle straordinarie giornate del Viaggio apostolico che ho compiuto in Libano. Un Viaggio che ho fortemente voluto, nonostante le circostanze difficili, considerando che un padre dev’essere sempre accanto ai suoi figli quando incontrano gravi problemi. Sono stato mosso dal vivo desiderio di annunciare la pace che il Signore risorto ha lasciato ai suoi discepoli con le parole: «Vi dono la mia pace - سَلامي أُعطيكُم» (Gv 14,27). Questo mio Viaggio aveva come scopo principale la firma e la consegna dell’Esortazione Apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente ai rappresentanti delle Comunità cattoliche del Medio Oriente, come pure alle altre Chiese e Comunità ecclesiali e anche ai Capi musulmani.
È stato un evento ecclesiale commovente e, al tempo stesso, una provvida occasione di dialogo vissuta in un Paese complesso ma emblematico per tutta la regione, a motivo della sua tradizione di convivenza e di operosa collaborazione tra le diverse componenti religiose e sociali. Di fronte alle sofferenze e ai drammi che permangono in quella zona del Medio Oriente, ho manifestato la mia sentita vicinanza alle legittime aspirazioni di quelle care popolazioni, recando loro un messaggio di incoraggiamento e di pace. Penso in particolare al terribile conflitto che tormenta la Siria, causando, oltre a migliaia di morti, un flusso di profughi che si riversano nella regione alla ricerca disperata di sicurezza e di futuro; e non dimentico la situazione difficile dell’Irak. Durante la mia Visita, la gente del Libano e del Medio Oriente - cattolici, rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e delle diverse Comunità musulmane - ha vissuto, con entusiasmo e in un clima disteso e costruttivo, un’importante esperienza di rispetto reciproco, di comprensione e di fraternità, che costituisce un forte segno di speranza per tutta l’umanità. Ma è soprattutto l’incontro con i fedeli cattolici del Libano e del Medio Oriente, presenti a migliaia, che ha suscitato nel mio animo un sentimento di profonda gratitudine per l’ardore della loro fede e della loro testimonianza.
Ringrazio il Signore per questo dono prezioso, che dà speranza per il futuro della Chiesa in quei territori: giovani, adulti e famiglie animati dal tenace desiderio di radicare la loro vita in Cristo, rimanere ancorati al Vangelo, camminare insieme nella Chiesa. Rinnovo la mia riconoscenza anche a quanti hanno lavorato instancabilmente per questa mia Visita: i Patriarchi e i Vescovi del Libano con i loro collaboratori, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, le persone consacrate, i fedeli laici, i quali sono una realtà preziosa e significativa nella società libanese. Ho potuto constatare direttamente che le Comunità cattoliche libanesi, mediante la loro presenza bimillenaria e il loro impegno pieno di speranza, offrono un significativo e apprezzato contributo nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del Paese. Un pensiero grato e deferente va alle Autorità libanesi, alle istituzioni e associazioni, ai volontari e a quanti hanno offerto il sostegno della preghiera. Non posso dimenticare la cordiale accoglienza che ho ricevuto dal Presidente della Repubblica, Signor Michel Sleiman, come anche dalle varie componenti del Paese e dalla gente: è stata un’accoglienza calorosa, secondo la celebre ospitalità libanese. I musulmani mi hanno accolto con grande rispetto e sincera considerazione; la loro costante e partecipe presenza mi ha dato modo di lanciare un messaggio di dialogo e di collaborazione tra Cristianesimo e Islam: mi sembra che sia venuto il momento di dare insieme una testimonianza sincera e decisa contro le divisioni, contro la violenza, contro le guerre. I cattolici, venuti anche dai Paesi confinanti, hanno manifestato con fervore il loro profondo affetto al Successore di Pietro.
Dopo la bella cerimonia al mio arrivo all’aeroporto di Beirut, il primo appuntamento era di particolare solennità: la firma dell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente,nella Basilica Greco-Melkita di San Paolo ad Harissa. In quella circostanza ho invitato i cattolici mediorientali a fissare lo sguardo su Cristo crocifisso per trovare la forza, anche in contesti difficili e dolorosi, di celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta e dell’unità sulla divisione. A tutti ho assicurato che la Chiesa universale è più che mai vicina, con l’affetto e la preghiera, alle Chiese in Medio Oriente: esse, pur essendo un «piccolo gregge», non devono temere, nella certezza che il Signore è sempre con loro. Il Papa non li dimentica.
Nel secondo giorno del mio Viaggio apostolico ho incontrato i rappresentanti delle Istituzioni della Repubblica e del mondo della cultura, il Corpo diplomatico e i Capi religiosi. Ad essi, tra l’altro, ho indicato una via da percorrere per favorire un futuro di pace e di solidarietà: si tratta di operare affinché le differenze culturali, sociali e religiose approdino, nel dialogo sincero, ad una nuova fraternità, dove ciò che unisce è il senso condiviso della grandezza e dignità di ogni persona, la cui vita va sempre difesa e tutelata. Nella stessa giornata ho avuto un incontro con i Capi delle Comunità religiose musulmane, che si è svolto in uno spirito di dialogo e di benevolenza reciproca. Ringrazio Dio per questo incontro. Il mondo di oggi ha bisogno di segni chiari e forti di dialogo e di collaborazione, e di ciò il Libano è stato e deve continuare ad essere un esempio per i Paesi arabi e per il resto del mondo.
Nel pomeriggio, presso la residenza del Patriarca Maronita, sono stato accolto dall’entusiasmo incontenibile di migliaia di giovani libanesi e dei Paesi vicini, che hanno dato vita ad un festoso e orante momento, che rimarrà indimenticabile nel cuore di molti. Ho sottolineato la loro fortuna di vivere in quella parte del mondo che ha visto Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza, e lo sviluppo del Cristianesimo, esortandoli alla fedeltà e all’amore per la loro terra, nonostante le difficoltà causate dalla mancanza di stabilità e di sicurezza. Inoltre, li ho incoraggiati ad essere saldi nella fede, fiduciosi in Cristo, fonte della nostra gioia, e ad approfondire il rapporto personale con Lui nella preghiera, come anche ad essere aperti ai grandi ideali della vita, della famiglia, dell’amicizia e della solidarietà. Vedendo giovani cristiani e musulmani fare festa in grande armonia, li ho spronati a costruire insieme il futuro del Libano e del Medio Oriente e ad opporsi insieme alla violenza e alla guerra. La concordia e la riconciliazione devono essere più forti delle spinte di morte.
Nella mattina della domenica, c’è stato il momento molto intenso e partecipato della Santa Messa nel City Center Waterfront di Beirut, accompagnata da suggestivi canti, che hanno caratterizzato anche le altre celebrazioni. Alla presenza di numerosi Vescovi e di una grande folla di fedeli, provenienti da ogni parte del Medio Oriente, ho voluto esortare tutti a vivere la fede e a testimoniarla senza paura, nella consapevolezza che la vocazione del cristiano e della Chiesa è quella di portare il Vangelo a tutti senza distinzione, sull’esempio di Gesù. In un contesto segnato da aspri conflitti, ho richiamato l’attenzione sulla necessità di servire la pace e la giustizia, diventando strumenti di riconciliazione e costruttori di comunione. Al termine della Celebrazione eucaristica, ho avuto la gioia di consegnare l’Esortazione apostolica che raccoglie le conclusioni dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi dedicata al Medio Oriente. Attraverso i Patriarchi e i Vescovi orientali e latini, i sacerdoti, i consacrati e i laici, questo Documento vuole raggiungere tutti i fedeli di quella cara regione, per sostenerli nella fede e nella comunione e spronarli sulla via della tanto auspicata nuova evangelizzazione. Nel pomeriggio, presso la sede del Patriarcato Siro-cattolico, ho avuto poi la gioia di un fraterno incontro ecumenico con i Patriarchi ortodossi e ortodossi orientali e i rappresentanti di quelle Chiese, come pure delle Comunità ecclesiali.
Cari amici, i giorni trascorsi in Libano sono stati una stupenda manifestazione di fede e di intensa religiosità e un segno profetico di pace. La moltitudine di credenti, provenienti dall’intero Medio Oriente, ha avuto l’opportunità di riflettere, di dialogare e soprattutto di pregare insieme, rinnovando l’impegno di radicare la propria vita in Cristo. Sono certo che il popolo libanese, nella sua multiforme ma ben amalgamata composizione religiosa e sociale, saprà testimoniare con nuovo slancio la vera pace, che nasce dalla fiducia in Dio. Auspico che i vari messaggi di pace e di stima che ho voluto dare, possano aiutare i governanti della Regione a compiere passi decisivi verso la pace e verso una migliore comprensione delle relazioni tra cristiani e musulmani. Da parte mia continuo ad accompagnare quelle amate popolazioni con la preghiera, affinché rimangano fedeli agli impegni assunti. Alla materna intercessione di Maria, venerata in tanti ed antichi santuari libanesi, affido i frutti di questa Visita pastorale, come anche i propositi di bene e le giuste aspirazioni dell’intero Medio Oriente. Grazie.

Saluti:
Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier l’Association catholique internationale de services pour la jeunesse féminine ! Je vous invite, tous, à vous unir à moi pour confier à la Vierge Marie les fruits de ma Visite pastorale au Liban et les justes aspirations de tous les habitants du Moyen-Orient. Merci pour vos prières et bon pèlerinage à tous !
I greet all the English-speaking pilgrims present today at this audience, including those from England, Scotland, Ireland, Denmark, Norway, Sweden, Malta, Australia, Taiwan and the United States. Upon all of you, I invoke God’s blessings of joy and peace!
Ein herzliches Grüß Gott sage ich allen Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Besonders begrüße ich die Seminaristen des Collegium Canisianum zu Innsbruck. Der mütterlichen Fürsorge Marias, der Schutzpatronin des Libanon, vertraue ich die Früchte dieser Reise an. Auf ihre Fürsprache schenke der Herr diesem geliebten Land und dem Nahen Osten in all seinen Nöten und Schwierigkeiten den Frieden, den nur Er geben kann. Gott segne euch alle!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, México, Colombia, Venezuela, Argentina, y otros países latinoamericanos. Invito a todos a dar gracias al Señor que me ha concedido vivir esta visita apostólica. Confiemos a la materna intercesión de María los propósitos de bien y las justas aspiraciones de todo el Oriente Medio. Muchas gracias.
Queridos amigos e irmãos de língua portuguesa, que hoje participais neste Encontro com o Sucessor de Pedro: Obrigado pela vossa presença! A todos saúdo, especialmente aos grupos brasileiros de São Paulo, confiando às vossas orações o «pequenino rebanho» dos cristãos do Médio Oriente, para que permaneçam fiéis aos compromissos assumidos e que são também os vossos. Para vós e vossas famílias, a minha Bênção!
Saluto in lingua polacca:
Witam polskich pielgrzymów. Wam tu obecnym i wszystkim Polakom, którzy wspierali mnie modlitwą podczas podróży do Libanu, bardzo dziękuję. Ufam, że to spotkanie z wiernymi z całego Bliskiego Wschodu umocni ich, doda otuchy i zaowocuje trwałym pokojem. Proszę was, abyście nadal podtrzymywali ich wysiłki waszymi modlitwami. Niech Bóg wam błogosławi!
Traduzione italiana:
Saluto i pellegrini polacchi. Ringrazio voi qui presenti e tutti i polacchi che mi hanno sostenuto con la preghiera durante il viaggio in Libano. Spero che quest’incontro con i fedeli di tutto il Medio Oriente li rafforzi, li incoraggi nell’impegno di una pace duratura. Vi chiedo di continuare a sorreggere i loro sforzi con le vostre preghiere. Dio vi benedica!
Saluto in lingua croata:
Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz župe Svete Jelene iz Šenkovca. Dragi prijatelji, neka vam posjet grobovima svetih apostola i njihov primjer mučeništva budu nadahnuće za još jače svjedočenje vjere u Isusa Krista, jedinog Spasitelja. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Saluto con gioia tutti i pellegrini Croati particolarmente i fedeli della parrocchia di Santa Elena di Šenkovac. Cari amici, la vostra visita alle tombe dei Santi Apostoli e il loro esempio di martirio, vi siano d’ispirazione per testimoniare sempre più la fede in Gesù Cristo, l’unico Salvatore Salvatore. Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua slovacca:
Zo srdca vítam slovenských veriacich. Osobitne pozdravujem pútnikov z Farnosti Výčapy - Opatovce.
Bratia a sestry, v nedeľu som sa vrátil z apoštolskej cesty v Libanone. Ďakujem za vaše modlitby a pozornosť, ktorými ste ma sprevádzali počas tejto návštevy a všetkých vás žehnám.
Pochválený buď Ježiš Kristus!
Traduzione italiana:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua slovacca. In particolare saluto i pellegrini provenienti dalla Parrocchia di Výčapy - Opatovce.
Fratelli e sorelle, domenica ho concluso il mio viaggio Apostolico in Libano. Vi ringrazio per le vostre preghiere e per l’attenzione con le quali mi avete accompagnato durante questa visita e vi benedico tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!
Saluto in lingua lituana:
Nuoširdžiai sveikinu piligrimus iš Lietuvos!
Šiame amžinajame mieste buvo išlietas Apaštalų ir kankinių kraujas. Tai dovana ir šiandienos Bažnyčiai, kad vieni kitiems mokėtume liudyti Jėzų Kristų.
Viešpats jus visus gausiai telaimina. Garbė Jėzui Kristui!
Traduzione italiana:
Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Lituania!
In questa città eterna è stato sparso il sangue degli Apostoli e dei martiri. Ancora oggi questo è un dono per la Chiesa, perché sappiamo testimoniare Gesù Cristo gli uni agli altri.
Che il Signore vi benedica tutti! Sia lodato Gesù Cristo!
* * *
Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare agli Abati Benedettini provenienti da tutto il mondo, come pure ai partecipanti ai Capitoli Generali dei Fratelli e delle Suore della Congregazione dei Sacri Cuori e dell’Adorazione Perpetua. Saluto i laici carmelitani, che partecipano ad un congresso internazionale, e i Seminaristi della Basilicata. Su ciascuno invoco la continua protezione di Dio e della Vergine Santissima per un fecondo servizio al Vangelo e alla Chiesa.
Con speciale affetto il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. L'amicizia con Gesù, cari giovani, sia per voi fonte di gioia e sostegno nel compiere scelte impegnative; sia di conforto per voi, cari malati, nei momenti difficili e vi dia sollievo al corpo e allo spirito. Cari sposi novelli, rimanete costantemente uniti a Cristo per realizzare fedelmente la vostra vocazione nell'amore reciproco.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 18 settembre 2012

Letture della S.Messa del 23 settembre

RITO ROMANO:


Prima lettura
Sap 2,12.17-20
 

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».


Salmo responsoriale
Sal 53

   R.: Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.


Seconda lettura
Giac 3,16-4,3
 

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.


Vangelo
Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».


RITO AMBROSIANO:


LETTURA
Lettura del primo libro dei Re 19, 4-8


In quei giorni. Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

SALMO
Sal 33 (34)

     ®   Il tuo pane, Signore, sostiene i poveri in cammino.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. ®

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. ®

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26


Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 6, 41-51

In quel tempo. I Giudei si misero a mormorare contro il Signore Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».