giovedì 1 novembre 2012

L'udienza generale del 31 ottobre

Prima di trascrivere l'udienza generale del S.Padre vorrei chiedere scusa per non averla messa ieri,ma impegni personali non mi hanno permesso di pubblicare il nostro solito post.


BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Piazza San PietroMercoledì, 31 ottobre 2012


L'Anno della fede. La fede della Chiesa
Cari fratelli e sorelle,
continuiamo nel nostro cammino di meditazione sulla fede cattolica. La settimana scorsa ho mostrato come la fede sia un dono, perché è Dio che prende l’iniziativa e ci viene incontro; e così la fede è una risposta con la quale noi Lo accogliamo come fondamento stabile della nostra vita. E’ un dono che trasforma l’esistenza, perché ci fa entrare nella stessa visione di Gesù, il quale opera in noi e ci apre all’amore verso Dio e verso gli altri.
Oggi vorrei fare un altro passo nella nostra riflessione, partendo ancora una volta da alcune domande: la fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia persona? Vivo la mia fede da solo? Certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza che riceve una svolta, un orientamento nuovo. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Anticamente queste domande erano rivolte personalmente a colui che doveva ricevere il Battesimo, prima che si immergesse per tre volte nell’acqua. E anche oggi la risposta è al singolare: «Credo». Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre. E’ come una rinascita in cui mi scopro unito non solo a Gesù, ma anche a tutti quelli che hanno camminato e camminano sulla stessa via; e questa nuova nascita, che inizia con il Battesimo, continua per tutto il percorso dell’esistenza. Non posso costruire la mia fede personale in un dialogo privato con Gesù, perché la fede mi viene donata da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce così nella moltitudine dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell’eterno amore di Dio, che in Se stesso è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è Amore trinitario. La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel «noi» della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede dell’unica Chiesa.
Alla domenica, nella Santa Messa, recitando il «Credo», noi ci esprimiamo in prima persona, ma confessiamo comunitariamente l’unica fede della Chiesa. Quel «credo» pronunciato singolarmente si unisce a quello di un immenso coro nel tempo e nello spazio, in cui ciascuno contribuisce, per così dire, ad una concorde polifonia nella fede. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riassume in modo chiaro così: «”Credere” è un atto ecclesiale. La fede della Chiesa precede, genera, sostiene e nutre la nostra fede. La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. “Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre” [san Cipriano]» (n. 181). Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo.
Agli inizi dell’avventura cristiana, quando lo Spirito Santo scende con potenza sui discepoli, nel giorno di Pentecoste - come narrano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,1-13) - la Chiesa nascente riceve la forza per attuare la missione affidatale dal Signore risorto: diffondere in ogni angolo della terra il Vangelo, la buona notizia del Regno di Dio, e guidare così ogni uomo all’incontro con Lui, alla fede che salva. Gli Apostoli superano ogni paura nel proclamare ciò che avevano udito, visto, sperimentato di persona con Gesù. Per la potenza dello Spirito Santo, iniziano a parlare lingue nuove, annunciando apertamente il mistero di cui erano stati testimoni. Negli Atti degli Apostoli ci viene riferito poi il grande discorso che Pietro pronuncia proprio nel giorno di Pentecoste. Egli parte da un passo del profeta Gioele (3,1-5), riferendolo a Gesù, e proclamando il nucleo centrale della fede cristiana: Colui che aveva beneficato tutti, che era stato accreditato presso Dio con prodigi e segni grandi, è stato inchiodato sulla croce ed ucciso, ma Dio lo ha risuscitato dai morti, costituendolo Signore e Cristo. Con Lui siamo entrati nella salvezza definitiva annunciata dai profeti e chi invocherà il suo nome sarà salvato (cfr At 2,17-24). Ascoltando queste parole di Pietro, molti si sentono personalmente interpellati, si pentono dei propri peccati e si fanno battezzare ricevendo il dono dello Spirito Santo (cfr At 2, 37-41). Così inizia il cammino della Chiesa, comunità che porta questo annuncio nel tempo e nello spazio, comunità che è il Popolo di Dio fondato sulla nuova alleanza grazie al sangue di Cristo e i cui membri non appartengono ad un particolare gruppo sociale o etnico, ma sono uomini e donne provenienti da ogni nazione e cultura. E’ un popolo «cattolico», che parla lingue nuove, universalmente aperto ad accogliere tutti, oltre ogni confine, abbattendo tutte le barriere. Dice san Paolo: «Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti” (Col 3,11).
La Chiesa, dunque, fin dagli inizi è il luogo della fede, il luogo della trasmissione della fede, il luogo in cui, per il Battesimo, si è immersi nel Mistero Pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo, che ci libera dalla prigionia del peccato, ci dona la libertà di figli e ci introduce nella comunione col Dio Trinitario. Al tempo stesso, siamo immersi nella comunione con gli altri fratelli e sorelle di fede, con l’intero Corpo di Cristo, tirati fuori dal nostro isolamento. Il Concilio Ecumenico Vaticano II lo ricorda: «Dio volle salvare e santificare gli uomini non individualmente e senza alcun legame fra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che Lo riconoscesse nella verità e fedelmente Lo servisse» (Cost. dogm. Lumen gentium, 9). Richiamando ancora la liturgia del Battesimo, notiamo che, a conclusione delle promesse in cui esprimiamo la rinuncia al male e ripetiamo «credo» alle verità della fede, il celebrante dichiara: «Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore». La fede è virtù teologale, donata da Dio, ma trasmessa dalla Chiesa lungo la storia. Lo stesso san Paolo, scrivendo ai Corinzi, afferma di aver comunicato loro il Vangelo che a sua volta anche lui aveva ricevuto (cfr 1 Cor 15,3).
Vi è un’ininterrotta catena di vita della Chiesa, di annuncio della Parola di Dio, di celebrazione dei Sacramenti, che giunge fino a noi e che chiamiamo Tradizione. Essa ci dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli. Il nucleo dell’annuncio primordiale è l’evento della Morte e Risurrezione del Signore, da cui scaturisce tutto il patrimonio della fede. Dice il Concilio: «La predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere consegnata con successione continua fino alla fine dei tempi» Cost. dogm.Dei Verbum, 8). In tal modo, se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia. Così la Chiesa «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (ibidem).
Vorrei, infine, sottolineare che è nella comunità ecclesiale che la fede personale cresce e matura. E’ interessante osservare come nel Nuovo Testamento la parola «santi» designa i cristiani nel loro insieme, e certamente non tutti avevano le qualità per essere dichiarati santi dalla Chiesa. Che cosa si voleva indicare, allora, con questo termine? Il fatto che coloro che avevano e vivevano la fede in Cristo risorto erano chiamati a diventare un punto di riferimento per tutti gli altri, mettendoli così in contatto con la Persona e con il Messaggio di Gesù, che rivela il volto del Dio vivente. E questo vale anche per noi: un cristiano che si lascia guidare e plasmare man mano dalla fede della Chiesa, nonostante le sue debolezze, i suoi limiti e le sue difficoltà, diventa come una finestra aperta alla luce del Dio vivente, che riceve questa luce e la trasmette al mondo. Il Beato Giovanni Paolo IInell’Enciclica Redemptoris missio affermava che «la missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola!» (n. 2).
La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice quindi la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare esperienza dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza dell’amore. Così il nostro «io» nel «noi» della Chiesa potrà percepirsi, ad un tempo, destinatario e protagonista di un evento che lo supera: l’esperienza della comunione con Dio, che fonda la comunione tra gli uomini. In un mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, rendendole sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere Popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano (cfr Cost. past. Gaudium et spes, 1). Grazie per l’attenzione.

Saluti:
Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier ceux du diocèse de Créteil, accompagnés de leur évêque Mgr Michel Santier, ainsi que les diacres permanents de Gent et tous les jeunes ! Par sa nature, notre foi nous invite à être des membres actifs et joyeux de l’Église. Puissiez-vous être des porteurs de l’amour et de la communion de Dieu pour tous sans distinction de nation et de culture ! Bon pèlerinage à tous !
Conscious of the devastation caused by the hurricane which recently struck the East Coast of the United States of America, I offer my prayers for the victims and express my solidarity with all those engaged in the work of rebuilding. I now greet all the English-speaking pilgrims present at today’s Audience, including those from England, Ireland, Sweden, Malaysia, Canada and the United States. My greetings go in particular to the group of elders from Nigeria visiting Rome on pilgrimage, and to the members of the Vox Clara Committee. Upon all of you I cordially invoke God’s abundant blessings.
Mit Freude begrüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Unsere Welt ist oft vom Individualismus bestimmt, der uns in uns selbst einhaust. Gerade so ist es um so wichtiger, daß der Glaube uns auftut für den anderen, füreinander, von Gott her uns zueinander bringt und öffnet. Bitten wir Gott, daß er uns hilft, immer mehr in und mit der Kirche zu glauben und so selbst Kirche lebendig zu gestalten. Wir haben am Anfang schon die Bläser gehört. Wenn sie uns noch ein kleines Stück geben wollen, freuen wir uns alle.
Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros de la Asociación “Mensajeros de la Paz”, que están celebrando las bodas de oro de su fundación, invitándolos a que, arraigados cada vez más en Cristo, continúen siendo heraldos de la misericordia de Dios entre las personas más desprotegidas. Saludo también a los demás grupos provenientes de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. En un mundo aparentemente dominado por el individualismo, la fe nos llama a ser Iglesia, portadores del amor de Dios para todo el género humano. Muchas gracias.
Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os fiéis vindos de São Tomé e Príncipe e os grupos de brasileiros, de Imperatriz, Toledo e Guaxupé. Deixai-vos plasmar pela fé da Igreja, pois esta, apesar das dificuldades, fará de vós janelas abertas para a luz Deus, de modo que a recebendo, possais transmiti-la ao mundo. Obrigado pela vossa presença!
Saluto in lingua polacca:
Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Bracia i siostry, w kontekście kończącego się miesiąca modlitwy różańcowej i jutrzejszej Uroczystości Wszystkich Świętych, dziękujmy Bogu za dar Roku Wiary, a także za Synod Biskupów i jego wskazania, co do nowej ewangelizacji. Niech wstawiennictwo Maryi, Królowej Różańca, orędownictwo świętych, jak również przykład życia naszych bliskich zmarłych, których groby odwiedzimy, pomogą nam stać się świadkami Bożej miłości wobec świata. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.
Traduzione italiana:
Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, nel contesto del mese del rosario che volge al termine e della Solennità di tutti i Santi che celebreremo domani, ringraziamo Dio per l’Anno della Fede ed anche per il Sinodo dei Vescovi e i suoi orientamenti riguardanti la nuova evangelizzazione. L’intercessione di Maria, Regina del Santo Rosario e quella dei santi, come pure l’esempio dei nostri cari defunti, le cui tombe visiteremo, ci aiutino a diventare davanti al mondo i testimoni dell’amore di Dio. Sia lodato Gesù Cristo.
Saluto in lingua araba:
الْبَابَا يَصْلِي مِنْ أَجَلْ جَمِيعَ النَّاطِقَيْنِ بِاللُّغَةِ الْعَرَبِيَّةِ... لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ
Traduzione italiana:
Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.
Saluto in lingua croata:
Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito vjernike iz Hrvatskih katoličkih zajednica Mittelbaden, Karlsruhe i Kirchheim. U vjeri i ljubavi proživite svoj život na ovoj zemlji čineći dobro kako bi se jednom pridružili Svima Svetima u nebeskoj slavi. Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione italiana:
Con gioia saluto tutti i pellegrini croati, particolarmente i fedeli delle Comunità cattoliche croate di Mittelbaden, Karlsruhe e Kircheim. Vivete su questa terra nella fede e nell’amore, facendo il bene, affinché un giorno possiate unirvi a tutti i Santi nella gloria celeste. Siano lodati Gesù e Maria!
* * *
Un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. E vi ringrazio per la pazienza nonostante il tempo brutto, ma poteva essere anche peggiore. Saluto i fedeli della Diocesi di Avezzano, con il loro Vescovo Mons. Pietro Santoro, venuti per commemorare i 100 anni di attività dell’Azione Cattolica Italiana in quella Chiesa particolare. Saluto i Rettori delle Università Cattoliche riuniti a Roma: la visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti voi il senso di appartenenza alla Chiesa. Accolgo con gioia i membri della Scuola di Fede e di Preghiera “Figli in cielo” e quelli della Casa degli Italiani a Barcellona, incoraggiandoli ad intensificare il loro impegno in particolare verso le persone che maggiormente soffrono o sono bisognose di aiuto.
Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domani celebreremo la Solennità di Tutti i Santi, che ci ricorda la chiamata universale alla santità: cari giovani, la vostra aspirazione alla felicità si realizzi nelle Beatitudini evangeliche; cari ammalati, portare la vostra croce con Cristo vi santifichi nell’amore; e voi, cari sposi novelli, sappiate dare il giusto spazio alla preghiera, perché la vostra vita coniugale sia un cammino di santità. Grazie a tutti voi.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

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