mercoledì 29 febbraio 2012

Le parole del Papa alla GMG: Roma 1988

Rileggiamo oggi il messaggio del Papa in preparazione alla III GMG e la sua omelia, pronunciata durante la S.Messa delle Palme del 1988:


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA III GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'

«Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2, 5)
Carissimi giovani!
1. Anche quest'anno mi rivolgo a voi per annunciarvi la prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà nelle Chiese locali la Domenica delle Palme 1988. Questa volta la Giornata avrà, però, un carattere tutto particolare, poiché stiamo vivendo nella Chiesa l'anno mariano, che ho aperto nella solennità di Pentecoste e che chiuderò il 15 agosto dell'anno prossimo, solennità dell'Assunzione.
Alla fine del secondo millennio dell'era cristiana, in un momento critico della storia di un mondo travagliato da tanti difficili problemi, l'anno mariano costituisce per tutti noi un dono speciale. In quest'anno Maria appare ai nostri occhi sotto una luce nuova: madre piena di amore tenero e sensibile e maestra che ci precede nel cammino della fede e ci indica la strada della vita. L'anno mariano è quindi un anno di particolare ascolto di Maria. E così deve essere anche la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. E' Maria che questa volta vi convoca - giovani! E' lei che vi dà appuntamento, perché ha molto da dirvi! Sono sicuro che - come negli anni precedenti - non mancherete di impegnarvi attivamente, sotto la guida dei vostri pastori, nella celebrazione della Giornata della Gioventù.
2. La Giornata Mondiale della Gioventù 1988 avrà quindi come suo centro Maria, Vergine e Madre di Dio, e sarà una giornata di ascolto. Che cosa ci dirà Maria, nostra madre e maestra? Nel Vangelo c'è una frase in cui Maria si mostra veramente come nostra maestra. E' la frase da lei pronunciata durante le nozze di Cana di Galilea. Dopo aver detto al Figlio: «Non hanno più vino», dice ai servitori: «Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2, 5).
Proprio queste parole ho scelto come filo conduttore della Giornata Mondiale 1988. Racchiudono un messaggio molto importante, valido per tutti gli uomini di tutti i tempi. «Fate quello che egli vi dirà...» vuol dire: ascoltate Gesù mio Figlio, seguite la sua parola e abbiate fiducia in lui. Imparate a dire «sì» al Signore in ogni circostanza della vostra vita. E' un messaggio molto confortante, di cui tutti sentiamo bisogno.
«Fate quello che egli vi dirà...». In queste parole Maria ha espresso soprattutto il segreto più profondo della sua stessa vita. Dietro queste parole sta tutta lei. La sua vita è stata infatti un grande «sì» al Signore. Un «sì» pieno di gioia e di fiducia. Maria piena di grazia, Vergine Immacolata, ha vissuto tutta la sua vita in una totale apertura a Dio, in perfetta consonanza con la sua volontà e ciò anche nei momenti più difficili, che hanno raggiunto l'apogeo sulla cima del monte Calvario, ai piedi della croce. Non ritira mai il suo «sì», perché ha posto tutta la sua vita nelle mani di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). Nell'enciclica «Redemptoris Mater» ho scritto a questo proposito: «Nell'annunciazione, infatti, Maria si è abbandonata a Dio completamente, manifestando "l'obbedienza della fede" a colui che le parlava mediante il suo messaggero e prestando "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà". Ha risposto dunque con tutto il suo "io" umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con "la grazia di Dio che previene e soccorre" ed una perfetta disponibilità all'azione dello Spirito Santo» (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris Mater, 13).
«Fate quello che egli vi dirà...». In questa breve frase si racchiude tutto il programma di vita che Maria maestra realizzò come prima discepola del Signore, e che oggi insegna anche a noi. E' un progetto di vita basata sul solido e sicuro fondamento che si chiama Gesù Cristo.
3. Il mondo in cui viviamo è scosso da varie crisi, tra le quali una delle più pericolose è la perdita del senso della vita. Molti dei nostri contemporanei hanno perso il vero senso della vita e ne cercano surrogati nel consumismo sfrenato, nella droga, nell'alcool e nell'erotismo. Cercano la felicità, ma il risultato è una profonda tristezza, un vuoto nel cuore e non di rado la disperazione.
In una simile situazione molti giovani si pongono interrogativi fondamentali: Come devo vivere la mia vita per non perderla? Su quale fondamento devo costruire la mia vita perché sia una vita veramente felice? Che cosa devo fare per dare un senso alla mia vita?
Come devo comportarmi in situazioni di vita spesso complesse e difficili - nella familia, nella scuola, nell'università, nel lavoro, nella cerchia degli amici?...Sono domande a volte molto drammatiche, che oggi certamente molti tra voi giovani si pongono.
Sono sicuro che tutti voi volete costruire la vostra vita su un fondamento solido, che renda capaci di resistere alle prove che non mancheranno mai - un fondamento di roccia. Ed ecco dinanzi a voi Maria, Vergine di Nazareth, l'umile ancella del Signore, che mostrando suo Figlio dice: «Fate quello che egli vi dirà», cioè ascoltate Gesù, ubbidite a Gesù, ai suoi comandamenti, abbiate fiducia in lui. Questo è l'unico progetto di una vita veramente riuscita e felice. Questa è anche l'unica fonte del piu profondo senso della vita.
L'anno scorso durante la Giornata Mondiale della Gioventù avete meditato le parole di san Giovanni: «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi» (1 Gv 4, 16). Quest'anno Maria spiega a voi, giovani, che cosa vuol dire credere e amare Dio. Fede e amore non si riducono alle parole o a sentimenti vaghi. Credere e amare Dio vuol dire una vita coerente, vissuta tutta alla luce del Vangelo, vuol dire impegno di fare sempre ciò che Gesù ci dice sia nella Sacra Scrittura che nell'insegnamento della Chiesa. Sì, questo non è facile, spesso richiede molto coraggio di andare contro le correnti della moda e delle opinioni di questo mondo. Ma questo - lo ripeto - è proprio l'unico progetto di una vita veramente riuscita e felice.
Tale è l'insegnamento di Maria alle nozze di Cana, insegnamento che vogliamo approfondire ed accogliere durante la Giornata Mondiale della Gioventù 1988.
Carissimi giovani! Vi invito tutti a partecipare a questo avvenimento assai importante. Venite ad ascoltare la Madre di Gesù, vostra madre e maestra!
4. Ogni Giornata Mondiale della Gioventù, per non diventare una celebrazione meramente esteriore e superficiale, esige un itinerario di preparazione nella pastorale diocesana e parrocchiale, nella vita dei gruppi, dei movimenti e delle associazioni giovanili, e ciò soprattutto nel periodo quaresimale.
Vi invito tutti a intraprendere questo cammino di preparazione spirituale, per cogliere meglio sia la grazia dell'anno mariano che il dono della Giornata Mondiale 1988. Meditate la vita di Maria. Meditatela soprattutto voi ragazze, le giovani. Per voi, la Vergine Immacolata costituisce un sublime modello di donna cosciente della propria dignità e della sua alta vocazione. Meditatela anche voi, ragazzi, i giovani! Ascoltando le parole pronunciate da Maria a Cana di Galilea: «Fate quello che egli vi dirà», cercate tutti di costruire la vostra vita fin dall'inizio sul solido fondamento che è Gesù. Vi auguro che la vostra meditazione del mistero di Maria trovi il suo sbocco nell'imitazione della sua vita: imparate da lei ad ascoltare e seguire la Parola di Dio (cfr. Lc 2, 5), imparate da lei a stare vicino al Signore anche se questo alle volte può costare molto (cfr. Gv 19, 25). Vi auguro che la vostra meditazione del mistero di Maria trovi anche il suo sbocco nella fiduciosa preghiera mariana. Cercate di scoprire la bellezza del rosario, che diventi fedele compagno per tutta la vostra vita.
Concludo questo breve messaggio con un cordiale saluto a tutti i giovani del mondo. Sappiate che il Papa è vicino a ciascuno di voi con le sue preghiere.
Nell'itinerario di preparazione spirituale e nella celebrazione stessa della Giornata Mondiale della Gioventù 1988 nella vostra diocesi vi accompagni la mia benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 13 Dicembre 1987, Terza Domenica d'Avvento.



MESSA NELLA DOMENICA DELLE PALME
III GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 27 marzo 1988

1. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).
Celebriamo la liturgia della Domenica delle Palme in piazza san Pietro. Questa è, parimenti, la Giornata Internazionale della Gioventù. La Domenica delle Palme fa convergere ogni anno in questa piazza molti giovani, che si sentono come chiamati dall’evento, commemorato in questo giorno. Infatti durante l’ingresso messianico di Cristo a Gerusalemme, tra coloro che gridavano “Osanna al Figlio di Davide”, non sono mancati i giovani. L’inno liturgico canta: “Pueri Hebraeorum portantes ramos olivarum obviaverunt Domino”.
Pueri: cioè, i giovani ebrei. Obviaverunt: cioè andarono incontro a Cristo. Cantarono “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (Mt 21, 9). Nella Domenica delle Palme, ogni anno, avviene lo stesso: i giovani vanno incontro a Cristo, sventolano le palme, cantano l’inno messianico per salutare colui che viene nel nome del Signore. Così avviene qui a Roma - così in altri luoghi nel mondo. L’anno scorso è stato così a Buenos Aires, dove mi è stato dato di celebrare la della Gioventù, particolarmente con i giovani dell’America Latina.
Voi tutti, giovani, dovunque siate e in qualsiasi giorno vi raduniate per celebrare la vostra festa, sentirete la necessità di ripetere le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Tu solo.
2. Le “parole di vita eterna” ci descrivono oggi la passione e la morte di Cristo secondo il Vangelo di san Marco.
Abbiamo ascoltato questa descrizione. Abbiamo ascoltato anche le parole del profeta Isaia, che dalla profondità dei secoli preannunzia il Messia come uomo dei dolori: “Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strapparono la barba, non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi” (Is 50, 6).
Difatti, fu proprio così, come aveva previsto il profeta.
E fu anche così, come aveva proclamato il salmista - anche lui dalla profondità dei secoli -: “Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa . . . si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte” (Sal 22 [21], 17-19).
Fu così. E ancora di più. Le parole con cui il profeta (Davide) inizia il suo salmo si sono trovate sulle labbra di Cristo durante l’agonia sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (“Eli, Eli, lemà sabactàni?”) (Mt 27, 46; Sal 22 [21], 2).
La passione e la morte di Cristo emergono dai testi dell’antico testamento per confermarsi come la realtà decisiva della nuova ed eterna alleanza di Dio con l’umanità.
3. Abbiamo infine ascoltato le parole sconvolgenti dell’apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi. Esse sono una sintesi dell’intero mistero pasquale. Il testo è conciso, ma ha nello stesso tempo un contenuto insondabile, a misura del mistero. San Paolo ci porta al limite stesso di ciò che nella storia della creazione incominciò ad esistere tra Dio e l’uomo, e che ha trovato il suo culmine e la sua pienezza in Gesù Cristo. In definitiva - nella croce e risurrezione.
Cristo Gesù “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio: ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato . . .” (Fil 2, 6-9).
Così “le parole di vita eterna” sono state pronunziate mediante la croce e la morte.
Non erano soltanto una teoria. Sono rimaste una realtà tra colui che “È” “ab aeterno”, che non trapassa, e colui che trapassa, per il quale è stabilito che deve morire una sola volta. Nello stesso tempo l’uomo, quale essere creato a immagine e somiglianza di Dio, attende le parole di vita eterna. Le trova nel Vangelo di Cristo. Esse si confermano in modo definitivo nella sua morte e risurrezione.
Da chi andremo?
Cristo è colui che non cessa “di svelare pienamente l’uomo all’uomo e di fargli nota la sua altissima vocazione, rivelando il mistero del Padre e del suo amore”. Così dice il Concilio Vaticano II nella costituzione pastorale Gaudium et Spes (n. 22).
4. Perché allora, proprio questo giorno, Domenica delle Palme, è diventato nella Chiesa, da alcuni anni, la “festa dei giovani”?        E vero che questa giornata della gioventù è celebrata nei singoli Paesi e ambienti in periodi diversi, ma la Domenica delle Palme rimane per essa sempre un punto centrale di riferimento.
Perché? Sembra che i giovani stessi diano a questa domanda una risposta spontanea. Una tale risposta è data da voi tutti, che da anni pellegrinate a Roma proprio per celebrare questo giorno (e ciò si è verificato particolarmente nell’Anno della redenzione e nell’Anno dedicato alla gioventù).
Con questo fatto non volete forse voi stessi significare che cercate Cristo nel centro del suo mistero? Lo cercate nella pienezza di quella verità che è lui stesso nella storia dell’uomo - “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv18, 37). Voi cercate Cristo nella parola definitiva del Vangelo, così come ha fatto l’apostolo Paolo: nella croce, che è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24), come la risurrezione ha confermato.
In Cristo - crocifisso e risorto - cercate appunto questa potenza e sapienza.
5. Cristo svela pienamente all uomo - a ciascuno di noi - l’uomo. Potrebbe svelarlo “pienamente” se non fosse passato anche attraverso questa sofferenza, e questo spogliamento senza limiti? Se non avesse, infine, esclamato sulla croce: “Perché mi hai abbandonato?” (cf. Mt 27, 46)?
Sconfinato è il terreno dell’esperienza dell’uomo. Indicibile pure è la scala delle sue sofferenze. Colui che ha “parole di vita eterna”, non ha esitato a fissare questa parola in tutte le dimensioni della temporaneità umana . . .
 “Per questo Dio l’ha esaltato”. Per questo, “Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (cf. Fil 2, 9. 11). E in questo modo rende testimonianza alla “sua altissima vocazione” (cf. Gaudium et Spes, 22): nessuno svantaggio nessuna sofferenza o spogliamento, possono separarci dall’amore di Dio (cf. Rm 8, 35): da quell’amore che è in Gesù Cristo.
6. Allora questa “Giornata per i giovani” rimane nella Chiesa un momento eloquente del vostro “pellegrinaggio mediante la fede”.
In quest’anno rivolgiamo il nostro sguardo alla Madre di Dio presente nel mistero di Cristo e della Chiesa - presente anche all’agonia sul Golgota. Proprio lì si trova il punto culminante del pellegrinaggio di Maria, a riguardo della quale il Concilio, seguendo le indicazioni della Tradizione, ci insegna che ella ci precede tutti nel cammino: va innanzi nel pellegrinaggio “della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo” (cf. Lumen Gentium, 63).
A tutti i giovani auguro nell’anno marino, che - guardando Maria come “figura” - scoprano tutte le profondità nascoste nel mistero di Cristo.
Poiché Cristo dice sempre di nuovo ai giovani, così come disse nel Vangelo: “Seguimi” (Lc 18, 22). L’analisi di questa chiamata si trova nella lettera inviata ai giovani e alle ragazze del mondo, nell’anno 1985.
È necessario che sentiate questa chiamata. Ed è necessario che maturiate costantemente per darle la vostra risposta.
 “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana


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